Il 4 aprile la stazione spaziale cinese Tiangong 1 (Palazzo celeste 1) è rientrata, fuori controllo, sulla Terra ed è caduta nel Pacifico. Tiangong 1 non era però l’unica stazione cinese, né la più importante nei piani di Pechino. La Repubblica popolare cinese ha una seconda stazione in orbita già dal 2016 e conta di completare per il 2022 una sua stazione spaziale di ricerca ben più grande, la cui massa sarà un quinto di quella della stazione spaziale internazionale.
La stazione sarà il punto d’arrivo del programma Tiangong, avviato dal 1992 con il nome di progetto 921-2, il cui obiettivo era di arrivare alla costruzione di una grande stazione spaziale cinese indipendente, per la ricerca. Le stazioni Tiangong 1 e 2 sono tappe di questo programma, che è totalmente indipendente da collaborazione internazionale.
La Stazione Spaziale Cinese sarà una stazione modulare, di terza generazione, che potrà ospitare tre astronauti per un lungo periodo di coabitazione. Dalla massa tra le 80 e le 100 tonnellate, avrà un modulo centrale, chiamato Tianhe 1(Armonia dei Cieli) che sarà lanciato nel 2019 e due moduli aggiuntivi contenenti laboratori. La stazione resterà in un orbita bassa tra i 340 e i 450 chilometri sopra la Terra, si rifornirà di energia tramite pannelli solari e di altro materiale tramite un velivolo a guida umana e un velivolo cargo automatico.
Nonostante la stazione sia il frutto di una politica di non cooperazione internazionale tra la Cina e altre agenzie spaziali, in particolare con la Nasa, l’Agenzia spaziale cinese ha collaborato con l’Asi (Agenzia spaziale italiana), firmando il 22 febbraio 2017 un accordo di cooperazione sulle attività a lungo termine riguardanti il volo spaziale.