Gli adolescenti e lo sport: prevenire l’abbandono

Un bel gioco non deve durare poco. Gli adolescenti e lo sport: prevenire l’abbandono, superare le emergenze educative, questo è il tema del Convegno presentato da Estra Spa, presso il Centro Affari Fiere e Congressi di Arezzo.

Il Convegno è stata l’occasione per presentare la III Edizione del Premio giornalistico “Estra per lo Sport: raccontare le buone notizie”, promosso da Estra S.p.A, multiutility a partecipazione pubblica, in collaborazione con l’Unione Stampa Sportiva Italiana (USSI).

Le due precedenti edizioni hanno avuto successo con oltre 280 giornalisti iscritti e 320 elaborati in concorso, che hanno messo in luce lo sport come agenzia educativa e strumento di responsabilità sociale e crescita per il territorio, grazie alla sua capacità di parlare e arrivare alle persone.

Anche quest’anno saranno assegnati tre riconoscimenti ai migliori servizi delle categorie “Televisione e radio”“Carta stampata” “Web e blog” per i media a valenza nazionale e altrettanti per le testate territoriali delle regioni Toscana e Marche.

Inoltre, la giuria potrà attribuire tre Premi Speciali: “Alla Carriera”“Donna di Sport”  e “Daniele Redaelli” per valorizzare l’impegno di praticanti e allievi di Scuole di Giornalismo o Master riconosciuti dall’Ordine dei Giornalisti.

Presenti ad Arezzo alcune classi del liceo scientifico ad indirizzo sportivo Francesco Redi e dell’istituto tecnico sportivo Michelangelo Buonarroti, che hanno avuto l’opportunità di incontrare il Campione del Mondo 2006, che ha portato la sua testimonianza come atleta e come genitore, oltre a Beatrice Parrocchiale Azzurra di Volley e giocatrice del Bisonte Firenze e a Marco Meli calciatore della squadra Primavera dell’ACF Fiorentina.

Il Convegno è stato aperto da Alessandro Ghinelli Sindaco di Arezzo: “E’ un convegno che riveste un’importanza fondamentale, un grazie ad Estra che rappresenta il partner perfetto per questa iniziativa. Nello sport s’impara di più dalle sconfitte che dalle vittorie, non conta il fine, ma il percorso e questo è un insegnamento che si porta come bagaglio per tutta la vita. I valori che ho imparato nel mio passato sportivo mi hanno aiutato anche nel mio percorso per diventare Sindaco di Arezzo”.

Subito dopo è intervenuto Francesco Caremani dell’Unione Stampa Sportiva Italiana partner di Estra nell’organizzazione del Premio Giornalistico “Estra per lo sport: raccontare le buone notizie” ha evidenziato l’importanza dello sport nell’educazione dei giovani: “Il premio giornalistico ideato da Estra S.p.A. è una bellissima iniziativa perché spesso i giornali respingono le buone notizie. Non si può raccontare una bella notizia in maniera veloce, con un tweet. Va approfondita, una sua caratteristica è la complessità. Lo sport di oggi deve basarsi sulla qualità delle strutture, degli istruttori e puntare sull’inclusione, come alcune società che danno un supporto ai ragazzi nello studio. E tutto questo si può raccontare grazie ad Estra”.

Ha proseguito Francesco Macrì Presidente di ESTRA S.p.A. che si è detto molto felice di questa giornata, che ha ascoltato interventi interessanti e propositivi per prevenire l’abbandono dello sport, con chiavi di lettura originali per saper leggere i giovani e aiutarli nel loro percorso di crescita, in una società sempre più complessa e articolata: Il convegno vuole mettere l’accento su quanto sia necessario prevenire l’abbandono, proprio nell’età più critica dal punto di vista dello sviluppo fisico e psicologico, dell’attività fisica da parte dei ragazzi. Personalmente mi riguarda come padre, ma anche come presidente di un’azienda strettamente legata al territorio e alle sue comunità. Da tempo Estra ha messo in campo tanti progetti e iniziative di responsabilità sociale alcune rivolte in particolare ai più giovani tra cui il sostegno alle associazioni sportive giovanili e i progetti didattici dedicati al mondo della scuola. Con il Premio giornalistico “Estra per lo Sport. Raccontare le buone notizie”, di cui oggi lanciamo la terza edizione, intendiamo valorizzare quei giornalisti che hanno fatto risaltare al meglio i valori dello sport, l’etica e la responsabilità sociale nei loro servizi.”

Dopo il Presidente di Estra SpA è intervenuto Marco Materazzi che con il suo carattere diretto e spontaneo ha raccontato la sua vita da calciatore e il rapporto coi suoi tre figli: “Ho inseguito il mio sogno fin da bambino e l’ho realizzato con perseveranza e passione, ho mangiato tanta polvere ma questo mi ha forgiato. Le sconfitte ti aiutano a continuare ad andare avanti, ho perso anche io tante volte, ma dopo una caduta si ha ancora più voglia di raggiungere la vetta. Quando poi realizzi i tuoi obiettivi c’è tanta soddisfazione soprattutto in uno sport di squadra, dove ognuno ha dato il proprio contributo. In un gruppo serve però la sincerità anche nel dire le cose che non vanno, nel mio ultimo anno da calciatore questo non è successo. Lo sport ti toglie dalla strada, ti educa ed anche per questo i genitori dovrebbero interagire meno con la sfera sportiva dei figli. Io ho tre figli e rispetto i loro sogni e i loro obiettivi: uno dei tre, addirittura, fa il tatuatore”.

Ha concluso la prima parte del Convegno Giorgio Cerbai del CONI Arezzo : “Abbiamo cercato di dare il nostro contributo dalla pratica sportiva fino al supporto per le esperienze di integrazione e risoluzione di fenomeni dei disagi giovanili in tutti i contesti. Questi disagi si verificano in momenti di aggregazione, come scuola o oratori. Abbiamo studiato il fenomeno e abbiamo cercato di dare gli strumenti agli operatori sportivi. Bisogna coinvolgere anche i genitori nel percorso sportivo, bisogna tornare a preoccuparsi di come cresce un ragazzo. Lo star bene fisicamente è abituare i bambini a una padronanza di se stessi, non solo motoria”.

Nella seconda parte del convegno si sono susseguiti interventi specifici sul tema delle emergenze educative.

Ha iniziato Don Alessio Albertini, Assistente Ecclesiastico Nazionale del Centro Sportivo Italiano. Nella sua relazione dal titolo “Le regole del gioco e il gioco delle regole” ha focalizzato il tema del rispetto nello sport e nella vita: “La regola principale dello sport è il desiderio di raggiungere la vittoria, l’agonismo. Oggi questo valore è contaminato dal concetto di ‘vittoria assoluta’, ci si dimentica troppo spesso che la vittoria più bella è quella su noi stessi, perché le più alte cime.., quelle che non svaniscono mai, sono le conquiste su noi stessi”. Per arrivare a vincere però bisogna avere buoni maestri, che insegnano la disciplina. Chi fa l’allenatore, il dirigente o educatore deve avere una forte capacità relazionale”.

Subito dopo è intervenuto Andrea Zorzi, con un tema molto originale e una chiave di lettura positiva della sconfitta. “Perché la gioia della vittoria dura un istante e il dolore della sconfitta rimane” è stato il titolo della sua relazione dove è emerso che: “Le sconfitte rimangono più consolidate nell’animo, la gioia della vittoria è evanescente perché il giorno dopo già scappa via. La sconfitta è come un sasso, sembra non volersene mai andare. Quando ero giovane odiavo perdere e ne avevo paura. Da ex atleta, oggi, dico che bisogna guardare alla sconfitta sotto un’ottica diversa: è utile perché insegna a tornare con i piedi per terra, per fare un’analisi di quanto succede e capire come superarla. La sconfitta non è fallimento e un fallimento non significa essere dei falliti. Perdere e sbagliare fanno parte del percorso, quello che conta è come si reagisce”.

Dalla pallavolo alla canoa, con Josefa Idem, che con il suo intervento ha approfondito il tema dell’  “Importanza del divertimento nello sport dei giovani”, in una società che individua nella performance e nel risultato l’unico obiettivo cui tendere, a discapito del divertimento: “La disciplina, nello sport,  non è un punto di partenza ma di arrivo. Non c’è forza maggiore di quella che si ha quando ci si dedica a qualcosa che piace. Lo sport non è sacrificio, è la fortuna di scegliere un percorso faticoso. E’ cultura della passione e la prospettiva che si deve dare ai giovani non è quella della fatica. Gli adulti devono dar la possibilità ai ragazzi di sperimentare i vari momenti della vita e le loro potenzialità, così avranno una bella storia da raccontare a prescindere dai risultati finali. Con autorità e costrizione si arriva alla prestazione, ma usando il ragazzo come ‘mezzo’. Se lo si vuole far crescere, si arriva alla prestazione dalla porta di servizio e sarà più duraturo”.

Dallo sport a chi è sempre stato molto attento al mondo dei più piccoli. L’intervento dello psicologo Salvatore Ciro Conte, responsabile Scuole ed Educazione del Telefono Azzurro dal titolo  “Telefono Azzurro e lo Sport: strumenti di prevenzione e modelli formativi”, che ha sottolineato l’importanza della formazione dei docenti nelle scuole a prevenzione del bullismo on line, sempre più frequente tra gli adolescenti.

Ha concluso la seconda parte Roberto Curtolo, Dirigente MIUR ambito territoriale di Arezzo e Siena, che nel suo intervento “La scuola di oggi e di domani”, ha raccontato le iniziative del MIUR per docenti e studenti: “Il ragazzo spesso è ‘conteso’, tra scuola e società sportive. Lo sport è ancora visto come un competitor, bisogna invece tendere ad un sistema di organizzazione tra scuola e società sportive, dove il gioco è parte integrante del sistema formativo dei ragazzi. Sport e scuola hanno la stessa funzione, ci deve essere un apprendimento cooperativo”.

La terza e ultima parte della giornata è stata dedicata alle testimonianze di Beatrice Parrocchiale, giocatrice della Nazionale Italiana di Pallavolo e del Bisonte Firenze e di Marco Meli calciatore ACF Fiorentina, che hanno interagito con la moderatrice Ilaria Masini.

Beatrice Parrocchiale: “La fatica per uno sportivo è quotidianità ma, nel mio caso, non mi pesa perché ho la passione. Cerco di divertirmi, pur facendo una vita sana e corretta. La sconfitta l’ho conosciuta, ma dopo un’analisi con il gruppo abbiamo capito di dover ripartire dalle cose positive fatte. Ai ragazzi mi sento di dire che se lo sport piace va fatto, è un contesto nel quale si incontrano persone che poi rimangono per la vita”.

Marco Meli: “Il calcio è impegno e divertimento, ma non ho mai pensato di mollare, contando sempre su tanta determinazione. La sconfitta fa parte dello sport, piano piano passa. Capita di avere momenti di crisi e difficoltà ma continuate a fare sport. Un sogno? Esordire con la maglia della Fiorentina in Serie A, una società che segue molto i ragazzi nel loro percorso di crescita e nello studio”.

Ha concluso Il Convegno Sara Cecchinato, Presidente della Consulta Studenti di Arezzo: “Il 22% abbandona la scuola, solo il 78% arriva al diploma di maturità. Ci sono tante motivazioni che portano i ragazzi ad abbandonare la scuola, come una scelta sbagliata nel primo periodo adolescenziale. Ma quando un ragazzo abbandona la scuola si sente escluso, ricordiamoci che andiamo a scuola con il corpo, con la mente e con il cuore. L’opzione dell’abbandono lo dobbiamo mettere da parte. Lo sport dal punto di vista sociale e di gioco può essere uno strumento che ci permette di vivere bene e meglio”.

Il Convegno si è concluso con un meritato applauso ai ragazzi dell’All Stars Arezzo, protagonisti ad Abu Dhabi dei Mondiali di Special Olympics.

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