Inaugurato ieri con il taglio del nastro tricolore. C’erano il Sindaco e il Vescovo; eravamo accanto alla scritta monolitica “Museo delle parole” che sembra venire fuori dal terreno.
Dopo la benedizione si avvicina una ragazza, voleva intervistarmi per il giornale della scuola, ma le ho detto di no, dovevo stare con gli ospiti. C’erano molte personalità di diversi Paesi.
L’evento ha raccolto molta attenzione, perché è il primo museo delle parole al mondo.
Le ultime fasi di preparazione sono state convulse, ma alla fine ce l’abbiamo fatta.
La ragazza ha insistito per raccogliere alcune mie dichiarazioni, mi sono arreso alle sue richieste.
– Direttore, che significato ha questo museo? Mettere le parole su piedistalli per farle ammirare come opere d’arte, sembra una cosa stravagante. –
– Signorina, non è stravagante per niente, perché le parole vanno salvaguardate e difese come fossero opere d’arte. –
Eravamo di fronte al padiglione della P, ho pensato a un esempio concreto.
– Venga con me signorina. –
Lei, incuriosita, mi ha seguito fino a una stanza ben illuminata. Sopra un grande cubo di pietra era collocata la parola PANE. Le ho dato l’audio guida dicendole di ascoltare.
Avendone scritto il testo conosco il contenuto della registrazione e il tempo di ascolto, avevo dieci minuti di libertà dalla giovane giornalista.
Camminavo verso gli invitati, ripetevo a memoria ciò che la ragazza stava ascoltando: “La parola pane è antichissima, una parola matura e piena di significati universali. Potete ammirare in lei la rotondità della forma, e la somiglianza assoluta con quello che rappresenta. Alla parola pane possiamo associare molte altre parole altrettanto universali e rotonde, come PACE che troverete nel padiglione accanto sempre nel settore della lettera P. Altra parola associabile in modo netto è STORIA che potrete ammirare nel settore…”
Arrivato dai miei importanti ospiti ho iniziato a salutare e ringraziare per la loro presenza.
Mentre parlo con l’addetto culturale spagnolo, qualcuno mi tocca una spalla, mi volto e la vedo di fronte a me, la bambina giornalista aveva lo sguardo vivo e piangeva.
Appena le chiesi perché stesse piangendo, lei rispose così:
– Non conoscevo quante cose importanti fossero contenute nel pane. –
Lidice