Le attività rurali portate avanti dai cinesi nella piana fiorentina e pratese spaziano da orti di sussistenza a piccole aziende orticole a conduzione familiare, con 3 o 4 dipendenti (almeno nei casi da me studiati) spesso parenti del titolare – che a sua volta passa le giornate nel fango fino alle caviglie o sotto la vampa del sole estivo. L’imprenditore-contadino in questione è parsimonioso e laborioso, e passa tutte le ore di luce disponibili nel campo, insieme ai dipendenti. Raramente ricorre ai trattamenti, perché sono costosi e inutili, tranne nel caso di emergenze. Inoltre ha tutto l’interesse a mantenere questo ambiente salubre, visto che ci passa molte ore al giorno.
Vi chiedo di comparare questa figura con il grande proprietario terriero (italiano) che fa raccogliere i suoi pomodori a lavoratori reclutati attraverso il sistema del caporalato, in combutta con le mafie (italiane). Possiamo avere dei dubbi che la tutela del consumatore non sia una priorità nelle piantagioni di pomodori con baraccopoli di braccianti-schiavi annesse?
Ma torniamo alle piccole aziende familiari dei cinesi di Toscana, e ricordiamoci che i contadini in questione spesso erano agricoltori anche in Cina. Sono dunque eredi di una millenaria sapienza rurale, che non si è mai interrotta. E da bravi contadini sanno che i concimi, in quantità eccessive, bruciano le piante, e che lo sterco animale è molto più efficace delle sostanze di sintesi normalmente utilizzate per gli ortaggi non bio della grande distribuzione.
Ecco perché molti di questi coltivatori hanno intessuto collaborazioni con allevatori di bestiame, in modo da avere a disposizione abbondante sterco ovino, equino o bovino.
E finiamo con i diserbanti, di cui non ho mai visto traccia in quegli orti, dove i contadini strappano le erbacce manualmente (come è spesso riportato anche dalla stampa) o con la zappa.
Nessuno pretende che in questi orti si faccia agricoltura biologica o che non venga anche utilizzato comune nitrato d’ammonio (lo stesso dell’orto del nonno, del banco al mercato, della grande distribuzione…) ma il racconto ricorrente di concimi misteriosi e altri intrugli della chimica che farebbero crescere le verdure con rapidità fantascientifica è mistificatorio.
La presunzione di innocenza è garantita dalla costituzione della Repubblica Italiana, bisognerebbe guardarsi da emettere frettolose e impressionistiche condanne mediatiche.
P.S. Riguardo alla sempre molto vaga accusa di utilizzo di varietà geneticamente modificate: io ho personalmente coltivato sperimentalmente quasi tutte le varietà di verdure cinesi presenti sul territorio, dimostrando quindi empiricamente la fertilità di questi semi (mentre sappiamo che quasi sempre le piante geneticamente modificate vengono anche rese sterili, per questioni di copyright). Indipendentemente dalle mie verifiche, la minaccia degli ogm riguarda essenzialmente cereali, soia e colture simili. Per il nostro bene dovremmo imparare a individuare i pericoli reali, senza farci distrarre da quelli montati a uso politico, sulla base di pregiudizi e ignoranza.
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