A 500 anni dalla nascita di Caterina de’ Medici, avvenuta il 13 aprile 1519, Diana e Alfredo Lowenstein hanno annunciato che nella tenuta medicea di Cafaggiolo, a Barberino di Mugello, sarà realizzato il Museo di Caterina, secondo un progetto di massima predisposto da Cristina Acidini.
Il museo si propone di presentare nella città metropolitana di Firenze, sua città natale, la personalità straordinaria di Caterina de’ Medici, grande assente nei percorsi dei musei e palazzi fiorentini, pur così ricchi di testimonianze medicee.
Caterina, pronipote di Lorenzo il Magnifico, fu l’ultima discendente della stirpe dei Medici detti appunto “di Cafaggiolo”. Nell’immaginario collettivo però le sue sorti e la sua fama rimangono legate alla Francia dove arrivò quattordicenne, sposa di Enrico, secondogenito del re Francesco I di Valois. Fu il lontano parente Giulio de’ Medici, Clemente VII, a combinare quel matrimonio politico e a officiare le nozze, nel 1533, a Marsiglia. Una straordinaria concatenazione di destini fece di Caterina la consorte e poi la vedova del re di Francia, madre a sua volta di tre re morti prematuramente e di numerosi altri figli: tra questi Claudia che, sposata a un duca di Lorena, ebbe per figlia quella Cristina che sarebbe venuta con una ricca dote a Firenze nel 1589 – l’anno della morte della nonna – per diventare granduchessa a fianco di Ferdinando I de’ Medici. La fanciulla orfana partita da Firenze gestì dunque un potere immenso, meritando un posto fra le grandi donne che hanno fatto la storia d’Europa.
Il percorso museale a lei dedicato riguarderà la sua personalità affascinante e la sua vita eccezionale presentando al visitatore testimonianze, documenti, ritratti e oggetti, attraverso le tecnologie multimediali più avanzate. Saranno valorizzati tutti gli aspetti della sua biografia. Tra questi l’educazione fiorentina, segnata dalla cultura neoplatonica sostenitrice del rapporto fra il microcosmo dell’uomo e il macrocosmo del Creato, che la rese sensibile all’astrologia e alla magia naturale. E il matrimonio di stato, la passione per la caccia e i cavalli, la maternità giunta tardivamente nel 1544, gli splendori e le tragedie della dinastia. Come tutti i Medici, Caterina fu mecenate e protettrice delle arti: saranno evocate le sue iniziative nella musica e nello spettacolo, nelle arti figurative, nelle arti decorative, nell’architettura e nell’arte dei giardini, nonché la sua profonda influenza sulla moda del suo tempo.
«Far tornare simbolicamente Caterina nella sua Firenze – osserva Cristina Acidini – significa dare un nuovo senso a splendide opere d’arte che proprio grazie lei si trovano nei massimi musei fiorentini: la serie di arazzi con le Feste dei Valois agli Uffizi, o la preziosa cassetta cristallina di Valerio Belli nel Museo del Tesoro granducale».
Sono poi ben note le innovazioni che introdusse alla corte francese, grazie ai profumieri e cuochi fiorentini: la cura della persona, l’uso della forchetta a tavola, ingredienti e ricette rimasti poi a gloria della cucina francese, come l’anatra all’arancia e le crespelle. Con Firenze e la Toscana Caterina mantenne legami che passavano anche dalla gastronomia: si sa, infatti, che il cugino, il duca Cosimo, le inviava i formaggi e le verdure prodotte nelle ville e fattorie dei Medici quali Cafaggiolo, Trebbio e Poggio a Caiano.
I proprietari della tenuta medicea di Cafaggiolo, la famiglia Lowenstein, animati da una grande passione per il Rinascimento e per la storia della famiglia Medici, sono convinti che la creazione di un percorso museale a carattere iconografico-narrativo dedicato a Caterina rappresenti non solo un omaggio doveroso ad una fiorentina di statura europea, ma anche un fattore importante di recupero e valorizzazione culturale di uno dei più antichi possedimenti dei Medici, la villa di Cafaggiolo, che come le altre ville medicee è patrimonio Unesco dal 2013.
«Sono cresciuta in Argentina e ho antenati spagnoli, fin da piccola nutrivo una profonda curiosità nei confronti dell’incredibile figura e personalità di Caterina de’ Medici – dice Diana Lowenstein – e leggevo ogni libro che riuscivo a trovare che potesse parlarmi di lei. Questa passione continua ancora oggi, ora che io e la mia famiglia abbiamo la straordinaria opportunità di essere, in un certo senso, i custodi della Villa Medicea di Cafaggiolo. Quale migliore omaggio al mio idolo se non quello di dedicarle un museo».