È finito in carcere dopo avere minacciato di morte la zia di 80 anni e dopo averla, in precedenza, spedita all’ospedale con traumi e contusioni che le erano costate ben 30 giorni di prognosi. Protagonista in negativo, a Prato, un uomo di 59 anni, privo di precedenti penali ma divenuto un vero tormento per l’anziana zia con la quale conviveva.
Alla situazione hanno posto fine le volanti della polizia, intervenute nella tarda serata di ieri nella zona di Galciana, in seguito all’ennesima lite tra nipote e zia. La donna ha riferito ai poliziotti di essere stata, come già in altre occasioni, gravemente minacciata di morte dal nipote per ragioni di natura personale. Gli agenti hanno trovato in casa e identificato anche l’autore delle minacce, al momento ubriaco, che si è messo a offendere e minacciare l’anziana zia anche in loro presenza.
I poliziotti hanno poi saputo che l’uomo si era reso protagonista nel tempo più volte di maltrattamenti, costringendo il 5 agosto l’anziana a ricorrere a cure sanitarie al vicino ospedale, con prognosi di 30 giorni per diversi traumi e contusioni.
L’anziana, fortemente intimorita, non aveva tuttavia mai sporto denuncia verso il nipote. Gli agenti hanno appreso che i motivi delle frequenti liti erano legati alla difficile convivenza con l’uomo e, di conseguenza, con la sua moglie di nazionalità nigeriana.
Il peggio è però venuto fuori da un’ispezione condotta dai poliziotti che, in garage, hanno trovato quattro fucili da caccia dell’uomo, altrove denunciati, che, unitamente ad un’ulteriore canna di fucile. Le armi sono state sequestrate in via preventiva, alla luce delle minacce di morte manifestate verso la ottantenne zia.
Condotto in questura, il cinquantanovenne pratese veniva pertanto tratto in arresto nella flagranza dei reati di maltrattamenti in famiglia e minacce aggravate, anche in ragione della novella legislativa che ha riformulato l’articolo 572 del codice penale e le disposizioni attuative della locale Procura della Repubblica che ne ha disposto l’accompagnamento in carcere in attesa del processo per direttissima.