Più che il pallone, prima delle coste e delle città hanno prevalso i motivi politici. Se politici si possono definire. Gli italiani che hanno tifato per Francia o Croazia, ieri durante la finale dei Mondiali di calcio in Russia, l’hanno messa in campo proprio male. A farsi benedire è finita anche la sana rivalità con i pallonari transalpini. Contro la Francia plurale, multietnica e, infine, campione del mondo si sono levati i difensori di una sorta di nazione pura che è, da sempre concetto confuso, comunque morta e sepolta. Tra i sostenitori dei blues, al contrario, non son mancati coloro che hanno tacciato tutti i croati e amici come fascisti. A prescindere.
Un’occasione persa. Come persa fu nel 2006, quando vinse l’Italia e a scendere in strada per festeggiare non mancarono cinesi, nigeriani, albanesi, rumeni: gente di tutti i continenti, nuovi italiani, che per festeggiare l’Italia presero con sé la bandiera tricolore. Quella, come si vede nelle foto, col verde al posto del blu.
Peccato che queste a persone o, almeno, a gran parte di queste l’essere nuovi italiani non sia mai stati riconosciuto. Un’opportunità, speriamo, solo accantonata.