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Camilla (Paolo Delpino)

«Comando Fucilieri Nord Ovest. Chi è in linea? »
«Mi chiamo Achille Picchi e sono il portiere della Vela Gialla, una delle tre ali del Fashion Building…»
«Capito, vada avanti».
«Ecco, stamattina ho trovato una delle signore delle pulizie stesa per terra».
«Morta?»
«No, però era svenuta».
«Allora avrebbe fatto meglio a chiamare un’ambulanza…»
«Aspetti che le spiego. Quando è rinvenuta, la signora si è messa a farfugliare bag, bag. Lei è indiana, sa».
«Che cos’è, le avevano rubato la borsa?»
«No, lei ha detto che non era la borsa, ma la bâg».
«E che cos’era questa bâg?»
«Era una… tigre».
«Una tigre?!»
«Proprio così. Bâg, la tigre. In India la chiamano così».
«Ma com’è possibile che abbia visto una tigre?»
«Vede, è che gli indiani le tigri le conoscono bene, perché là quelle bestie vanno per i fossi».
«E dov’era, questa tigre? A spasso?»
«No, nel palazzo della Vela Gialla».
«E lei l’ha vista, questa tigre?»
«La tigre no, ma le impronte sì».
«E dov’erano, queste impronte?»
«Sul tappeto e anche sulle scale. E c’è di peggio».
«Sarebbe?»
«Sarebbe che quella bestia ha messo giù una cacca che fa una puzza tremenda. Bisognerà far pulire».
«Ma la signora non è dell’impresa di pulizia?»
«Sì, ma è un po’ sotto choc, capisce».
«Capisco. Senta, rimanga lì, mentre io avverto il comando».
«Veramente preferirei squagliarmela. Ho sempre avuto paura dei gatti, si figuri delle tigri».
«Ma non può chiudersi in una stanza finché non arriviamo?»
«Sì. Spero solo che a quella bestia là non salti il ticchio di buttare giù la porta».
«Andiamo, ora sta esagerando!»
«Caro lei, io ho visto solo le impronte, ma se il resto è in proporzione, quell’accidente là deve essere grosso come un furgone».
«D’accordo. Si faccia coraggio, si chiuda dentro e aspetti che arriviamo».
«D’accordo. Grazie».
*
«Capitano Starna a rapporto, signor colonnello».
«Caro Filippo, dimmi. Spero che non sia niente di urgente».
«Purtroppo sì, signor colonnello. Una tigre si è infiltrata nella Vela Gialla del Fashion Building».
«Una tigre? Infiltrata? Come sarebbe a dire?»
«Il portiere di quel palazzo ci ha telefonato dieci minuti fa dicendo che una donna delle pulizie aveva visto una tigre dentro l’edificio».
«E poi?»
«E poi è svenuta».
«La tigre?»
«No, la signora».
«Ma la signora non avrà avuto le traveggole?»
«No, no. Il portiere assicura di aver trovato delle impronte e anche una cacca che puzzava di maledetto».
«E se fosse stata una cacca di cane?»
«Il portiere assicura di no, perché lui porta a spasso l’alano di sua cugina, una bestia bella grossa, ma la sua cacca non fa quella puzza. È quella dei carnivori che puzza così».
«Capisco».
«Che faccio, signor colonnello? Intervengo?»
«Calma, Filippo. L’anno scorso ci è capitata quella storia delle aquile sul duomo che ha fatto scoppiare un casino. Lasciami parlare con chi di dovere e poi ti saprò dire».
«Capisco, signor colonnello. Solo non vorrei che nel frattempo quella bestia là si mangiasse qualcuno».
«Ma no, Filippo. Quel palazzo è vuoto, perché lo devono inaugurare domani per il Fashion Festival. Per cui quel gatto troppo cresciuto non farà male a nessuno. Resta in attesa. Ti chiamerò io».
«Comandi, signor colonnello».
*
«Dottor Quorra, sono il colonnello Barenghi».
«Oh là, là, caro Terenzio! A che debbo l’onore?»
«Mi tocca l’onere di rivolgermi a lei per una faccenda di tigri».
«Tigri?»
«Esatto. Il capitano Starna mi ha appena comunicato che una tigre è sgattaiolata dentro la Vela Gialla del Fashion Building».
«Sgattaiolata, una tigre…»
«Capisco che è un termine improprio, ma nel vocabolario non c’è stigrare».
«Giusto. Ma che cosa sto dicendo?! Com’è possibile? Da dove arriva, quell’animale?»
«Probabilmente dal circo Pistone che si è attendato nelle vicinanze».
«Avete già verificato?»
«Sì, e le assicuro che la notizia è attendibile».
«E lei vorrebbe che vi facessi intervenire?»
«Veramente, preferirei che se ne occupasse qualcun altro. L’anno scorso, con quella storia delle aquile, abbiamo rischiato il ridicolo».
«Capisco. Allora, mi ascolti: io adesso avverto il provider competente e poi le faccio sapere. D’accordo?»
«D’accordo, dottore».
«Comunque… diciamo che se non sente niente, tra un’ora può mobilitare i suoi. Però mi raccomando che non si mettano a sparare come l’altra volta senza il mio consenso».
«Veramente, anche l’altra volta abbiamo sparato solo con il suo consenso».
«Ma quelle due aquile della malora mica le avete beccate».
«Anche questo è vero. Però una tigre mica può mettersi a svolazzare dentro la Vela Gialla come facevano quelle due là tra le guglie del duomo».
«Ha ragione. Comunque, attenda che io la chiami».
«D’accordo. La saluto».
«Saluti, colonnello».
*
«Marino, sono Quorra».
«Oh Teobaldo! Qual buon vento?»
«Un vento di merda, e di merda esotica: merda di tigre».
«Ah! Ah!»
«Al diavolo, non è uno scherzo! Questa mattina una tigre si è fiondata dentro al Fashion Building».
«Così? »
«Così. Si vede che quel pirla del portiere aveva lasciato le porte aperte».
«E da dove è arrivata?»
«Dal circo che sta lì a due passi. Sembra che l’inserviente abbia lasciato aperto il cancello della gabbia».
«E perché quell’animale si è infilato dentro alla Vela Gialla?»
«Il direttore dice che, essendo nato in cattività, non è abituato agli spazi aperti».
«Poveretto, sarà sconvolto! Intendo il direttore».
«Che l’inferno l’inghiotta! Domani c’è l’inaugurazione!»
«E io che c’entro?»
«Non sei tu l’Animal Provider, quello che si deve occupare delle bestie?»
«Bestie domestiche, Teo».
«Domestiche o selvatiche, fa lo stesso».
«Ragiona, Teo: questa è una decisione che deve prendere la giunta».
«Eh già! Quando c’è un problema da risolvere, voialtri la buttate sempre in politica!»
«OK, ma allora tu devi rinviare l’inaugurazione».
«Non se ne parla nemmeno! Faremmo l’ennesima figura di merda!»
«Ma non possiamo inaugurare il Fashion Day con una tigre del Bengala dentro il building!»
«Magari!»
«Magari che?»
«Magari fosse del Bengala! Quella è una tigre siberiana».
«Che differenza fa?»
«Fa la differenza di tre metri di bestia per tre quintali di peso».
«Insomma, tu che vorresti fare?»
«Bisognerebbe farla abbattere dai Fucilieri. Ma Barenghi ne ha avuto abbastanza di quelle aquile l’anno scorso. E a me non va che si spari là dentro».
«Fammici pensare. Ho trovato la soluzione. Falle tirare una siringa con dentro del sonnifero. Così, appena si addormenta, la fai portare via di lì».
«Buona idea. Ti saluto».
«Un momento! Devi avvertire la giunta! E la stampa! Non capita tutti i giorni, una cosa così!»
«Eh no, caro mio! Passi per la giunta, ma della stampa non se ne parla. Quelli là fanno solo casino.
Ascolta, là dentro non c’è nessuno, salvo il portiere che si è barricato in una stanza. Per cui nessuno si accorgerà di nulla. Ti saluto e grazie del consiglio».
*
«Colonnello Barenghi».
«Signor colonnello, capitano Starna a rapporto».
«Dimmi, Filippo. Dove ti trovi?»
«Come da suo ordine davanti alla Vela Gialla, signor colonnello».
«Sei pronto a intervenire?»
«Veramente, signor colonnello, non toccherebbe a noi».
«Lo so, ma il City Provider mi aveva detto che se entro un’ora non sentivo nulla dovevo procedere».
«Tuttavia c’è un problema».
«Quale?»
«Il problema è che c’è qui un commissario capo della Compagnia Rapida che ha avuto anche lui l’ordine di intervenire».
«Da chi?»
«Dal questore Taglienti».
«E Taglienti da chi l’ha avuto l’ordine?»
«Dall’Animal Provider Marino Cuprea».
«Dio stermini i politici! Lasciami fare una telefonata».
«Comandi».
*
«Colonnello Barenghi».
«Capitano Starna agli ordini, signor colonnello».
«Allora, Filippo, interveniamo insieme alla Rapida, ma siamo noi che guidiamo l’operazione».
«D’accordo».
«Io non ero affatto d’accordo, ma Quorra ha detto che tocca a noi perché siamo più abituati agli scontri a fuoco».
«Comandi».
«Però c’è un problema, Filippo. A quella bestia là bisogna tirare delle siringhe con del sonnifero, niente proiettili. E mirare alle chiappe. Capito?»
«Capito, signor colonnello, ma in tal caso c’è un problema».
«Ancora?»
«Il fatto è che noi non disponiamo di siringhe con il sonnifero, signor colonnello».
«Orca boia!»
*
«Signor colonnello, sono Raffaele Pistone».
«Il direttore del circo, eh? Complimenti per la fuga di quella bestiaccia!»
«Signor colonnello, mi lasci spiegare».
«Non è tempo di spiegazioni».
«Devo dirle due cose».
«Avanti con la prima».
«Noi qui abbiamo in dotazione dodici siringhe proiettile, signor colonnello».
«Ottimamente. Allora le distribuisca ai miei uomini, e in fretta».
«Però c’è un problema, signor colonnello».
«Un altro?!»
«È che le nostre siringhe non si adattano al calibro delle vostre armi».
«Per cui?»
«Per cui bisognerebbe impiegare i fucili dei nostri inservienti».
«E sia. E qual era l’altra cosa di cui voleva parlarmi, signor Pistone?»
«Si tratta di Camilla».
«E chi è questa Camilla? Sua figlia?»
«Quasi come se lo fosse. È la tigre».
«Che razza di nome!».
«Volevo dirle che Camilla è dolcissima, non farebbe male a una mosca».
«Perché per lei una mosca è troppo piccola, mentre, se è vero quello che mi hanno detto, la sua Camilla sarebbe in grado di fare la festa a un elefante».
«Le assicuro che è inoffensiva».
«Vada a spiegarlo alla donna delle pulizie: la sola vista di quella bestia l’ha fatta svenire».
«Intendo dire che i suoi uomini non corrono alcun rischio».
«Lo spero per lei. Ma se la bestia è così pacifica, non sarebbe meglio che intervenisse lei?»
«Veramente Camilla obbedisce al suo domatore».
«E allora ci mandi lui!»
«Purtroppo il domatore è indisponibile. L’evasione di Camilla gli ha provocato uno choc».
«Il diavolo che se lo porti!»
*
«Teo? Sono Marino».
«Dove sei?»
«In zona di operazioni».
«Buona notizia. Mi fa piacere sentirtelo dire».
«Però c’è anche una notizia cattiva».
«Non credo di aver voglia di ascoltarla».
«Ti conviene, perché è saltato il tappo».
«Che tappo?»
«Quello della pubblica opinione».
«Che cosa stai dicendo?»
«Sto dicendo che la cittadinanza è informata che c’è un safari in corso dentro il Fashion Building».
«Com’è possibile?!»
«È possibile perché un’ora fa quella bestia si è messa a ruggire e l’hanno sentita fino in strada. Sono passati solo pochi minuti e sono piombate qui tre TV libere che si sono messe a filmare».
«Beh, avranno filmato il building. Capirai».
«No, cerca di capirmi tu; una telecamera ha ripreso Camilla mentre attraversava uno di quei corridoi a vista che collegano le Vele tra loro».
«E chi cavolo è questa Camilla?»
«Ma la tigre, no? »
«Che sta combinando, quella bestia?»
«Deve essersi smarrita là dentro, Teo. Il direttore del circo qui dice che ruggisce per chiedere aiuto».
«Ma fammi il piacere, smarrita! I gatti – perché anche lei è un gatto, giusto? – non si perdono mai: ho provato io a seminare per strada quello di mia moglie e due ore dopo era di nuovo davanti alla porta».
«Certo, ma perché i gatti marcano il territorio».
«Come?»
«Con gli escrementi, Teo. Solo che il building non è il territorio della tigre, ed ecco perché si è persa».
«Che le venga un colpo, a quella mala bestia! Dobbiamo scovarla subito, prima che semini cacca dappertutto! Che cosa stanno facendo i Fucilieri?»
«Sono entrati nel building. La Compagnia Rapida, invece, sorveglia le uscite».
«OK, tienimi aggiornato».
«Sarà fatto».
*
«Colonnello Barenghi».
«Capitano Starna a rapporto, signor colonnello».
«Ti ascolto. Come va? Avete siringato l’animale?»
«Per la verità non ancora, signor colonnello».
«Come mai?»
«Il motivo è che, come lei sa, abbiamo dovuto servirci dei fucili degli inservienti del circo, signor colonnello».
«Ebbene?»
«Si tratta di armi poco precise, signor colonnello. E Camilla… l’hanno già informata?»
«Sì, sì, so che quella bestiaccia si chiama così. Allora?»
«Non è un bersaglio facile, signor colonnello».
«Filippo, quella bestia è grossa come un furgone! Impossibile mancarla!»
«Vero, signor colonnello, ma è anche svelta come un gatto. Rimbalza come tocca terra che neanche una palla da tennis. E appena ci vede, scappa».
«E così?»
«E così abbiamo consumato quasi tutte le munizioni, signor colonnello. Ci restano solo due siringhe. «All’inferno! Senti, ma lì in zona non c’è mica quello che deve gestire le bestie?»
«Il provider Cuprea, intende?»
«Eh, quell’ostia lì. Spiegagli la situazione. Abbiamo già perso troppo tempo».
«Comandi».
*
«Farmacia Veterinaria Metropolitana».
«Gennaro, ascolta, non c’è tempo».
«Dottor Cuprea! Ho sentito la TV, ma è vero che…?»
«Tutto vero, Gennaro. Ascolta, dobbiamo sparare una siringa con sonnifero nelle chiappe di quella bestia per addormentarla, ma il problema è che abbiamo esaurito le munizioni. Devi farcene arrivare un camion subito, capito?»
«Di che calibro?»
«Calibro 12, come i fucili degli inservienti del circo. Che però sono dei fucili di merda».
«Mi lasci controllare».
«Gennaro?»
«Sono qui. C’è un problema; il calibro più grosso di cui disponiamo è l’8, quello che la guardia forestale usa per narcotizzare le vacche vaganti».
«Bene, mandami quelle».
«È questione che se quei calibro 12 vanno male con i loro proiettili, andrebbero anche peggio con siringhe più piccole. Per curiosità, di che calibro sono le armi dei Fucilieri?»
«Perché me lo chiedi?»
«Perché sono certamente più precise di quelle del circo».
«Attendi, mi informo».
«Dottore?»
«Sono qui. Calibro 7,62».
«Ahi!»
«Ti sei fatto male?»
«No, ma c’è un problema. In questo caso il calibro 8 sarebbe troppo grosso».
«Fa lo stesso!»
«No che non fa lo stesso, dottore: rischieremmo di far scoppiare il fucile in mano agli sniper».
«Possibile che tu non abbia niente altro?!».
«Aspetti… vediamo… ecco qua, ci sarebbe un’alternativa».
«Forza con questa alternativa!».
«Ci sarebbero le calibro 2,5 che però vanno bene solo per le lepri …»
«Però che cosa? Rischiano anche queste di far scoppiare i fucili?»
«Questo no, ma sarebbe come scagliare un granello di sabbia con una fionda. Rendo l’idea?»
«Aspetta, lasciami ragionare. Dunque: i fucili degli inservienti sono solo tre, quelli dei Fucilieri quaranta. Con proiettili più piccoli, entrambi sparerebbero di merda, giusto?»
«Giusto, dottore».
«Tuttavia, con quaranta bocche da fuoco avremo più probabilità di colpire quella bestia, giusto?»
«Giusto. Però c’è un problema».
«Gennaro, dobbiamo risolverli i problemi, non crearli!»
«Giusto, ma bisogna considerare che non basterebbe una siringa sola, dottore. Ne servirebbero a occhio e croce almeno cinque».
«Ascolta, il tempo stringe. Spediscimele tutte e due, le 8 e le 2,5 e che Dio ce la mandi buona».
«Quante gliene servono, dottore?»
«Tutte quelle che ci stanno su un camion».
«Provvedo immediatamente».
*
«Teo».
«Marino! Dimmi che è tutto finito!»
«Eh no!»
«Dimmi almeno che siamo a buon punto!»
«Mi dispiace, ma non siamo nemmeno a buon punto, Teo».
«Ma se Barenghi un’ora fa mi ha detto che stava preparandosi a mitragliare quella bestia!»
«È stato proprio Barenghi che mi ha chiesto di chiamarti cinque minuti fa. Lo score è basso; il bersaglio è stato raggiunto solo due volte e con scarso effetto. Così mi ha detto».
«Che significa?»
«Significa che Camilla è stata colpita da due siringhe di quelle da lepre, che però si è strappata via subito. E da come ruggisce, sembra anche che si sia incazzata».
«Naturale! Come reagiresti, tu, se ti sparassero una siringa nelle chiappe?»
«Credo allo stesso modo».
«E due soli colpi a segno! All’anima del mitragliamento!».
«Su quello niente da dire: i Fucilieri le hanno sparato qualcosa come duecento siringhe».
«Duecento?!»
«Infatti, Teo. Secondo me occorre studiare qualche alternativa, perché qui al problema di Camilla se ne sta aggiungendo un altro».
«Quale, in nome di Dio?!»
«Quello delle siringhe, Teo».
«Com’è questo fatto?»
«Il fatto è che quella bestia mica si fa incantonare: scappa da un building all’altro con dietro gli sniper. E gli infissi sono tempestati di siringhe».
«Allora siamo rovinati!»
«Un momento, aspetta. Adesso ti passo il direttore del circo».
«Quello che ha combinato il disastro! Io lo faccio chiudere!».
«Dottor Quorra? Sono Raffaele Pistone».
«Sciagurato!»
«Aspetti, forse ho trovato la soluzione».
«Lo spero per lei! È da questa mattina che corriamo dietro alla sua maledetta Camilla!».
«Mi ascolti: dia ordine di sospendere l’azione».
«Bravo! E poi?»
«E poi, con il suo permesso, farò entrare nel building Poseidone».
«E chi cazzo sarebbe, questo? Un cacciatore?»
«Meglio: un maschio di tigre in calore. Mi ascolti, dottore: Camilla conosce Poseidone, per cui si farà montare senza fare storie. A quel punto sarà facile avvicinarla e narcotizzarla».
«Mi ascolti, signor Pastone…»
«Pistone».
«Signor Pistone, mi risulta che le gatte – perché anche Camilla è una specie di gatta, no? – ebbene, dicevo, mi risulta che le gatte si fanno montare solo quando pare a loro. Voglio dirle che se, tanto per fare un esempio, il gatto di mia moglie si avvicinasse a una femmina che non ne vuole sapere, rimedierebbe una zampata nei denti. Chi ci dice che la sua maledetta Camilla non faccia lo stesso con questo Positrone?».
«Poseidone: il dio greco del mare».
«Perché, ci sono tigri anche in Grecia?»
«Ma no, Poseidone viene anche lui dalla Siberia».
«Venisse pure dalla Groenlandia! Ma non ha ancora risposto alla mia obiezione. Che mi dice?
«Dico che tentar non nuoce».
«E sia, le concedo quest’ultima possibilità. Ma se fallisce la prova, giuro che quelle due bestie consumeranno lei come ultimo pasto!».
*
«Capito bene, Filippo? Avvicinare la tigre Camilla e narcotizzarla. Due siringhe di quelle per vacche vaganti. OK?»
«Comandi, signor colonnello».
*
«Capitano Starna a rapporto, signor colonnello».
«Finalmente! Allora? Avete narcotizzato l’animale?»
«Sissignore, signor colonnello. Tuttavia c’è ancora un problema».
«Quale, per la Madonna?»
«La tigre, signor colonnello».
«Come sarebbe? Mi hai appena detto che l’avete narcotizzata!»
«Sissignore, ma io intendevo quell’altra. Voglio dire che narcotizzare la femmina è stato abbastanza facile, perché durante la monta è stata tenuta ferma dal maschio, mentre lui, voglio dire il maschio, come abbiamo sparato le siringhe nelle chiappe della compagna è scattato via come una molla. Ora che dobbiamo fare, signor colonnello?»
*
«Dottor Quorra… sì, certo, capisco l’inconveniente, ma possiamo rimediare. Aspetti, mi lasci parlare; c’è una soluzione. Ora che Camilla è stata sedata, può essere imbragata in modo che non scappi. E quando si sveglierà, stia sicuro che i suoi ruggiti richiameranno sul posto Poseidone e gli uomini del capitano Starna potranno sedare anche lui. Come dice? Eh certo, bisogna aspettare che si svegli, perché al momento è ancora mezzo rincoglionita. Quanto bisognerà attendere? Non più di un paio d’ore, credo».

Paolo Delpino

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