Trendy man working in startup office

Urbani, creativi e soprattutto yuccie

C’era una volta l’hipster. E c’è ancora. Ma non è più l’unico personaggio di tendenza della ribalta metropolitana. Lo affianca il fratello giovane e rampante: lo yuccie. Lo vedete fuori dai locali notturni frequentati da seconde o terze generazioni d’orientali così come sulla soglia dell’università. Sesso, origini e via di seguito non contano. Il fenomeno è trasversale, urbano, americano, europeo e, quando si fa look, si abbina a tratti somatici ben diversi tra loro. Sono europei, americani, asiatici; vivono in città; stanno terminando gli studi o lavorano – non sempre, certo – in qualche start up.

E non c’è neppure differenza di sesso, dicevamo. A tener compagnia all’hipster, oggidì, c’è e talvolta soprattutto una sorella: la yuccie. Ovvero, la versione femminile, in salsa fashion. Il salto da uno stile all’altro, e per stile s’intende tutto un modo d’intepretarsi nella vita, è breve.
Hipster e yuccie son davvero parenti stretti. Pur discorrendo al femminile, delle yuccie più che degli yuccie, è comunque meglio procedere con un certo ordine e marcare similitudini e differenze con gli hipster.

Uno sguardo a cassetti curati e puliti

Nel guardaroba della yuccie c’è molto, tanto da dare spazio alla creatività personale e alla contaminazione con altri stili, altri modi di vivere. Largo a pantaloni con il risvolto, camcie a quadri, mocassini, occhiali vistosi. Cassetti e ripieni che trovano riscontro, spesso, anche in quelli degli hipster, maschi o femmine che siano.
Sulla pelle, stesso discorso. Ammessi i tatuaggi, benché non obbligatori e comunque non vistosi. E largo a qualche piercing ben piazzato. Con misura.
Va detto che tra le differenze più evidenti, bisogna annoverarne una tutta al maschile: la rasatura. Lo yuccie non ha la barba da gran vecchio pioniere. Problema che ovviamente non sussiste proprio per la yuccie.

Ma chi è davvero yuccie?

Dire chi è yuccie, chi identificare col nuovo sostantivo non è però un discorso banale. In poche parole, senza però esaurire il discorso, Yuccie significa Young Urban Creatives e indica tanto uno stile di vita quanto un modo d’interpretare, nel vestire e nel look, la vita stessa. Creativi (e creative) giovani e urbane.
Il termine, la parola è di fresco conio. L’ha inventata Mashable, blog a stelle e strisce teleguidato dalla Scozia, che rappresenta, in una delle sue declinazioni, uno degli osservatori privilegiati sul costume di tutta un’epoca. La nostra. E per Mashable, yuccie sta a indicare una tipo di persona, prima ancora che uno stile, caratterizzato da segni che stiamo cercando di descrivere.

Giovani donne rampanti e creative

Parliamo, volgendo il discorso al femminile, di giovani lanciate nei mondi della creatività e abitanti di città e sobborghi. Giovani che hanno voglia, per esempio, di portare, indossare qualcosa di prodotto da loro stesse, oltre che di abbigliarsi mettendo insieme uno stile, come piccoli accessori per gli abiti, i capelli, il corpo.

Ricordate quando c’erano gli yuppie?

Qualcuno può ravvisare nello yuccie, e la parola simile non è poi un caso, un modello rivisto e corretto dello yuppie di qualche decennio fa. Dal rampante in giacca e cravatta alla ricerca del successo, da qualunque parte potesse venire, si cambia. Lo yuccie vuol essere vincente, eccome, ma tiene altrettanto a rimanere creativo. E allora? Più che un hipster più ricercato nell’abbigliarsi, se non proprio nell’atteggiarsi, ecco una creatura davvero urbana e proiettata in quel futuro liquido che tanto spaventa quanto spinge a cercare nuove, piccole certezze: come quelle del comune denominatore, pur sempre personale e creativo, di uno stile che non è soltanto look. E trovano già nuove abitazioni in Italia, a cominciare da Roma e Milano – ci mancherebbe – per continuare dalla grandi Chinatown dello stesso capoluogo lombardo e di Prato, senza distinzione di sesso.

La carriera è un credo e non si tocca

Sarebbe riduttivo dire largo ai nuovi yuppies creativi che non rinunciano al fascino, e al prestigio, dell’hipster. Ma non diremmo qualcosa di troppo lontano dall’effetto, non solo visivo, finale. Tutto con una certa misura, s’intende. A cominciare, come dicevamo, da quelle dei tatuaggi che, troppo vistosi, porterebbero qualche potenziale rischio sulla via della carriera lavorativa.

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