Funerale

A Prato troppi morti in tre giorni. Le cappelle del commiato non bastano più

Un numero di decessi inusuale, tanto eccezionale al punto da mettere in difficoltà anche chi si occupa ogni giorno di onoranze funebri. Succede a Prato, da tre giorni a questa parte, dove non bastano più neppure le cappelle del commiato pur presenti in buon numero in città.
Va chiarito che la quantità di decessi registrata da sabato a questa parte non ha alcun valore statistico né deriva da particolari e gravi circostanze. Coincidenze e nulla più. E va pure detto subito che stiamo parlando di un numero inconsueto ed elevato di morti per cause del tutto naturali.

Sta di fatto che gli addetti ai servizi funebri sono costretti a fare gli straordinari. E a lambiccarsi il cervello per trovare un posto idoneo a esporre le salme.

Dalla Misericordia di Prato, la conferma arriva via telefono. Non possono rispondere alla nostra domanda perché troppo indaffarati: «Ci sono parecchi morti. Scusateci ma non abbiamo tempo per parlare». Sembra che l’associazione e i suoi servizi funebri si siano trovati costretti a chiedere aiuto a un’altra realtà del volontariato che dispone di cappelle, la Croce d’Oro, mentre alcune salme sono state sistemate nel chiesino della stessa Misericordia dove, di solito, si svolgono i funerali.
In città, alcune famiglie hanno scelto di esporre i propri cari in casa, anziché nei locali, pieni, di un’agenzia o di un servizio di onoranze funebri.

Conferma sul notevole numero di decessi in città arriva anche dalla Pubblica Assistenza l’Avvenire. «Il dato non ha valore statistico, perché bisognerebbe vedere tutti i permessi di seppellimento del passato. Però possiamo dire che in tre giorni ci sono stati tantissimi decessi», dicono dal servizio di onoranze funebri dell’associazione.

Il vento forte delle ultime ore, poi, rischia di complicare ulteriormente le cose. Il sindaco, sulla scorta dell’allerta meteo, ieri sera ha ordinato la chiusura dei cimiteri.

Una parte dei decessi si sono verificati al pronto soccorso o nelle camere dell’ospedale Santo Stefano, da sabato a oggi. Anche medici e infermieri sono così stati costretti a un surplus di lavoro per l’inconsueto e triste fenomeno.

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