Ulivi

Xylella, nel sud della Toscana arriva quella d’origine spagnola

Focolaio di Xylella nel sud della Maremma, a Monte Argentario. Nessun allarme particolare, perché di ceppo differente rispetto a quella che sta colpendo da qualche anno gli ulivi pugliesi. In Toscana occorre comunque agire subito.

Del resto, in Puglia, ammontano a 1,2 miliardi i danni provocati dal diffondersi della Xylella fastidiosa che ha colpito 8000 ettari e 770.000 piante di ulivo a partire dall’ottobre 2012.

La Coldiretti ricorda questi dati proprio in riferimento all’individuazione in comune di Monte Argentario di 41 piante colpite da Xylella fastidiosa della sottospecie Multiplex, differente da quella pugliese ma presente in Francia e Spagna.

Occorre evitare allarmismi e – sottolinea la Coldiretti – agire con tempestività ricostruendo al più presto i motivi del contagio, procedendo immediatamente all’isolamento delle piante infette per delimitare il fenomeno e al monitoraggio delle aree limitrofe.
Anche in questo caso sotto accusa – continua la Coldiretti – è il sistema di controllo dell’Unione Europea con frontiere colabrodo che hanno lasciato passare materiale vegetale infetto poiché anche il batterio che sta distruggendo gli ulivi pugliesi è stato introdotto nel Salento dal Costa Rica attraverso le rotte commerciali di Rotterdam.

In questo caso il fatto che si tratti di una sottospecie differente da quella pugliese, una variante finora mai rinvenuta in Italia ma presente in Francia (Regioni Corsica e Provenza-Alpi-Costa Azzurra) e in Spagna è la dimostrazione di come il problema sia europeo, come d’altro canto tutte le recenti emergenze di carattere fitosanitario. È per questo motivo, secondo la Coldiretti, che l’Ue deve mettere in essere un sistema di controlli alle frontiere adeguato a proteggere il territorio e le coltivazioni comunitarie da insetti e malattie aliene che troppo frequentemente mettono a repentaglio le produzioni e l’economia.

Il cinipide del castagno, il moscerino dagli occhi rossi, la cimice asiatica, la Xylella e tanti altri parassiti che si sono manifestati con gravi danni nelle campagne italiane ed europee, sono il pegno pagato quotidianamente dalle imprese agricole europee per una politica troppo permissiva che consente l’ingresso di prodotti agroalimentari e florovivaistici nel’Ue senza che – conclude la Coldiretti – siano applicate le cautele e le quarantene che devono invece superare i nostri prodotti quando vengono esportati.

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