Martina, sta passeggiando sul corso principale della città. Guarda le vetrine, è in aspettativa dal suo lavoro, è una maestra. Accusa da qualche tempo forti mal di testa che le impediscono di lavorare. Esce di casa per stare all’aria aperta ed in compagnia dei turisti della città, e delle sue amiche negozianti. Lei abituata a lavorare non sa proprio stare in casa se non per qualche ora.
«Buongiorno, in cosa posso servirla.»
«Ho un forte mal di testa, mi dia qualcosa non ne posso più»
«Che tipo di mal di testa? Le prende ai lati delle tempie, oppure sulla fronte? Lei sa vero che nelle sue condizioni non può abusarne.»
Martina spazientita e nervosa per il dolore lancinante alle tempie risponde in malo modo
«Senta mi dia queste benedette pastiglie, se volevo domande e consigli andavo da mia mamma»
«Vedo che l’ironia non le manca. Prenda queste sono leggere ma efficaci, a base di principi attivi naturali, non dovrebbero causare danni.»
Martina, con una smorfia che le mette in evidenza le rughe ai lati della bocca, prende il pacchetto e dopo aver pagato esce.
Vicino alla farmacia c’è un bar, vi entra, si accomoda ad un tavolino e attende. Dopo qualche minuto, si alza e va vicino al banco
«Scusi, ma non viene nessuno a prendere le ordinazioni?»
«Signora, ci perdoni, sa l’ora di punta è micidiale, un attimo e le mando il cameriere»
Si va a sedere di nuovo al tavolino precedente.
Vede arrivare immediatamente un cameriere dall’aria alquanto bizzarra. Un signore alto, magro, con due occhi piccoli e degli occhialini rotondi alla Carlo Max, i capelli ricci brizzolati, e due baffi ricurvi all’ingiù, con un tic particolare, batte la pianta del piede destro ritmicamente di due battute.
«In cosa posso servirla?»
«Mi porti un bicchiere di minerale ed una camomilla»
«A quest’ora la camomilla, non vuole il nostro caffè alla nocciola, guardi che è ottimo è un toccasana»
«No grazie, ho mal di testa»
Manda la comanda con il taccuino elettronico e va via.
Dopo qualche minuto ritorna con l’ordinazione.
Martina prende la pastiglia, sorseggia la camomilla.
Tra le mura c’è un silenzio spaventoso, dopo l’esibizione degli sbandieratori, la gente che affollava la piazza è andata via.
Martina si dirige verso casa, vede un barbone seduto sulle scale del Duomo, accanto un labrador la fissa con occhi imploranti, si avvicina e lo accarezza. Il Cagnolino le tocca la mano, poi tocca il corpo del barbone, che non si muove. Impaurita, scappa, il cane la rincorre, la raggiunge e le tira i lembi dell’impermeabile. La riconduce verso il Duomo. Martina capisce, qualcosa è accaduto al suo padrone. Si avvicina, lo scuote.
«Ehi cosa vuoi? , lasciami in pace ho mal di testa, non riesco ad aprire neanche gli occhi»
Poi lo vede mettersi sulle ginocchia, iniziando a vomitare.
«Aiutami sto male»
La voce è giovanile ma l’aspetto è alquanto inquietante e vecchio.
Martina rovista nella borsa, afferra lo smart e chiama il 118.
«Non andare via, aiutami,»
Gli porge dei fazzolettini. Lo aiuta a pulirsi, ricomincia a vomitare, poi perde coscienza.
Arriva l’ambulanza.
«Correte è svenuto»
«Signora sa dirci cosa è accaduto?»
Veramente a me ha detto che aveva mal di testa, ha vomitato e poi è svenuto»
«Lei è una parente?»
«Parente, ma no! Io passavo di qui ed il cane mi ha fatto segno di fermarmi, poi io… vabbè sarebbe lunga da spiegare, fate qualcosa.»
Gli prendono i battiti dal polso, poi lo caricano sulla barella.
«E’ ancora vivo, vuole seguirci?»
Martina in preda all’angoscia e all’ansia non sa che fare, poi sale in ambulanza.
La corsa a sirene spiegate. L’arrivo in ospedale.
«Posso prendere la tazza?»
«Si, senta mi porti pure il caffè alla nocciola»
Il tipo sorride, quasi avesse conquistato la cima dell’Everest.
«Bene ha fatto bene, vedrà che il suo mal di testa le lascia liberi i pensieri»
«Poetico!, senta c’è una toilette?»
«In fondo a sinistra, vede dopo la sala verde»
Si alza, va in bagno, entra si guarda allo specchio, è pallida, gli occhi incavati, si sente proprio male, il suo mal di testa , sembra che la testa si apra e si divida in due parti uguali, la nausea. Un conato di vomito le sale alla gola, vomita, a getto, il mal di testa aumenta.
Il panico l’assale.
Rientra in sala, si siede di nuovo al suo tavolino, il caffè è lì ad aspettarla.
Lo beve, si sente peggio.
Le gira la testa, non capisce più nulla, non sa nemmeno dove si trova.
Vede una luce bellissima, una voce la chiama. Non distingue la persona che le fa cenno di salire lì nella luce.
Sente una mano che le preme il braccio. Una fitta alla tempia.
La luce fa spazio al buio. Il freddo. Non sente più circolare il sangue nelle vene. La mente è spenta.
«Sono morta!»
Un odore strano le penetra nelle narici, man mano vede delle ombre, fino a distinguere perfettamente il cameriere, che le tiene la mano e le stringe il braccio.
Vede sul suo volto un sorriso luminoso. Le sembra quasi di conoscerlo da sempre.
« Che spavento, si è sentita male, è svenuta. »
« Cavolo questa gravidanza mi sta portando dei disturbi che non avrei mai immaginato nemmeno lontanamente»
«Auguri, non si vede sa»
«Sono al terzo mese, la pancia non si vede ancora»
«Il papà che dice è contento?»
L’ambulanza arriva in ospedale, un medico è ad attendere il paziente. Gli infilano tubi ovunque.
«Posso andare? Sa mi aspettano a casa»
«Vada pure, le ha salvato la vita, dai documenti ,che ha su, risulta sia un giovane di 30 anni, si chiama Maurizio Salvati»
«Va bene, domani, se posso, passo a trovarlo»
Le corsie sono tutte uguali, quella del terzo piano mi sembra infinita.
«Per favore in quale stanza è ricoverato Maurizio Salvati»
L’infermiera mi risponde sgarbatamente
«Quel tizio che prima di metterlo nel letto lo abbiamo dovuto ripulire è nella stanza 14 letto 116»
Leggo vicino alle camere e ai letti il numero. Lo trovo, chi l’avrebbe mai detto che fosse così bello, occhi neri luminosi, una fossetta gli divide il mento. Un volto dall’espressione dolce e malinconica.
Mi avvicino. Mi guarda.
«Lei chi è?»
«Sono la donna che lo ha salvato»
«Si ora la riconosco, Grazie, poteva anche non scomodarsi a venire, la ringrazio. Ho un aneurisma celebrale, mi dovranno operare.»
Mi guarda dolcemente con uno sguardo misto a spavento e languore
«Posso chiederle ancora una volta di starmi vicino? Io non ho nessuno»
«Certo, l’aiuterò volentieri»
I nostri occhi s’incontrano, mi sembra di conoscerlo da tempo.
Un piccolo movimento nella pancia mi fa ritornare alla realtà, guardo il cameriere che attende risposta.
«Certo che è felice, sa una nascita dopo la sua rinascita è stato un miracolo. Mio marito per mesi è stato in terapia intensiva tra la vita e la morte prima che ci sposassimo.»
«Signora allora io le faccio le mie felicitazioni»
« Guglielmo si batte la fiacca, non importunare la signora con le tue solite domande da curioso cronico»
Il proprietario del bar lo chiama all’ordine.
Mi lascia con un sorriso compiaciuto stampato sulla bocca.
«Non si preoccupi dopo che mi ha aiutato nello svenimento, gli avrei raccontato tutta la mia vita, mi ha dato modo di riavermi, lo ringrazio molto e ringrazio lei per la sua pazienza»
« Vabbè signora, ora deve lavorare, lo lasci andare a fare il suo lavoro»
Vedo entrare mio marito, chi l’avrebbe detto mai due anni fa, che oggi io sarei stata la moglie di un ex barbone con un bambino in arrivo.
«Amore, come ti senti ora?, il cameriere ha telefonato prendendo il numero dal tuo smart.»
« Bene amore, specialmente ora che ci sei tu ad aiutarmi. Ho visto la culla nel negozio all’angolo andiamo?»
«Certo, ma è di bambù come piace a me»
«Beh a dir la verità no, ma a me piace tanto, dai vedila e poi decidiamo.»
Escono, tenendosi per mano, le compere per allestire la stanza del bambino sono appena iniziate.
Carla Abenante