Lontananza e segretezza ci costrinsero a tenere al minimo i contatti. Le telefonate partivano sempre dallo stesso apparecchio. La chiamai. “Salve,” dissi. “Sarò nella tua città venerdì pomeriggio.” Voleva dire che aveva diversi giorni per organizzarsi. Faceva vari lavori a tempo perso, e gli orari erano flessibili. Suo figlio stava finendo il liceo. Mi aveva mandato diverse foto di questo giovane prestante che intendeva arruolarsi in polizia. Sua figlia, che lavorava alla mensa di un ospedale, se ne era andata di casa ma aveva deciso di non convivere col fidanzato. “Venerdì è il mio compleano,” disse lei. “Ah. Certo.” Non se la prese. “Decidi sempre tu cosa fare quando usciamo.” Cena o pranzo, poi l’amore. Oppure l’amore poi pranzo o cena. Mangiavamo in diversi posti, ma l’intimità avveniva nella sua claustrofobica macchina. “Hai ragione,” dissi, anziché mi dispiace. “Quindi questo venerdì tocca a me.” “Certo. Fantastico.” Il viaggio in treno sembrava
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Matthew Licht