Le recenti dichiarazioni del sindaco di Prato Biffoni sulla volontà di rimpatriare cittadini non comunitari che non hanno diritto a sostare sul territorio nazionale e che hanno commesso reati, potrebbero trovare apprezzamento se non celassero strategie, che opportunamente applicate, rischierebbero di ribaltare lo stato di diritto.
Nell’affermare indignazione e condanna per tutti coloro, italiani e non, che promuovono azioni di gratuita violenza e reati in genere, occorre precisare che spesso costoro rimangono indenni da congrue pene detentive causa il mal funzionamento della giustizia e leggi inadeguate. Vedasi il caso del tribunale di Prato gravato dalla cronica mancanza di personale e lasciato solo nella gestione del quotidiano con la perenne ombra della prescrizione.
Già il ministro Minniti aveva indicato la nascita, per ogni regione, di Cie per 80-100 persone pericolose da espellere rapidamente.
Poiché ben sappiamo che spesso l’identificazione di tali soggetti non ha esito positivo (causa mancanza di rapporti bilaterali fra Stati) è del tutto evidente che la loro ivi collocazione assume lo stesso valore di una misura detentiva e/o “confino”, diversamente dalle modalità di gestione di malavitosi appartenenti a organizzazioni criminali quali camorra, mafia ecc…, meno deboli dei primi, che continuando a maturare business girano indisturbati per tutta Italia in attesa di processi che non si fanno o che celebrati in modo tardivo sminuiscono l’esito giudiziario.
Due pesi, due misure!
A tal punto è ovvio che il centro di identificazione, di fatto, assume l’aspetto di una casa circondariale senza che l’ospitato, ritenuto pericoloso socialmente, sia mai stato effettivamente destinatario di sentenze di condanna di un tribunale e se anche lo fosse non si capirebbe perché abbia potuto godere lo stato di libertà che adesso gli si nega.
I CIE potrebbero ben essere sostituiti dall’applicazione di misure di sicurezza e di prevenzione che consentirebbero anche il risparmio di impiego di numerosi appartenenti alle FF.OO.
Negli ultimi anni quali capitolati utili sono stati stanziati per potenziare l’apparato della sicurezza e della giustizia nel Paese e in particolare per questa città che è solita assistere attonita alla recrudescenza del fenomeno criminale malgrado l’impegno costante delle FF.OO territoriali?
Perché mai si fanno proclami pre e post elettorali senza che ad essi seguono iniziative concrete e trattative dirette con il governo centrale per il miglioramento delle condizioni ambientali della città?
Mai chiesti privilegi ma sarebbe stata doverosa una giusta attenzione per gli specifici malesseri pratesi.
Diritti e doveri per tutti e regole più ferree per chi non rispetta le regole, senza distinzioni e ispirate ai principi costituzionali, e maggiore impegno politico per la promozione di azioni sinergiche atte ad infrenare il crescente disagio dei cittadini sempre più gravati dalla sfiducia istituzionale!
Prato ha bisogno di programmazioni articolate tese ad affermare la funzionalità e celerità della giustizia, avverte la necessità di rafforzare l’intelligence e non quella di continuare a sprecare risorse finanziarie ed umane (vedasi militari) per dare apparenti soluzioni emotive e di facciata al tema della sicurezza sempre più crescente in città.
Andrea Lulli, Diego Blasi, Francesca Vivarelli, Andrea Martinelli, Roberto Marcelli