Più di 5 tonnellate di carne di selvaggina, ben 5.000 chilogrammi, sono state sequestrate dai carabinieri forestali di Montalcino. In gran parte, si tratta di carne di cinghiale e di capriolo, cacciata almeno in parte in provincia di Siena ma priva di ogni segno distintivo che ne accertasse la tracciabilità. La carne, inoltre, era lavorata e conservata in locali e magazzini privi delle richieste garanzie sanitarie.
Nel mirino dei carabinieri forestali, che hanno concentrato le loro attenzioni su un’azienda di ingrosso di carni, alcuni cacciatori che in prevalenza svolgevano la loro attività nell’Ambito territoriale di caccia Siena Nord. Le indagini hanno però toccato buona parte della Toscana ed alcune regioni limitrofe, concentrandosi nelle province di Siena, dove sorge del resto Montalcino, Firenze, Grosseto e Siena.
Secondo i militari, che nelle indagini si sono avvalsi del contributo massiccio della Asl, l’azienda presso la quale è scaturito il sequestro «ha sistematicamente disatteso le principali norme sanitarie (costituite dal pacchetto igiene) e di rintracciabilità degli alimenti di origine animale, la lavorazione, il deposito, l’etichettatura e la messa in commercio sia allo stato fresco che conservato».
I carabinieri hanno spiegato che la carne sequestrata avrebbe avuto un valore di circa 50.000 una volta immessa sul mercato e, comunque, non rappresentava profili di rischio per la salute pubblica. Pari a 26.000 euro è invece l’importo delle sanzioni amministrative contestate a cacciatori, ristoranti e impianti di lavorazione delle carni.