Tutti conosciamo Vivaldi. Tutti riconosciamo, sin dalle prime note, la melodia della “Primavera”, il più celebre movimento del concerto “Le quattro stagioni”. Fatta eccezione per i musicofili, però, quasi nessuno sa che la musica di Vivaldi è giunta fino a noi per strade tortuose e, alla fine, grazie a vicende fortunose. Perché pochi sanno che Antonio Vivaldi, noto come il Prete Rosso, e la sua musica, per oltre 150 anni sono rimasti nel più completo oblio. È una vicenda piena di peripezie, quella dei manoscritti di Vivaldi, spesso ”assurde, incredibili, comiche, cariche a volte di suspense, intricate come uno spettacolo drammatico e farsesco” che oggi possiamo conoscere nella loro interezza grazie al romanzo storico di Federico Maria Sardelli “L’affaire Vivaldi” (Sellerio). Un romanzo intenso, documentatissimo, la cui lettura scivola via facile e piacevolissima.
Le mie parole sarebbero forse troppo poche precise per raccontare la trama di questo romanzo. Preferisco dunque affidarmi alla bella scheda editoriale predisposta dall’editore Sellerio, per raccontarvi la sintesi della vicenda che Sardelli narra con passione e competenza. Ecco la scheda, dunque:
“Il Prete Rosso, passato di moda dopo una vita di successi, morì in miseria e indebitato fino al collo. I manoscritti con la sua musica inedita, raccolta in centinaia di partiture autografe, passarono di mano in mano fra bibliofili e lasciti ereditari, scomparendo per quasi due secoli. Riemersero, seguendo vie accidentate e occulte, grazie al congiungersi dell’avidità di un vescovo salesiano e l’intelligente intuito di due studiosi appassionati, Gentili e Torri, musicologo dell’Università di Torino il primo, e direttore della Biblioteca Nazionale della città il secondo. Ma da questo momento in poi gli autografi del musicista veneziano dovettero passare nuove disavventure. Causa stavolta l’indifferenza dello Stato, l’odiosa idiozia antisemita del regime fascista, l’opportunismo e l’ingratitudine dei nuovi padroni dell’Italia”.
Federico Maria Sardelli, uno dei massimi esperti di Vivaldi, musicista di grande talento, nonché scrittore satirico (è una delle firme fisse del settimanale livornese “Il Vernacoliere”, ricostruisce il destino delle carte del grande compositore veneziano seguendo due percorsi. Da un lato gli eventi successivi che le seppellirono nell’oblio dal 1741 fino alla riscoperta; dall’altro la caccia all’indietro che i due miti eroi intrapresero per recuperarle. E poi le vicende pazzesche legate al tentativo di renderle aperte alla fruizione pubblica. Con il triste epilogo”.
Dunque, come ancora si legge nella scheda editoriale”, si tratta di “un apologo, umoristico e tragico, della ben nota insensibilità dello Stato italiano verso i suoi patrimoni più nobili, e della sua ingratitudine. Ma vuole anche ristabilire una verità storica ed essere un tributo”.
Insomma, assolutamente un libro da leggere.
Luca Martinelli
Su Luca Martinelli, giornalista, scrittore, critico, conoscitore profondo del mondo dell’editoria, rinviamo al blog personale dedicato a Shelorck Holmes – libriconsherlockholmes.altervista.org – del quale ha per altro scritto nuove storie apocrife.