Quando le note de “La donna è mobile” mi svegliarono riportandomi dai sogni alla realtà, ero consapevole che erano le sette di mattina, di un lunedì ordinario e che fra meno di un’ora mi sarei seduta alla scrivania davanti al computer. Non prima però di aver ottemperato all’obbligo di obliterare il cartellino magnetico che, dopo tanti anni, era diventato un gesto automatico.
Per molto tempo, quando c’erano ancora le macchine per scrivere elettriche, le presenze erano scandite, alla maniera fantozziana, dal cartellino quello di cartone leggero, color grigio pallido, introdotto in un orologio attaccato ad una parete dove, le entrate e le uscite in blu, stavano a significare il rispetto dell’orario, il rosso un’anomalia che ha ossessionato un’intera generazione prima dell’avvento della tecnologia.
“Sbrigati altrimenti timbro rosso”. Era una frase molto ricorrente.
Ero una delle tante impiegate di un ministero della pubblica amministrazione e, per le vicissitudini della vita, non avevo
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Patrizia Socci