Il ponte Manetti è tornato al suo posto, a più di 70 dalla fine della seconda guerra mondiale. I 250 quintali della moderna arcata in metallo, rivestita in legno, che costituiscono la nuova campata di 60 metri, sono stati posati stamani sui sostegni realizzati in prossimità degli antichi portali.
Una speciale gru, con una spettacolare manovra, ha gettato sull’Ombrone il nuovo attraversamento ciclopedonale, ricostituendo l’antico passaggio tra Prato e Poggio a Caiano.
Gli ambienti naturalistici creati dai Medici intorno alla villa poggese, le Cascine di Tavola e il parco del Bargo, tornano così ad essere collegati, a segnare una restaurata continuità territoriale, spezzata dalla distruzione operata nel 1944 dalle truppe tedesche.
Il ponte Manetti, un’opera d’ingegneria avveniristica nel suo genere per il periodo in cui fu ideato, tra i primi ponti sospesi in Italia, fu progettato e costruito nel 1833 dall’ingegnere Alessandro Manetti.
Il nuovo ponte, mix di antico e moderno, con le vecchie strutture, recuperate e restaurate, che sorreggono il ricostruito passaggio, dà anche continuità ad un sistema ciclo-pedonale che congiungerà non soltanto le due rive dell’Ombrone e le piste esistenti sui versanti di Poggio a Caiano e Prato, ma in un futuro, non troppo lontano, Firenze alla Val Bisenzio.
L’opera, del valore di 750 mila euro, in gran parte provenienti dalla Provincia di Prato, non ha riguardato soltanto il restauro e la realizzazione di un nuovo ponte: il cantiere proseguirà per consolidare gli argini e per realizzare i connessi percorsi ciclabili e pedonali. Poi, in primavera, l’inaugurazione.