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Proclamazione delle Repubblica Romana, 1849, litografia, ridotto

  • Nel 1849 l‘assemblea costituente della nuova Repubblica Romana, in seguito alla notizia della disfatta di Novara nomina un triumvirato plenipotenziario, composto da Aurelio Saffi, deputato di Forlì, Carlo Armellini, deputato di Roma, e da Giuseppe Mazzini, deputato eletto nei collegi di Ferrara e Roma. La Repubblica romana, nata il 9 febbraio 1849 a seguito dei grandi moti del 1848 che coinvolsero l’Europa, ebbe come questi ultimi vita breve e finì il 4 luglio 1849 a causa dell’intervento militare della Francia di Luigi Napoleone Bonaparte, il futuro Napoleone III, che per opportunità politica ristabilì il potere temporale pontificio su Roma, in deroga a un articolo della costituzione francese. Quella della repubblica romana fu tuttavia un’esperienza significativa e importante nella storia dell’unificazione italiana, che rappresentava l’obiettivo della Repubblica, e vide l’incontro e il confronto di molte figure di primo piano del Risorgimento accorse da tutta la Penisola, fra cui Giuseppe Garibaldi e Goffredo Mameli. In quei pochi mesi Roma passò dalla condizione di Stato tra i più arretrati d’Europa a banco di prova di nuove idee democratiche, ispirate principalmente al mazzinianesimo, fondando la sua vita politica e civile su principi quali, in primis, il suffragio universale maschile (il suffragio femminile in realtà non era vietato dalla Costituzione, ma le donne ne restarono escluse per consuetudine), l’abolizione della pena di morte e la libertà di culto.

Filippo Turati
  • Nel 1932 muore in esilio volontario a Parigi il politico socialista, giornalista e politologo italiano Filippo Turati. Leader riformista del partito socialista italiano, fu un protagonista della vita politica italiana del primo Novecento, e tra coloro che in seguito all’assassinio di Matteotti da parte dei fascisti, cercarono di convincere il re a destituire Mussolini dall’incarico di capo del governo. Il pensiero di Turati era socialista riformista, egli era marxista, ma interpretava la dottrina di Marx in maniera non dogmatica: l’emancipazione del proletariato costituisce l’obiettivo, ma si deve mirare a ottenerla attraverso le riforme. Tutto ciò che può portare a un miglioramento delle condizioni di vita dei lavoratori è buono, anche se calato dall’alto; il socialismo è la stella polare della società, ma sino al suo avvento è bene cooperare con il capitalismo. Vi sono situazioni in cui la cooperazione non va rifiutata dai socialisti, le riforme possono essere più positive della contrapposizione di classe; vi sono tanti socialismi, che possono e devono adeguarsi ai vari stati e alle varie epoche. Turati rifiutava ogni suggestione del tutto e subito, era comunque, un socialista a tutti gli effetti, in quanto aveva come obiettivo il trasferimento della proprietà dei mezzi di produzione in mano pubblica, ma in maniera graduale. Il proletariato non si può emancipare di colpo, non si può credere nella “illuminazione” rivoluzionaria: non rivoluzione, ma evoluzione graduale.

Leonardo Panerati

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