La copertina del libro

Murano Miro e quel film d’ultraviolenza

Torna Murano Miro, la detective resa famosa da Natsuo Kirino, regina del noir giapponese. In La notte dimenticata dagli angeli (Neri Pozza, pp. 442, Euro 18,00), la detective è alle prese con un nuovo caso, che esplora per vari versi lati torbidi, oscuri e complessi della mente umana. Sullo sfondo urbano di Tokyo e di unvivace quartiere sede di locali notturni.

Un inquietante film porno e la ragazza scompare

Una ragazza di circa vent’anni, Isshiki Rina, è scomparsa dopo avere girato un inquietante film porno, Ultraviolence, molto noto tra gli appassionati del genere, alla conclusione del quale subiva uno stupro di gruppo. Stupro che non si capisce se sia vero o simulato. Il caso è stato assegnato a Miro da Watanabe Fusae, una nota attivista dei diritti delle donne, e in particolare delle donne che lavorano nel mercato del sesso. Nessuno in genere si interesserebbe degli abusi subiti da queste persone, lei sì, ed è anche disposta a pagare per questo. Per un po’, quasi in una sorta di riproduzione in tempo reale del percorso delle indagini. Murano Miro pare girare a vuoto. Isshiki Rina pare sparita nel nulla. Unico e bizzarro indizio, una scatola rotonda e rosata, che parrebbe contenere caramelle, e compare sia in Ultraviolence, sia sulla bara di un noto cantante rock ritrovato misteriosamente morto. La moglie l’aveva messa lì su sua indicazione, nel caso fosse deceduto.

Murano Miro e le tracce di un suicidio

Murano Miro si trova a dovere indagare tra gli affari della Create Pictures, nota casa di produzione di film porno, dove Yashiro Sen, sua mente creativa, cercherà di spaventarla simulando uno stupro. Murano Miro però non è un agente neutro, che si muove quasi in modo asettico all’interno della narrazione. La donna, che si porta dietro le tracce dolorose del suicidio del marito, a un certo punto si sentirà attratta sia dal vicino e amico Tomobe, proprietario di un gay bar di Shinjuku, sia dallo stesso Yashiro.

La munifica sponsor Hatta Makiko

L’indagine prenderà una nuova svolta con la comparsa di una nuova e munifica sponsor dell’associazione di Watanabe Fusae. Hatta Makiko, moglie di un noto capitano d’industria e rinomata star della pasticceria, donna di grande finezza e vigore. Da qui in poi, sarà tutto un precipitare di avvenimenti che ripagherà il lettore, almeno quello occidentale, della iniziale lentezza della trama. Aumenterà la corsa per trovare Rina, che si mormora abbia girato un film in cui si taglia le vene…

Raccontare in nero la durezza delle regole sociali

Il noir si conferma, anche nella sua versione nipponica, come un mezzo narrativo capace di raccontare e svelare in modo agevole la durezza delle regole sociali, la difficoltà nell’esprimere e portare alla luce fatti e sentimenti, la sofferenza e le storture che nascono da tutto questo, e anche le diverse vie che ogni società trova, al di là delle risoluzioni legali, per espiare un delitto.

Barbara Caputo

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