Dei partigiani tornati dalle operazioni sul Falterona, il primo ad essere nuovamente impegnato in azioni militari fu Armando Bardazzi, che si era trasferito alla Catena di Quarrata per un periodo di riposo. Gli fu ordinato, a metà maggio 1944, di prendere contatto con Mario Martini, alla Collina di Schignano, per organizzare un campo di lancio per i rifornimenti degli alleati: egli costituì una squadra di uomini fidati, tutti ex componenti della Storai, con due basi, una ad Albiano, a casa di Taiti (Nebbia), e un’altra al passo che dalla Collina di Prato porta a Schignano, alla Casina rossa di Domenico Bandini (Menghino). Per il campo di lancio si pensò prima al Monte Iavello, che tuttavia non era adatto; successivamente si scelse la località Le Prata, presso Cerreto.
L’attività della squadra guidata da Armando Bardazzi sulla Collina di Prato ebbe come risultato un solo lancio di cinque paracadutisti nel territorio, dei quali ne furono arrestati e fucilati quattro, del quinto non si seppe più nulla e il Bardazzi restò convinto per tutta la vita di aver visto una di quelle facce quando era stato torturato a Villa Triste, sostenendo che si trattava della spia che aveva permesso la scoperta della sede di radio CORA.
È un fatto che l’irruzione delle SS nella sede di radio CORA interruppe qualsiasi comunicazione, anche se la squadra continuò ad operare sulla collina. Nel frattempo, si erano formati altri gruppi, quasi tutti composti e diretti da reduci della Storai, cui si erano aggiunti altri cittadini e alcuni militari stranieri. Secondo Angiolo Menicacci c’erano squadre organizzate a La Briglia, a La Tignamica, a Vaiano e a Sofignano; a queste Carlo Ferri ne aggiunge anche una operante nel territorio di Sasseta. Diventava necessario coordinare tali squadre, dotarsi di un comando unico e unire le forze per non esporsi divisi e deboli alle possibili scorribande dei nazifascisti.
Ferri racconta che, dalla fine di maggio ai primi giorni di giugno, c’erano stati alcuni incontri presso la Villa del Mulinaccio, presenti anche alcuni ex ufficiali dell’esercito italiano che non avevano aderito alla RSI, in cui era stata affacciata l’ipotesi di stabilire nuovamente la sede della formazione sul Monte Iavello.
La riunione decisiva avvenne il 15 giugno, nei pressi di Iolo, tra Loris Cantini, Giovambattista Salinari e i democristiani Pietro Gini e Aldo Petri; nei giorni che seguirono, infine, si decise che l’uomo in grado di organizzare al meglio la nuova formazione, il citato Cantini, si sarebbe trasferito dalla Catena in montagna.
Giuseppe Gregori