Ricrescite di Sergio Nelli torna nelle librerie per i tipi di Tunué, nella collana romanzi diretta da Vanni Santoni. L’edizione è impreziosita dalla prefazione di Antonio Moresco, che scrive: «La prima volta che l’avevo letto mi avevano colpito la sua particolare, sotterranea atmosfera, la sua eccentricità, il suo passo a volte grave a volte scherzoso, la sua disperata grazia, il suo essere sempre in bilico tra narrazione e pensiero, autobiografia intima e sguardo allargato sul mondo, spunti lirici e riflessioni, illuminazioni e affondi».
Riprendo in mano l’edizione del 2004 Bollati Boringhieri, da tempo fuori commercio. Ogni volta che ne trovavo una copia nei mercatini dell’usato, reali e virtuali, lo compravo per regalare a un amico un libro nel quale Sergio Nelli diventa definitivamente lo scrittore Sergio Nelli e fargli così provare, all’amico, la stessa emozione che provai quando incontrai per la prima volta questa voce unica.
Passo da uno stato d’animo a uno completamente diverso, da umore a umore. Un giorno sono un delfino che guizza, un giorno un galletto che zoppica. Una specie di gioia mi schiuma la testa; un’insofferenza cigola come l’anta di un armadio vecchio.
Ricrescite è il diario fatto di frammenti attraverso cui il protagonista ricompone e risolleva la propria esistenza, con brevi dialoghi col figlio piccolo, sguardi sul paesaggio circostante, ricordi d’infanzia, filastrocche, poesie. Rileggo la filastrocca che nell’edizione Bolllati Boringhieri era riportata anche in quarta di copertina.
Trottolin che trottolava,
senza gambe eppure andava,
senza culo eppur sedeva.
Come diavolo faceva!
La recita il figlio del protagonista, prima di addormentarsi mentre fuori, in piazza, un ubriaco, nel bel mezzo di un delirio contro il mondo, d’un tratto inizia pure lui a cantare a squarciagola «l’amore che strappa i capelli è finito ormai, non resta che qualche svogliata carezza e un po’ di tenerezza».
(Autostrada. Uscita Prato est)
Una luce schiacciata
picchia sulle canne gialle
e stacca i capannoni gli alberi le cose
da una balza di lavagna.
Monte Morello è nel buio;
anzi, nella nebbia.
Sopra il relitto industriale delle Macine,
la Calvana è calva
e fumiga come una cacca di cavallo.
Chissà se il mare mugghia
o è una culla
di mercurio.
Tra le case,
nel cielo livido
del pomeriggio;
lucine di fate,
lavoro triste.
È una delle magie di cui è pieno questo libro composto di frammenti tanto manchevoli quanto evocativi del mistero di cui è rivestita ogni esistenza e che la scrittura sapiente di Sergio Nelli approfondisce senza svelare o, meglio, ri-vela. È già tanto orecchiare qualche parola nel brusio circostante, intravedere un volto riflesso in una pozza oleosa, fare poesia di una periferia scorta dal finestrino dell’autobus che torna verso casa.
Ricrescite di Sergio Nelli, Tunué 2019.
Lorenzo Mercatanti