Lorenzo Orsetti era uno chef e sommelier fiorentino. Aveva 33 anni ed è morto a Baghouz, in Siria, combattendo contro l’Isis al confine con l’Iraq. Aveva lasciato il lavoro e l’Italia da circa un anno per assumere il nome di battaglia di Tekosher, lottatore. Sul web, lo Stato islamico l’ha definito crociato italiano. Lui, in senso diametralmente opposto, si era detto anarchico. In Siria, sul terreno e contrario ai raid aerei, si era recato per portare avanti quella che definiva una battaglia di civiltà.
Vicino al Partito curdo dei lavoratori e combattente volontario dalla parte dei curdi stessi, Lorenzo Orsetti aveva rilasciato più di un’intervista anche da un luogo tanto pericoloso. Era volontario nelle milizie curde dell’Ypg schierate contro lo Stato islamico. Aveva aderito alla lotta portata avanti in Siria dal Pkk, la vicenda del cui leader Abdullah Öcalan, che 20 anni fa chiese asilo politico in Italia perché rischiava la condanna a morte in Turchia, costò al governo D’Alema quanto meno una pessima figura sia in estera che sul piano dei diritti umani.
Su Facebook aveva aperto il profilo Orso Dellatullo, con lo slogan Lunga vita ai ribelli quale immagine di copertina.
Era nato il 13 febbraio 1986 e martedì 12 marzo ha lasciato un ultimo post, annunciando un suo nuovo impegno al fronte, forse quello in cui è caduto: «A quanto pare diverse case-trincee-tunnel sono rimaste. Non me lo faccio dire due volte, se tutto va bene domani riparto!». Come Orso, di fatto il suo cognome, aveva chiesto di essere ricordato.
A proposito di se stesso, aveva scritto che «il Ribelle è il singolo, l’uomo concreto che agisce nel caso concreto. Per sapere che cosa sia giusto, non gli servono teorie, né leggi escogitate da qualche giurista di partito. Il Ribelle attinge alle fonti della moralità ancora non disperse nei canali delle istituzioni. Qui, purché in lui sopravviva qualche purezza, tutto diventa più semplice». E ancora: «Meglio aggiungere vita ai giorni che giorni alla vita».
In una lettera-testamento, da divulgare soltanto in caso di morte, aveva tra l’altro invitato le persone a una scelta: «Vi auguro tutto il bene possibile e spero che anche voi un giorno (se non l’avete già fatto) decidiate di dare la vita per il prossimo, perché solo così si cambia il mondo».
La sua voce, in Italia, via radio e sul web, è infine giunta l’ultima volta lunedì passato, in un’intervista rilasciata a Radio Ondarossa. Dieci minuti intensi e lucidi, per una scelta di vita dirompente e da ascoltare, comunque, in silenzio.