Generata in Svizzera una copia sintetica del virus in circa una settimana. Secondo il team di ricercatori che ha messo a punto il metodo per ricreare il Sars-CoV-2, la copia potrà aiutare i ricercatori a sviluppare diagnosi, trattamenti e vaccini mirati.
La ricostruzione dei virus in laboratorio è uno strumento utile per studiare i patogeni implicati nelle epidemie: potrebbe essere necessario molto tempo prima che i campioni virali vengano consegnati alle strutture di ricerca o potrebbe essere considerato troppo pericoloso trasportare questi agenti patogeni. Molti virus possono essere replicati usando Escherichia coli, ma i coronavirus sono troppo grandi per essere facilmente clonati con questi batteri. Il lievito può essere usato come metodo alternativo per mettere insieme un genoma virale sintetico, una tecnica che Volker Thiel, Joerg Jores e colleghi dell’Università di Berna hanno adattato per produrre una versione sintetica di Sars-Cov-2.
Gli autori hanno usato come modello le sequenze del genoma Sars-Cov-2 rilasciate all’inizio di gennaio dalla Cina. Poi hanno diviso il genoma in dodici frammenti sovrapposti e hanno ordinato quattordici brevi sequenze di Dna sintetico di coronavirus ad una società di biotecnologie. L’intenzione era quella di ricombinare i segmenti per ricreare le sequenze del genoma di Sars-Cov-2, sebbene due dei frammenti non fossero disponibili. Tuttavia, i ricercatori hanno ottenuto campioni da un paziente elvetico positivo al nuovo coronavirus, cosa che ha permesso loro di produrre i pezzi mancanti. Sono stati realizzati e perfezionati dei cloni per generare un genoma sintetico di Sars-Cov-2 che ricorda da vicino il campione del paziente, sebbene siano state osservate alcune differenze nella sua replicazione.
Il virus sintetico, spiegano gli autori, è stato generato una settimana dopo aver ricevuto i frammenti di Dna. La velocità di questo approccio rende questo sistema un’alternativa interessante per fornire virus infettivi alle autorità sanitarie e ai laboratori diagnostici senza la necessità di avere accesso diretto ai campioni clinici, concludono gli autori.