Incredulità. Stupore. Sbandamento. Confusione. Angoscia. La minaccia invisibile è attorno a noi. Ottenebra i nostri pensieri. Condiziona i nostri stati d’animo. C’è chi cerca di capire. Di razionalizzare. Perché? Come è successo? Come è potuto accadere? Cos’è? Da dove viene? Un virus uscito da un laboratorio? Fantascienza? Come si è creato? Un segnale divino per ridimensionare l’umanità tutta? Per riportarci tutti sui veri valori della vita?
Le piccole cose. I piccoli gesti. I piccoli rituali di ogni giorno che oggi ci sembrano così lontani. Quanto così preziosi. La libertà di azione. Il respiro. La nostra capacità di sognare. Di desiderare. Tutto è condizionato. E si torna all’essenziale.
Cambierà il nostro modo di vivere in futuro? Ci migliorerà come persone? Ce lo chiediamo ogni giorno.
Intanto la minaccia invisibile mette alla prova il nostro e tutti i governi del mondo, facendo confrontare tutti sulla capacità di fronteggiare un’emergenza straordinaria. Un’esperienza epocale che ci fa toccare duramente i nostri limiti. Il virus non è letale. È poco più di un’influenza. No, muoiono solo gli anziani. O chi già ha un quadro clinico pregresso deficitario o compromesso. No, stanno morendo anche i giovani! Sbandamento. Stordimento. Paura. Un’esperienza al buio. Un viaggio verso l’ignoto, i cui punti di riferimento, in questa confusa comunicazione dettata dall’assoluta inesperienza, diventano gli scienziati. I virologi. I medici capaci di fornire informazioni, deduzioni, esperienze che giorno dopo giorno vengono a maturare. E la politica?
È messa a dura prova la capacità di governare. Si rende necessario compattare tutti intorno ad un’unità nazionale d’intenti. Le idee migliori non stanno a sinistra o a destra. Sono le idee migliori. E ci vuole la capacità, l’apertura e il coraggio di riconoscerlo. E tutto torna all’uomo, alla capacità del fare. Di interpretare bisogni, necessità. Di tramutare in soluzioni le azioni, di mettere in campo persone, risorse e mezzi. Di dialogare.
E qui è venuto il momento di interrogarci sulle nostre politiche sanitarie, regionali e nazionali.
Non si può più subire la logica del risparmio a tutti i costi. Del contenimento. Perché le persone stanno morendo, compresi i medici che le dovrebbero curare.
Le mascherine e i dispositivi di protezione, quanto i respiratori e le macchine sanitarie idonee per salvare la vita dei malati di Covid-19, mettono a nudo la nostra impreparazione. E i disastri causati da quelle politiche di contenimento in ambito sanitario. Dettate dalla logica economica, dei bilanci e del portafoglio.
Tutto questo allora ci porta alle scelte fatte in tema di politica economica. Alla necessità di avere aiuto. Di chiedere aiuto. Di ottenere aiuto. Per fronteggiare gli effetti sociali ed economici causati dall’epidemia.
Confidiamo nelle aspettative, ancora oggi deluse, dettate dalla nostra appartenenza alla comunità europea, in cui dovevamo diventare più forti. Per fronteggiare insieme la globalizzazione dei mercati. Delle politiche economiche. Una coalizione di Stati per essere tutti più forti. E invece anche qui tocchiamo i limiti della strada intrapresa. Delusione. Amarezza. Individualismo. E ci interroghiamo su cosa abbiamo fatto. Dove siamo andati. A cosa apparteniamo. Di chi ci possiamo fidare. Cosa dobbiamo fare? Quali decisioni governative ci aspettiamo per il nostro futuro? Saremo in grado di far funzionare un’entità che evidentemente non funziona? Che ha troppe lacune? Saremo capaci a far funzionare questa visione d’insieme, troppo spesso sopraffatta dalla logica, fallimentare, dei cosiddetti sovranismi?
E allora, per far funzionare le cose con efficienza ed equità servono gli uomini migliori. Le politiche di alto livello. Le menti pensanti. Lungimiranti. Alti profili. Culture e competenze importanti. Ed è così che si guarda ad una personalità come Mario Draghi come un mentore a cui affidarci per le prossime politiche monetarie nazionali ed internazionali. Onore a questo governo, costretto a fronteggiare un nemico che ci ha colto impreparati. Ed che ha fatto la rincorsa alle soluzioni immediatamente possibili. alle sinergie attuabili. Alle riconversioni industriali.
Ma ci chiediamo: si poteva evitare il dramma? Anticiparlo? Prevenirlo? Organizzarci meglio?
Farci trovare pronti, vista l’esperienza cinese? Cosa che forse era presumibile. Seppur non nella manifestazione pandemica mondiale cui stiamo assistendo. Dubbi. E ancora più angoscia e dolore. Un infinito dolore per la perdita dei nostri cari e di tutte le vittime del virus nel mondo.
Un immenso dolore che ci fa sentire tutti piccoli e ci riporta alla perenne ricerca dell’uomo verso il senso della vita. Chi è credente ha la grande arma della fede, che lenisce la paura di questa minaccia invisibile. Per tutti gli altri, cito la filosofica saggezza di Seneca: quando il timore ha sempre più ragioni, tu scegli la speranza.