Una riduzione che è più di una riduzione, per la ri-proposizione dell’eterna attualità della trilogia di Eschilo. Un lavoro che ricorda come, senza domande di fondo sull’essere umano, si tratti dell’io o dell’essere in una comunità, tutto va disperso. Comprese le scelte, o non scelte, alle quali ci troviamo di fronte ogni giorno.
La porta in scena la compagnia Anagoor, già premiata con il Leone d’Argento per il teatro alla Biennale di Venezia. Da giovedì 12 a domenica 17 marzo, lo spettacolo sarà al Fabbricone di Prato, coprodotto dal Teatro Metastasio con Centrale Fies, Teatro Piemonte Europa, Teatro Stabile del Veneto e, appunto, Anagoor.
Si tratta di un’opera sull’Orestea di Eschilo prima che una sua riduzione, il frutto di un’immersione bruciante nella poesia e nel pensiero filosofico dell’autore greco; un lavoro che, in un tempo in cui il discorso politico tende alla semplificazione e allo slogan, rinnova le domande sul senso della vita, della morte e della giustizia accompagnandoci al cospetto dell’antico attraverso lo sguardo vivo e vivificante del teatro.
In questo allestimento che mescola il canto, l’orazione, la danza a un sofisticato utilizzo dei video, si manifesta un mondo lontano e invisibile accolto nella sua interezza come un reperto archeologico: l’opera di Anagoor è infatti inizialmente fedele alla parola eschilea ma nel corso della messa in scena deflagra in visioni e suoni che condensano e espandono i nuclei fondamentali del testo, affiancandolo o sostituendolo con un arcipelago intertestuale che allarga l’orizzonte della meditazione sul male, sulla fragilità del bene e, soprattutto, sulla lingua che li descrive.
Orestea è per Anagoor un omaggio al teatro del pensiero di Eschilo, capace di raccontare con una parola persuasiva e capace di incanto l’orrore, l’errore dello scambio dei valori, l’inconciliabilità delle scelte e il grande dolore per la finitezza dell’essere umano. Un teatro in grado di farsi pensiero per riscrivere, oggi, una nuova idea del sacro.
L’opera si apre con un capitolo tremendo, l’Agamennone, colui che per conseguire obiettivi di potere non evita di sacrificare i beni più preziosi, la felicità, gli affetti più cari. Il trono di Argo si erge su un cumulo di cadaveri di figli: il cumulo delle ricchezze ricavate dalla conquista è prezzo pagato con il sangue. Su questo coacervo di violenza pregressa e continua si innesta una catena di episodi cruenti dettati della cultura della vendetta e che, esplodendo furiosamente in seno alla famiglia, formano la trama dolorosa dell’Orestea: un padre uccide la figlia, una sposa uccide lo sposo, un figlio uccide la madre.
Attorno allo spettacolo, sabato 16 marzo alle 16 nella Saletta Conferenze del Teatro Metastasio, in un nuovo appuntamento di Lo spettatore attento, è previsto il mini laboratorio di scrittura Vedo e scrivo a cura della critica Rorberta Ferraresi. Sarà un’occasione per allargare la riflessione sull’esperienza teatrale legata alla visione dello spettacolo attraverso la mediazione intellettuale della scrittura, che sempre favorisce inediti approcci e percezioni. Prenotazione richiesta scrivendo a cometa@metastasio.it o telefonando al numero 0574/27683, entro giovedì 16 marzo.
ORESTEA/Agamennone, Schiavi, Conversio
Teatro Fabbricone da giovedì 12 a domenica 17 marzo
Feriali ore 20, sabato ore 19,30, domenica ore 16,30.