Il 18 maggio è arrivato e, in una data non scelta a caso, esce sulle principali piattaforme musicali Pezzo quasi bello, l’asso di cuori di Ganoogi. È una canzone quasi d’autore, quasi low-fi, quasi la mia preferita: un giro bossa nova, un flauto e una voce fioca che quasi incontrano una drum machine e un autotune. Ganoogi è il nuovo progetto da solista di Fabrizio Ganugi, cantante e polistrumentista fondatore dei Fantasia Pura Italiana.
Dopo il primo ascolto non vi è alcun dubbio che il termine “quasi” non sia più un avverbio, ma uno stato di cose, un’atmosfera esistenziale, un ponte, una porta, un passaggio, una generazione di quasi uomini, un luogo molto amato difficile da abbandonare. Questo Pezzo quasi bello nasce dall’incontro con Lester Nowhere, giovane producer che ha prodotto il brano ed è narrato da un videoclip astrofisico in 8 bit, realizzato dall’onirico mouse di Lorenzo Clemente. Un sogno di chitarre, radio rotte e magazzini polverosi, che si infrange in una nuova realtà sonora, acquosa, spaziale, futura.
Ganoogi con questo brano cerca una scappatoia per farsi sentire, un giaciglio morbido dove nascondere i pensieri tristi, un’amaca che culli l’ascoltatore dondolando su un pozzo nero, una specie di riscatto, un grido soffiato, una dichiarazione d’amore alla vita, che nel “quasi”, ovvero il bilico, ripone la sua stessa ironica essenza.
Fabrizio Ganugi è nato a Prato nel 1988. Inizia a scrivere canzoni a quattordici anni. Suona la chitarra, il mandolino, la batteria, i flauti, il sax, le percussioni i cruscotti e tutto ciò che vibra. È uno degli ultimi poeti improvvisatori in ottava rima, ha una laurea in lettere moderne e fa fa il cuoco.
A sedici anni fonda il gruppo teatral-musicale Fantasia Pura Italiana: nel 2014 la band vince l’Arezzo Wave Toscana. Tre album pubblicati, tre anni di tour in tutta Italia.