Tra domenica e lunedì, diversi toscani andranno al voto. Dovranno pronunciarsi sulla fusione del loro Comune con uno confinante. Mentre le forze politiche nazionali spingono in prevalenza per il sì, c’è chi chiede un voto in senso contrario. Tra questi, il Comitato Libertà Toscana che rivolge un appello per il no ai cittadini di Bibbiena e Ortignano Raggiolo (provincia di Arezzo), Dicomano e San Godenzo (in Mugello, nella Città metropolitana di Firenze), Asciano Senese e Rapolano Terme (che dovrebbero diventare il comune delle Crete Senesi, in provincia di Siena), Montepulciano e Torrita di Siena (ancora in provincia di Siena) e Barberino Val d’Elsa e Tavarnelle Val di Pesa (nella Città metropolitana di Firenze, ai confini con la provincia di Siena).
In tal senso riceviamo, e volentieri pubblichiamo, l’intervento di Mauro Vaiani, presidente del Comitato Libertà Toscana.
Nel nostro Comitato Libertà Toscana attivisti e militanti credono nelle riforme e nelle semplificazioni, ma perché questo attacco ai piccoli comuni? Noi vorremmo spostare l’attenzione dei cittadini sull’abolizione dei prefetti e delle province, che si frappongono tra i comuni e la regione, oppure sulla cancellazione di tutte le strutture ministeriali centraliste che ancora oggi impediscono alla Toscana e ai suoi comuni di autogovernarsi con piena responsabilità, come invece accade in una provincia autonoma come il Trentino o in tante altre regioni avanzate d’Europa. Queste fusioni di comuni sono state concepite dall’alto, da pochi, nell’interesse di pochi. Non sono riduzioni dei costi della politica, sono un attacco al funzionamento della democrazia e all’autogoverno delle comunità locali.
Se c’è un patrimonio toscano invidiato nel mondo, è l’altissima qualità di vita di molti paesini della Toscana, dove la maggior parte della popolazione esce a piedi e trova ancora gran parte di ciò che è essenziale, a cominciare da una scuola comunale, negozi di prossimità, la polizia municipale, un centro civico dove sentirsi ancora cittadino sovrano, investito di diritti e doveri.
L’attacco all’autogoverno dei paesi di Toscana non è certo storia di oggi, ma l’accelerazione degli ultimi anni è sconcertante. Sembra che una intera classe dirigente, quella del PD, sia stata presa dall’ansia di unire i comuni in realtà più grandi, ovunque essa percepisca di stare perdendo il controllo di quelli più piccoli.
È a nostro parere impressionante come tanti eredi delle tradizioni socialiste, comuniste e popolari della Toscana, che nel secolo scorso hanno fondato case del popolo e circoli di mutuo soccorso in ogni frazione, oggi si siano convertiti in sostenitori di centralizzazioni che poi, fatalmente, diventano burocratizzazioni, esternalizzazioni, riduzione degli sportelli di prossimità e di servizi.
Ci accusino pure di “campanilismo”, ma l’esperienza quotidiana dei Toscani è che ogni volta che si elegge un consigliere comunale in meno, che si allontanano i governanti dai governati, non si producono affatto amministrazioni locali più sagge, più rispettose del territorio, più impegnate per le generazioni future.
Dopo le fusioni di comuni, ogni singolo paesino toscano è maggiormente a rischio di diventare un dormitorio per pendolari spinti a lavorare sempre più lontano, per giovani sempre precarizzati (“spaesati”, appunto), per anziani sempre più soli.
Nel migliore dei casi, per alcuni antichi borghi toscani che perdono l’autogoverno, se sono abbastanza pregiati e ben posizionati, si prospetta l’unico futuro di essere “signorilizzati” (gentrificati) o di essere trasformati in borghi toscani “finti” ad uso del turismo in cerca di un “uno stile di vita toscano”, senza però più l’impiccio rappresentanto dai Toscani locali.
Anche solo per il fatto che queste fusioni vengano proposte dall’alto, frettolosamente, senza reale coinvolgimento della popolazione, senza una informazione corretta e paritaria, senza che i media toscani diano voce veramente a tutti, senza predisporre adeguati progetti di partecipazione delle frazioni alla vita dei nuovi enti ingranditi, ci sarebbe da essere scettici e prudenti.
Questo non significa che tutto vada bene così e che non si debba cambiare. Comitato Libertà Toscana si batte, per esempio, perché si resista alla presente deriva centralista di uno stato in cui norme europee, italiane (e purtroppo anche regionali toscane), si affastellano le une sulle altre, imponendo a tutti i comuni (da Firenze al piccolo comune di montagna) le STESSE NORME, gli STESSI OBBLIGHI, le STESSE COMPLICAZIONI, con l’evidente risultato di far sentire “inadeguati” i comuni più piccoli.
C’è una piccola nota di speranza, in questo quadro difficile: nonostante le macchinazioni centraliste e i tagli continui di risorse da parte dello stato, tante amministrazioni comunali piccole continuano a dimostrarsi resilienti ed efficienti. La vicinanza e il contatto quotidiano tra governanti e governati continua a funzionare e a produrre risultati positivi, nonostante tutte le difficoltà che arrivano dall’alto.
Infine, ma non certo per importanza, dobbiamo segnalare che in questi anni di folle corsa alla fusione di comuni, la Toscana si è macchiata di una patente violazione della Costituzione. Si vogliono le fusioni per forza, ignorando il parere delle popolazioni locali, e quindi il Parlamento toscano si è assunto, nel caso della fusione forzata di Abetone e Cutigliano, nel 2016. la responsabilità di ignorare la riserva costituzionale a tutela della volontà popolare, imponendo l’unificazione anche dove essa non aveva raggiunto la maggioranza dei consensi in tutti i comuni interessati. Ci si è inventati il principio della “maggioranza della popolazione complessiva”, in palese violazione dello spirito dell’art. 133 (secondo comma) della Costituzione e in contrasto con le prerogative di autonomia dei comuni garantite dall’art. 114 della Carta. E’ stato un precedente gravissimo che, se reiterato, condurrà prima o poi i responsabili davanti al severo giudizio della Corte Costituzionale.
I vertici istituzionali della Toscana devono riflettere seriamente, su questo ultimo punto, perché ne va della loro stessa onorabilità e credibilità politica. Anche solo per evitare il ripetersi di questa incredibile prepotenza, di consentire a ogni comune più grande di annettersi ogni comune più piccolo, anche contro la volontà della comunità locale, ci appelliamo ai cittadini, perché votino NO, imponendo una moratoria a questa corsa insensata allo svuotamento delle nostre tradizioni di autogoverno locale.
Mauro Vaiani
Presidente Comitato Libertà Toscana
Per maggiori informazioni:
presidenza@comitatolibertatoscana.eu
https://www.comitatolibertatoscana.eu/moratoria-sulle-fusioni-dei-comuni-toscani/