Carrozzeria Orfeo - cous cous klan

Cous Cous Klan: a Rifredi un mondo così triste e comico da parer vero

Popolari e profondi, divertenti e irriverenti, crudi e fortemente poetici, questi sono i componenti della Carrozzeria Orfeo che sarà in scena al Teatro di Rifredi, da giovedì 14 a sabato 16 marzo, con Cous Cous Klan, spettacolo scritto da Gabriele Di Luca che firma anche la regia con Massimiliano Setti e Alessandro Tedeschi. Sul palco Angela Ciaburri, Alessandro Federico, Pier Luigi Pasino, Beatrice Schiros, Massimiliano Setti, Aleph Viola.

In un mondo in cui l’acqua è stata privatizzata, fiumi, laghi e sorgenti sono controllati da guardie armate. I ricchi vivono all’interno di città recintate da filo spinato e sorvegliate da telecamere; i poveri tentano di sopravvivere al di fuori di esse lottando ogni giorno contro la mancanza di cibo e di acqua.
In un parcheggio abbandonato dietro ad un cimitero periferico, sorge una micro comunità di senzatetto che alloggia in due roulotte fatiscenti. In una vivono tre fratelli orfani: Caio, ex prete nichilista e depresso, Achille, sordomuto e irrequieto, e Olga, la sorella maggiore, obesa e con un occhio solo. Nell’altra roulotte vive Mezzaluna, precario compagno di Olga, un musulmano immigrato in Italia da dieci anni, che, per sopravvivere, di giorno seppellisce rifiuti tossici per un’associazione criminale e di notte lavora come ambulante.
A questa piccola comunità, logorata da continui conflitti razziali ed interpersonali, si aggiunge Aldo, un medio borghese elegante e maturo, che dopo un grave problema familiare si è ritrovato a dormire per strada.
A sconvolgere il già precario equilibrio del gruppo sarà Nina, una ragazza ribelle e indomabile, un’anima sospesa ed imprevedibile, che si rivelerà il più grande dei loro problemi ma anche la chiave per il loro riscatto sociale.


Ancora una volta Carrozzeria Orfeo si impegna a fotografare senza fronzoli un’umanità socialmente instabile, carica di nevrosi e debolezze, con un occhio sempre lucido, divertito e, soprattutto, innamorato dei personaggi che racconta. La comune mancanza d’amore dei protagonisti porta i dialoghi all’eccesso e all’isteria, evidenziando gli aspetti tragicomici di esistenze che commuovono e fanno ridere nello stesso tempo. I loro tormenti emotivi amplificano il loro aspetto umano, raccontando una realtà spinta all’assurdo che, però, attiene al nostro quotidiano.


Uno stile “eccessivo” che, trasformandosi in provocatorio realismo, cerca un divertimento mai gratuito e fine a se stesso. Un punto di vista sul mondo e sul presente nel tentativo di non farsi mai imprigionare dalla retorica o da inutili moralismi.

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