La vecchietta puntò l’indice curvo e rugoso verso l’orizzonte. Disse qualche parola in portoghese che la ragazza accanto a me tradusse. «Oggi il mare è più cattivo del solito». Ci trovavamo a Cabo da Roca, quel luogo del mondo che loro, i portoghesi, chiamano «Ponta mais ocidental do continente europeu», la punta più occidentale del continente europeo, uno scoglio investito dal vento tutti i giorni dell’anno che il più grande poeta del Portogallo, Camoes, aveva celebrato, molti anni prima, con le parole «aqui onde a terra se acaba e o mar comeca». In realtà, sapevo benissimo che l’Europa non finiva lì, ma mille chilometri più avanti, sulle spiagge fredde delle Azzorre o nei giardini fioriti di Madeira, molto più vicini all’America di Cabo da Roca. Ma trovarsi su quel pezzo di roccia sconvolto dal vento e dalla salsedine mi dava una curiosa euforia, una strana sensazione di sbigottimento e di felicità, di solitudine e di annientamento. Era il fascino dell’estremo, la massa dell’Europa e dell’Asia che mi schiacciava, mi derideva, mi faceva sentire piccolo, insignificante. Avevo dimenticato tutto il resto del mondo, su quella roccia, accanto alla stele con le parole di Camoes incise sul marmo.
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Duccio Magnelli