liceo statale sandro pertini ex scuole diaz di genova by stephen kleckner

21 anni dalla notte della Diaz

Nella notte del 21 luglio 2001, al termine delle tre giornate del vertice G8 di Genova, i Reparti Mobili della Polizia di Stato e alcuni Battaglioni dei Carabinieri fecero irruzione nel plesso scolastico Diaz-Pertini e Pascoli, adibito per l’occasione a centro stampa del Genoa Social Forum. Il primo giornalista ad entrare nella scuola fu Gianfranco Botta e le sue immagini fecero il giro del mondo. Lo scenario raccontato dai filmati venne definito come un pestaggio da “macelleria messicana” dal Vice Questore Michelangelo Fournier. Furono fermati 93 attivisti ospiti della scuola per passare la notte, dei quali 63 vennero portati in ospedale. Sotto accusa vennero posti 125 poliziotti, tra i quali dirigenti e capisquadra. La Corte di Appello di Genova stima il numero degli operatori di polizia intorno a 346 e 149 Carabinieri.

A dare il via all’operazione è stato il VII Reparto Mobile di Roma seguito da agenti della DIGOS. I carabinieri si limitarono a circondare il perimetro e le zone adiacenti. La prima persona che gli agenti incontrarono fu Mark Covell, giornalista inglese aggredito e percosso che finì in coma. Per tentare di giustificare la azioni i poliziotti portarono delle bottiglie molotov e attrezzi da lavoro all’interno della scuola per usarle come prove della violenza dei manifestanti ma queste vennero smontate dalle ricostruzioni durante le indagini. Infatti le bottiglie erano state consegnate al Generale Donnini quel pomeriggio stesso e gli attrezzi erano di un cantiere vicino.

genova g8 2001 carica della polizia
La carica della polizia sui manifestanti durante il G8 del 2001 a Genova

Il 13 novembre del 2008 viene emessa la sentenza di primo grado che condanna a quattro anni il comandante del Reparto mobile di Roma, il quale fu il primo a fare irruzione nell’istituto. Furono condannati anche Michele Burgio e Pietro Troiani per aver introdotto e trasportato le molotov nell’edificio. Dopo il ricorso in appello il 18 maggio del 2010 la Corte d’Appello di Genova ha riformato la sentenza condannando i vertici della catena di comando della Polizia che erano stati assolti in primo grado. Il 5 luglio 2012 la cassazione conferma in via definitiva le condanne per falso aggravato. La Cassazione afferma che i fatti commessi dalla polizia hanno discreditato la Nazione e si è messa in atto una “consapevole preordinazione di un falso quadro accusatorio ai danni degli arrestati.”

Nel 2015 la Corte europea dei diritti dell’uomo ha condannato lo Stato italiano a pagare un risarcimento di 45.000 euro verso Arnaldo Cestaro, ferito durante gli scontri, il quale aveva fatto ricorso alla Corte europea. Il 22 giugno del 2017 l’Italia è stata nuovamente condannata per i fatti e la Corte europea ha definito le leggi italiane inadeguate a prevenire gli atti di tortura da parte delle forze dell’ordine

Vincenzo canterini, comandante del Reparto Mobile di Roma ha scritto una memoria su quanto accaduto alla Diaz dove accusa i vertici della polizia di stato De Gennaro e Mortola di aver cercato di depistare le indagini. Inoltre i fatti sono stati ricostruiti utilizzando gli atti giudiziari nel libro Diaz, processo alla polizia di Alessandro Mantovani. Nel 2012 il regista Daniele Vicari ha realizzato il film Diaz – Don’t Clean Up This Blood

Bibliografia e fonti varie:

  • Marco Menduni«Alla Diaz abbiamo sbagliato», in Il Secolo XIX, Genova, 1º ottobre 2003.
  • G8, Fournier: Sembrava una macelleria, in la Repubblica, Genova, 13 giugno 2007.
  • L’incubo della Diaz, botte calci e sangue, in ANSA, Genova, 10 luglio 2011.
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