Un mondo variegato, che si compone di tante realtà che operano in settore diversi e con forme giuridiche diverse: è su questo panorama che la riforma del terzo settore licenziata dal Parlamento nei giorni scorsi, cerca di intervenire. Lo farà tra circa un anno, visto che la nuova norma è una legge delega che chiama il Governo a varare i decreti attuativi. Lo ricorda Paolo Maroso, presidente del Comitato per l’imprenditorialità sociale e il microcredito della Camera di Commercio di Prato.
«La riforma arriva dopo una lunga gestazione, che ha richiesto in confronto tra tante realtà – osserva – Si tratta di una legge delega e dovremo aspettare un altro anno per vedere i decreti attuativi. Rappresenta però un’occasione importante per mettere ordine in un settore dove operano tanti soggetti che hanno natura diversa e che lavorano in attività similari. Sviluppare regole comuni sulle quali confrontarsi può rappresentare un’occasione di crescita per tutti».
A Prato, dove si è tenuto oggi un convegno, i numeri sono interessanti.
Il terzo settore comprende infatti realtà diverse per forma giuridica e organizzazione, fattori che poi hanno un’incidenza concreta quando il confronto si sposta sull’offerta di servizi. A Prato operano 35 cooperative sociali, il 6% di quelle che operano in Toscana (dove sono 584). Più variegato il settore del no profit, che non è tenuto all’iscrizione al Registro Imprese ed è quindi più difficile fotografare. Secondo l’ultimo censimento Istat a Prato operano 1137 organizzazioni no profit, sostenute grazie al lavoro di 22.500 volontari. Delle no profit presenti 891 sono impegnate in cultura, sport e ricreazione; 34 in ambito sanitario; 80 in assistenza e sociale.
Riforma del terzo settore, i numeri di Prato
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