Meno tempo in ospedale, minore esposizione ai rischi derivanti da immobilizzazioni, cateteri e sondini. Maggiore rapidità nella riabilitazione e al ritorno alla vita normale. La vita di chi è colpito da ictus non è mai facile ma può migliorare con il passaggio dal percorso diagnostico terapeutico assistenziale (Pdta) a quello terapeutico riabilitativo (Pdtr).
Oggi il paziente arriva al pronto soccorso e, quando possibile, viene trattato con nuove metodiche come la fibronolisi con la quale si scioglie il coagulo che ha bloccato l’arteria. Fin qui i due percorsi non sono diversi. Il bivio arriva all’uscita dal pronto soccorso e comunque subito dopo la fibrinolisi. Il paziente è trasferito in un reparto per acuti dove è sottoposto a ulteriori indagini per circa una settimana o anche di più. Da qui, salvo ovviamente complicazioni, si passa alla riabilitazione che, di norma, dura un mese.
Con questo nuovo approccio, niente reparto per acuti ma direttamente in riabilitazione, dove sarà sottoposto alle medesime ulteriori indagini ma anche a specifici trattamenti di riabilitazione personalizzata per un periodo ridotto rispetto a quello di coloro che hanno avuto il passaggio nel reparto per acuti.
«La scelta della riabilitazione dopo il pronto soccorso ha una serie di vantaggi – spiega il dottor Mauro Mancuso, direttore sanitario e scientifico della Clinica riabilitazione toscana (Crt) dell’ospedale del Valdarno – Il reparto per acuti deve affrontare gli effetti dell’ictus ma anche quelli della degenza e quindi i problemi che possono derivare da immobilizzazione, cateteri, sondini. Sono per esempi possibili le infezioni. Nel caso del passaggio precoce alla riabilitazione, questi rischi si attenuano notevolmente – prosegue il dottor Mancuso – e si riduce il periodo di ospedalizzazione. Non solo: la tempestività nella riabilitazione è fondamentale e lo è tanto più in caso d’ictus. Quindi la ripresa del paziente è più veloce».
Questo nuovo protocollo di lavoro vede la Crt quale luogo tra le prime sperimentazioni in Italia e tra le più avanzate in Europa. È stata possibile grazie alla collaborazione tra la clinica e l’Asl Toscana Sud Est che ha istituito la Rete stroke aziendale, guidata dal dottor Giovanni Linoli, i cui obiettivi sono la diffusione di standard clinico-assistenziali omogenei in tutto il territorio aziendale, la continuità dell’assistenza e la organizzazione in rete di tutte le fasi assistenziali.
Insieme alla dottoressa Lucia Lenzi, direttore del Dipartimento della riabilitazione, e alla dottoressa Rosanna Palilla, responsabile del percorso riabilitativo, Giovanni Linoli sottolinea che “nell’azienda è operativo, ormai da anni, un modello integrato, che prevede la stretta collaborazione dei professionisti dei setting assistenziali della fase acuta con quelli della riabilitazione; l’équipe riabilitativa interviene all’interno del reparto per acuti, in un lavoro multiprofessionale e multidisciplinare, secondo la sistematica applicazione delle linee guida italiane Spread (Stroke prevention and educational awareness Diffusion) di prevenzione e trattamento dell’Ictus cerebrale. Questo modello fa sì – continua il dottor Linoli – che la presa in carico riabilitativa avvenga alquanto precocemente, entro un tempo massimo di 48 ore dopo il ricovero ospedaliero. Obiettivo ambizioso della nostra azienda è quello di esportare questo modello integrato in tutte le sedi aziendali; ciò sarà possibile grazie alla collaborazione dei colleghi di Arezzo, di Grosseto e di Siena, e alla adozione di protocolli comuni per la qualità e la gestione del rischio clinico».
Al convegno di approfondimento sul tema, in programma per il 21 novembre nella sede Crt nell’ospedale di Montevarchi, parteciperà il professor Peter Langhorne dell’Università di Glasgow. Con lui, tra gli altri, i professori Pietro Fiore e Carlo Cisari, presidenti della Società italiana della medicina fisica e riabilitativa e della Società italiana di riabilitazione neurologica; Nicoletta Reale, presidente di A.L.I.Ce., l’Associazione per la lotta all’Ictus cerebrale, Federazione di associazioni regionali di volontariato.
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