«Riaprire i #ristoranti nei tempi e nei modi ipotizzati dal Governo è una farsa: tanto vale, allora, restare chiusi! Intanto, per protesta, ho restituito simbolicamente le chiavi del mio locale in Umbria al sindaco». Gianfranco #Vissani, intervistato dall’AdnKronos, si sfoga ed è categorico: «Ma per piacere! Ma come si fa a riaprire un locale con il plexiglass tra un cliente e l’altro, con le mascherine, con i tavoli distanti due metri… io lo spazio ce l’ho, ma come fanno i ristoratori nei centri storici delle grandi città? A Roma come a Milano, a Firenze o a Napoli, la maggior parte dei ristoranti, trattorie e osterie, sono piccoli locali, come li sistemano i clienti in mezzo alle barriere? Si vede che parlano di cose che non conoscono, ma allora le studiassero».
Rincara Vissani: «Ma il problema principale non è neanche quello legato alle misure di sicurezza, anche perché nessuno di noi vuol far contagiare un cliente, un cuoco o un cameriere. La questione numero uno riguarda la mancanza di aiuti concreti da parte dello Stato. Almeno dateci una mano vera a riaprire: io ho perso sei matrimoni, decine di serate, ho due ristoranti chiusi e chi li paga 18 dipendenti a Baschi? Non bisogna fare i furbi, al governo o nei partiti…». Baschi, in provincia di Terni, è uno delle migliaia di piccoli comuni italiani dove certo, senza movimento, turisti, aperture lavorare è difficile.
Un aiuto può arrivare con catering, consegne a domicilio e pasti da asporto? «Ma dove sono tutti questi ragazzi, non ‘in nero’, che trasportano questi cibi? – osserva Vissani -. E soprattutto, dove sono i clienti che vengono in dieci e mi chiedono di ‘fare due fettuccine’ e portarle magari a distanza di chilometri e rispettando i gradi del caldo e del freddo? Ma ci rendiamo conto che è una grande str…zata?».
E allora, che si fa? «Si fa che lasciateci pure chiusi per altri due mesi ma dateci gli aiuti seri per riaprire – risponde lo chef -. Bisogna essere concreti: non chiediamo soldi allo Stato, ma fateci pagare le tasse fra due anni. O si pensa che se apriamo il primo giorno di giugno abbiamo già tutti i locali pieni? Tra paura e sospetti, barriere e mascherine? E senza turisti? E con i macchinari da revisionare, dopo tanto tempo fermi? Gli aiuti devono essere per noi non per le banche».
Si chiede Vissani: «Chi non ha avuto mai problemi con le tasse o con i pagamenti o con i pignoramenti? Non mi puoi dire che se voglio 25.000 euro come partita Iva prima devo mettermi a posto con tutte le pendenze e pagarne 20.000 ora e subito, per riceverne 5.000… perché se io vengo a chiederti questi soldi è perché mi servono ora e tutti, altrimenti lo dicano che il decreto non è per noi ma per le banche, non per dare soldi a noi ma per farceli restituire alle banche…».
Per lo chef, «servono azioni sul fisco, sui contributi per i dipendenti, sulla sospensione di tasse e pignoramenti; servono anche aiuti a fondo perduto. Ok, sappiamo che i soldi lo Stato non ce li ha: ma devono aiutarci, sul serio, se vogliono farci aprire i nostri ristoranti. Altrimenti, lo ripeto, è solo una farsa, una tragica farsa».
Enzo Bonaiuto