Esemplare di grampo

Delfini, una foto segnaletica e la computer science per tutelare il grampo

Il grampo è un delfino presente nell’Arcipelago toscano così come nel Mar Ionio, lungo le coste pugliesi. Il [sg_popup id=”20881″ event=”hover”]Cnr Stiima[/sg_popup], l’Università di Bari e la Jonian Dolphin Conservation hanno condotto uno studio volto a salvaguardarlo, ricorrendo all’intelligenza artificiale. Studenti e turisti hanno collaborato con i ricercatori, dando vita a un articolato progetto di [sg_popup id=”20880″ event=”hover”]citizen science[/sg_popup]. Un risultato nel risultato.

La foto-identificazione degli esemplari di grampo

Occhi puntati sun un grampo
Occhi puntati sun un grampo nel corso dello studio condotto nel Golfo di Taranto

Alcuni esemplari di grampo, presenti del Golfo di Taranto, sono stati identificati uno per uno con una fotografia. Il computer ha studiato le immagini. Queste foto segnaletiche sono divenute una sorta di impronta digitale. Ogni grampo presenta una serie di graffi chiari sulla pelle, differenti da esemplare a esemplare.
Il grampo è raro e poco noto, a differenza del tursiope che tutti conosciamo. Presenta una particolarità nella [sg_popup id=”20875″ event=”hover”]livrea[/sg_popup]. I giovani delfini nascono grigi ma con l’avanzare dell’età il corpo si ricopre di numerosi graffi chiari, fino ad assumere una colorazione quasi bianca, soprattutto nella parte anteriore del corpo.

I risultati dello studio nel Golfo di Taranto

L’esito dello studio apre nuovi orizzonti per tutela e conservazione dei cetacei nel Mediterraneo. Basata sulle più moderne tecniche di [sg_popup id=”20887″ event=”hover”]computer science[/sg_popup], la ricerca ha permesso di riconoscere numerosi individui di grampo (grampus griseus) grandi frequentatori del Mar Ionio settentrionale.
Lo studio è stato pubblicato su Scientific Reports, rivista del gruppo Nature.

La computer science al servizio dei cetacei

«Abbiamo sviluppato il primo algoritmo di foto-identificazione automatica di questa specie, basato sull’analisi dei graffi presenti sulla pinna dorsale di ciascun delfino», dice Rosalia Maglietta, esperta di intelligenza artificiale del Cnr Stiima.
«I graffi che vengono interpretati come vere e proprie impronte di riconoscimento individuale, grazie all’uso di un rivelatore statistico delle caratteristiche locali dell’immagine, caratterizzato da un tempo di calcolo molto rapido – prosegue la ricercatrice – La foto-identificazione avviene grazie al confronto tra immagini digitali delle pinne dorsali di delfini di cui si vuole conoscere l’identità e il database di quelli già foto-identificati. L’algoritmo analizza enormi quantità di immagini in tempi brevi, senza l’intervento umano. Quest’ultima caratteristica lo rende adatto a essere impiegato in studi su larga scala».

I risultati possono essere consultati online

Un esemplare di grampo fotografato nel Golfo di Taranto
Un esemplare di grampo fotografato nel Golfo di Taranto

I prodotti dello studio sono stati presentati nella innovativa piattaforma DolFin, accessibile online.
«DolFin consentirà in futuro di realizzare approfondimenti relativi alla distribuzione spaziale di questa o di altre specie di cetacei in tutto il Mediterraneo o su scala globale», puntualizza l’ecologo Roberto Carlucci del Dipartimento di biologia dell’Università di Bari.
«Nonostante sia considerato un abitante regolare del Mediterraneo, il Grampo rimane una delle specie di cetacei meno conosciute nel bacino. Usando DolFin potremo sapere se il delfino identificato rimane in uno stesso tratto di mare o se compie spostamenti, quali sono i suoi compagni di viaggio e le motivazioni che lo inducono a queste migrazioni», conclude Carlucci.

Un invito a tutelare il grampo e tutti i cetacei

Questi animali sono l’apice di una rete alimentare marina in un’area fortemente antropizzata. La loro presenza nel Golfo di Taranto, «rappresenta un indicatore fondamentale circa lo stato di salute del Mar Ionio» dice Carmelo Fanizza, presidente della Jonian Dolphin Conservation». «I risultati ottenuti potrebbero avere importanti implicazioni gestionali – conclude – contribuendo a orientare le Amministrazioni verso più efficaci misure di tutela con l’obiettivo della conservazione della diversità biologica, dell’integrità degli habitat e della fruibilità dei servizi ecosistemici».

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