Papà teneva tutto nel suo “ufficio”. Un grande flipper in legno, appena si entrava… ci abbiamo giocato tutti, nei momenti ludici; in fondo, una grande scrivania marrone, con dei piedi molto elaborati, una base in vetro verde, con diverse gradazioni di colori ramificati. Mi ci sedevo e d’un tratto mi sentivo importante. Ma papà mi ha fatto sempre sentire importante e amata. Questa scrivania aveva un grande ma sottile cassetto in centro. Conteneva penne, matite, gomme, carta carbone, timbri e graffette. Due cassettoni ai due lati. Alla destra c’era la carta per la sua mitica macchina da scrivere, Olivetti “Lettera 22”; e alla sinistra, marrone di cuoio con un disegno a sbalzo sopra, un album fotografico, che con passione teneva sempre aggiornato, tralasciando la cronologia degli eventi, a dire il vero. Questo era per me il libro delle favole. L’ho sfogliato tante… tante volte. È la cosa più preziosa, insieme alla casa, che papà ha lasciato. Alle spalle della scrivania vi era una graziosa vetrina che custodisco gelosamente. Questa conteneva un enorme raccoglitore di molteplici carpette, dove conservava con molto, moltissimo ordine tutti i documenti della sua vita e della famiglia
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Letizia di Benedetto