Imprenditore di elevata caratura, pittore di fama internazionale da una dozzina d’anni. Mao Jianhua approda a Firenze, con una mostra promossa dalla Fondazione Franco Zeffirelli e curata da Cristina Acidini. Il titolo è in inglese, “Mountains. Secret Harmony of the Earth” e riflette la ricerca personale dell’artista che, dalla pittura, si estende alla poesia e alla filosofia.
Mao Jianhua: Mountains. Secret Harmony of the Earth
La mostra si apre oggi e si chiuderà il 30 novembre, nella Sala della Musica del Complesso Monumentale di San Firenze. Nasce con la collaborazione dell’associazione Acontemporaryart ed è patrocinata dal Comune di Firenze e dal Consiglio regionale toscano.
Il progetto espositivo propone una selezione di 25 opere pittoriche eseguite con pennello e inchiostro su carta di riso fatta a mano, di varie dimensioni, dai fogli di piccolo formato a rotoli più imponenti, uno dei quali raggiunge ben undici metri di larghezza. Attraverso queste opere dalle dimensioni maestose e, al contempo, intimiste, Mao Jianhua dà forma alla segreta armonia della terra, alla musica delle montagne sacre, al suono primordiale dell’universo che nella tradizione cinese risuona attraverso il guqin, lo strumento musicale cinese dalla storia millenaria.
Il percorso espositivo coinvolge il visitatore in un atto di contemplazione della natura, alla ricerca dell’armonia interiore e della sinfonia naturale che viene captata attraverso l’ascolto della musica del guqin che vibra con il ritmo delle montagne e il cui suono melodioso e avvolgente induce un introspettivo silenzio, favorendo un senso di raccoglimento e meditazione. Così, l’energia sprigionata dalla sacralità delle montagne si trasforma in creazione artistica e poetica.
La musica della natura secondo Mao Jianhua
L’artista punta a esprimere la musica della natura, la sua vibrazione, proprio come un suonatore di guqin. Se la musica del guqin rappresenta la natura con il suono, la pittura lo fa sotto forma d’immagini, attraverso linee e colori.
Nella tradizione culturale della Cina imperiale, la musica del guqin, il gioco degli scacchi, la calligrafia e la pittura erano considerate le quattro pratiche basilari che ognuno doveva coltivare per educare e raffinare se stesso. La musica del guqin è strumento d’elevazione e accrescimento per il letterato, così come lo è per il sovrano. Fin dall’antichità la pratica del guqin, in luoghi aperti e isolati come le montagne, era parte essenziale delle competenze artistiche di un erudito, e ancora oggi è considerato il mezzo per armonizzarsi con l’universo, trasmettendone il suono, il respiro profondo. Mao Jianhua procede coerentemente con questo insegnamento.
»Dopo il vernissage al Vittoriano di Roma siamo lieti di ospitare le opere di Mao Jianhua presso il Centro Internazionale per le Arti dello Spettacolo Franco Zeffirelli – ha detto ieri in conferenza stampa Pippo Zeffirelli – È la scoperta di un artista che ha saputo portare tratti di modernità ad una grande visione tradizionale cinese. Con le sue tecniche artistiche, con le sue grandi pennellate intrise di inchiostro e la capacità di variazioni infinite, Mao Jianhua è riuscito a conquistarsi l’ammirazione di molti pittori del mondo occidentale».
La personalità artistica di Mao Jianhua
Oltre alla disciplina spirituale e filosofica, anche le esperienze della vita hanno contribuito alla formazione dell’originale personalità dell’artista, tanto che Mao Jianhua, imprenditore per lungo tempo impegnato a livello internazionale, ha dato una svolta alla propria vita intraprendendo una profonda ricerca dei fondamenti culturali e spirituali della tradizione cinese. Dedito fin da giovanissimo alla nobile arte della calligrafia, Mao Jianhua ha iniziato a dipingere dodici anni fa, partendo da uno studio approfondito dei “classici” della pittura Shan shui (montagna-acqua), imperniata sulla raffigurazione del paesaggio e che ebbe la sua piena fioritura sotto la dinastia Song del Nord (dal 960 al 1127). Seguendo il metodo accademico più tradizionale, quindi partendo dalla copia dei capolavori degli antichi maestri (i pittori delle dinastie Song, Yuan e Qing), Mao Jianhua si è affidato alla guida spirituale di un Maestro, dedicandosi al taoismo e al buddhismo zen, alla meditazione, all’isolamento, alla musica, agli scacchi, alla calligrafia e alla pittura, riscoprendo il rapporto simpatetico con la natura. È sulle Montagne Gialle, che ha visitato per sei volte, che Mao Jianhua ha trovato la sua strada personale alla pittura Shan shui, curandone con dedizione ogni aspetto, dal supporto (la carta), agli strumenti (i pennelli), alla gamma cromatica (gli inchiostri). Per lo più utilizzando inchiostro nero su fondo bianco, la tecnica di Mao Jianhua, severamente minimalista, procede per pennellate decise, che spaziano dal nero più cupo alle più tenui sfumature di grigio talvolta interrotte da inaspettate tinte pastello, su carta di riso fatta a mano. La carta Xuan, nota come carta di riso cinese, in realtà si ottiene dalla corteccia dell’albero del sandalo e fin da tempi remoti è stata usata per scrivere e per dipingere.
La lettura della curatrice
Secondo Cristina Acidini nei paesaggi di Mao Jianhua «ritroviamo le lunghe, tortuose impaginazioni di rivi fluviali scorrenti ad anse fra le campagne alberate, ma soprattutto le vette montuose che s’innalzano impervie e ripide, spesso da pallide e indistinte falde di nebbia». «Le montagne acquistano sfumature di personalità, che le rendono ispiratrici di situazioni emotive profondamente umane. Ci voleva un artista che fosse insieme poeta e filosofo, per restituire con i semplici media dell’antica tradizione cinese la sinfonia segreta della natura, che si fa intendere e si dischiude solo attraverso il percorso paziente della meditazione, fino a immedesimarsi col respiro profondo dell’universo».
Parola a Mao Jianhua
«La vera opera d’arte, non importa se pittura o scultura – spiega Mao Jianhua – deve essere un’espressione della libertà della vita. Dietro a ogni opera d’arte c’è un messaggio di armonia interiore e di senso di pace, che si trasmette all’osservatore. Ogni dipinto dispiega sulla carta la vita con la sua immagine, ritmo e colore».
ORARI MOSTRA
La mostra sarà visitabile dal 7 al 30 novembre 2018.
Da martedì a domenica dalle 10 alle 18.
Chiusura biglietteria alle 17.
Ingresso libero con il biglietto del Museo Zeffirelli
L’elegante catalogo realizzato a corredo della mostra, dal titolo “Mountains. Secret Harmony of the Earth”, a cura di Cristina Acidini, con i testi di Cristina Acidini e Carla Casu, è pubblicato da Edizioni Plan.