Frida Kahlo

Cosa farebbe Frida Kahlo? 50 ritratti di donne coraggiose attraverso i secoli

Come si può essere donne al giorno d’oggi? Per rispondere a questa domanda, Elizabeth Foley e Beth Coates, scrittrici ed editor londinesi, si ispirano alla vita di 50 donne coraggiose, a partire dal 2200 avanti Cristo, fino ai nostri giorni. Il risultato è lo scanzonato e divertente Cosa farebbe Frida Kahlo? (Sonzogno, pp. 224, 16 euro).
Tra il serio e il faceto le due scrittrici raccontano la vita delle donne da loro scelte, spaziando tra regine come la gaelica Boudicca, Cleopatra, Eleonora d’Aquitania, Caterina la Grande, Elisabetta Tudor o la regina Vittoria; oppure donne colte come Ipazia, Grazia Deledda, Elsa Morante, Maria Montessori, e poi Saffo, Emily Dickinson; artiste come Mae West, Frida Kahlo, Josephine Baker o celebri stiliste come Coco Chanel.
Alla biografia di ognuna di loro fanno seguito le istruzioni per l’uso su cosa trarre da queste celebri biografie.

Le regine indicano come, in tempi grami per le donne, si poteva avere la forza e l’ingegno di ribellarsi, conquistare il potere, governare spesso con metodi spicci oppure sottili, concedendosi anche degli amanti molto poco aristocratici.
Le donne d’intelletto spesso si riscattano da condizioni familiari e sociali ardue, così come accade anche alla poverissima di origini Coco Chanel. Se la scrittrice George Eliot dimostra che si possono avere tanti mariti anche essendo brutta, Frida Kahlo è qui ricordata non solo per la sua breve vita attraversata dal dolore, ma anche per mostrare come si possa avere coraggio nello sfidare gli stereotipi della femminilità, sottolineando il monociglio e i baffetti, e al tempo stesso abbigliandosi con colori vivaci e uno stile del tutto personale.
Di Mae West invece si ricorda come fosse fiera del suo corpo prosperoso e non se ne sia mai vergognata.
L’invito è a essere come si vuole essere, sfidando condizioni sociali, norme estetiche e morali, che si tratti di essere belle o intelligenti a modo proprio. E se si vuole avere figli, ad averli anche nel bel mezzo di una vita non conforme e disordinata.

Una menzione particolare la merita l’ingegnera inglese Caroline Haslett, nata alla fine dell’Ottocento e morta nel 1957, la donna che sdoganò le altre donne dai lavori domestici, portando l’elettricità nella case in modo da non dover usare legname e carbone per illuminarle e riscaldarle, e da non dover trascorrere tutto il giorno nei lavori domestici. Prima di allora le case erano umide e fuligginose. In seguito lavorò allo sviluppo delle spine sicure. Possiamo allora dire che nel momento in cui ha liberato se stessa dalla casa, la donna l’ha resa anche un luogo più confortevole e accogliente per tutti. Un cortocircuito tra domesticità e tecnologia che dimostra, nel caso della Haslett come delle altre protagoniste di questo libro, che “il mondo può diventare un posto migliore per ciascuno se alle donne viene concesso di esprimere il loro potenziale”.

Barbara Caputo

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