Barbie nella spirale del politically correct: arrivano le versioni curvy, tall e petite

Troppo magra, troppo bionda, troppo irreale. Le critiche puntualmente rivolte alla Barbie, la bambola più venduta al mondo, sono andate a segno: la Mattel ne ha rivoluzionato la figura, sostanzialmente immutata dal lontano 1959, per affiancare al modello classico le versioni curvy, tall e petite . Oltre alle quattro diverse silhouette, le nuove Barbie saranno disponibili in sei tonalità di carnagione, ventidue colori degli occhi e ventiquattro acconciature.

Dietro alla proposta di immagini femminili più “umane”, l’azienda produttrice nasconde un’importante operazione di marketing, pensata per arginare il sensibile calo delle vendite registrato negli ultimi anni. Grandiosi elogi all’iniziativa, comunque, non hanno tardato: finalmente quei canoni estetici tacciati come fuorvianti, impossibili e pericolosi per la salute delle bambine hanno fatto posto a nuove fisicità in cui ogni donna può riconoscersi.
È proprio così? Da piccola, qualcuna di noi si è veramente sentita inadatta osservando le gambe chilometriche, il vitino di vespa, il seno a punta e il sorriso smagliante di Barbie?
Quello che piaceva (e continua a piacere) della celebre bambola americana va oltre l’apparenza. La biondina californiana ha un equipaggiato e coloratissimo armadio che le permette di essere sempre diversa, adattarsi a ogni occasione, giocare con la fantasia e non avere mai paura di osare. Barbie è sportiva e indipendente, si occupa delle sorelline e di un’ampia gamma di animali, possiede camper, pick-up e una casa dai toni confetto (ai più delicati, il colore e l’arredamento potrebbero provocare sensazioni di nausea, ma lei si sente felice così). Barbie è una donna in gamba e intelligente, ha svolto egregiamente un gran numero di lavori: dirigente d’azienda, astronauta, candidata alla Casa Bianca, veterinario, hostess, infermiera, chirurgo, aviatore, militare, dentista, stilista, produttrice televisiva, maestra e chi più ne ha più ne metta. Al di là della pancia piatta, del sedere stretto e del rossetto rosa, rappresenta un modello femminile positivo, sempre al passo coi tempi.

Ammettiamolo, Barbie sarebbe anche potuta rimanere com’è sempre stata: le difficoltà nell’auto-accettazione derivano da ben altre esperienze di vita, non c’è bisogno di scomodare le fattezze di un giocattolo di plastica. Questa ossessione per il politically correct e l’uguaglianza forzata non fa che sottolineare le differenze, e rispecchiarsi in un modello piuttosto che in un altro non cura la sensazione di inadeguatezza.

Per celebrare questo storico cambiamento, il Time ha dedicato la copertina alla Barbie curvy, immortalata dal fotografo Kenji Aoki, titolando: “Adesso possiamo finirla di parlare del mio corpo?”. Cara Barbie, è una domanda ingenua: alta o bassa, bionda o mora, magra o grassa, qualcosa susciterà sempre polemica.

Annalisa Sichi

Please follow and like us:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *