AstraZeneca ha concluso i primi accordi per la produzione del candidato vaccino contro Covid-19 allo studio presso l’università di Oxford “per almeno 400 milioni di dosi e finora ha garantito una capacità produttiva totale pari a 1 miliardo di dosi. Le prime consegne avverranno a settembre 2020. Lo annuncia la società britannica in una nota, dove precisa di stare collaborando con un certo numero di Paesi e organizzazioni per rendere il vaccino dell’università di Oxford ampiamente accessibile in tutto il mondo, in modo equo.
AstraZeneca mira a concludere ulteriori accordi supportati da diverse catene di fornitura parallele, che espanderanno ulteriormente la capacità produttiva nei prossimi mesi, in modo da garantire la fornitura di un vaccino a livello globale. L’azienda annuncia di aver ricevuto oggi oltre 1 miliardo di dollari dalla Us Biomedical Advanced Research and Development Authority (Barda) per lo sviluppo, la produzione e la fornitura del vaccino, a partire dall’autunno. Il programma di sviluppo include uno studio clinico di fase III con 30.000 partecipanti e uno studio pediatrico.
Inoltre, la società si sta impegnando con organizzazioni internazionali come Coalition for Epidemic Preparedness Innovations (Cepi), Gavi the Vaccine Alliance e l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), per un’equa allocazione e distribuzione del vaccino in tutto il mondo. Sta anche discutendo con i governi di tutto il mondo per aumentare l’accesso al siero. Infine, sta discutendo con il Serum Institute of India e altri potenziali partner per aumentare la produzione e la distribuzione. La società – precisa la nota – rifornirà il Regno Unito a partire da settembre ed è grata per l’impegno del governo Gb e il lavoro complessivo sui vaccini.
«Questa pandemia è una tragedia globale ed è una sfida per tutta l’umanità – sottolinea l’ad di AstraZeneca Pascal Soriot – Dobbiamo sconfiggere il virus insieme o continuerà a infliggere enormi sofferenze e a lasciare cicatrici economiche e sociali di lunga durata in tutti i paesi del mondo. Siamo così orgogliosi di collaborare con l’università di Oxford per trasformare il loro lavoro innovativo in un vaccino che possa essere prodotto su scala globale. Vorremmo ringraziare i governi degli Stati Uniti e del Regno Unito per il loro sostanziale supporto per accelerare lo sviluppo e la produzione del siero, che faremo tutto il possibile per rendere rapidamente e ampiamente disponibile”.
Grazie all’accordo di licenza concluso con l’università di Oxford, il vaccino ricombinante precedentemente noto come ChAdOx1 nCoV-19 si chiamerà ora Azd1222. AstraZeneca ha anche accettato di sostenere la creazione di un centro di ricerca congiunto all’università di Oxford per la ricerca sulla preparazione alla pandemia. Il mese scorso è stato avviato uno studio clinico di fase I/II su Azd1222 per valutare la sicurezza, l’immunogenicità e l’efficacia in oltre 1.000 volontari sani di età compresa tra 18 e 55 anni in diversi centri dell’Inghilterra meridionale. A breve sono attesi i dati dallo studio che, se positivi, porterebbero a studi di fase avanzata in numerosi Paesi. AstraZeneca riconosce che il vaccino potrebbe non funzionare, ma si impegna a far progredire il programma clinico con velocità e ad aumentare la produzione.
La risposta alla pandemia della società comprende anche una rapida mobilitazione degli sforzi di ricerca globali nel campo di nuovi anticorpi neutralizzanti il coronavirus, per prevenire e curare la progressione della malattia Covid19, con l’obiettivo di raggiungere studi clinici nei prossimi 3-5 mesi. Inoltre, l’azienda è passata rapidamente alla sperimentazione di medicinali nuovi ed esistenti per il trattamento dell’infezione, come gli studi Calavi e Accord in corso per Calquence* (acalabrutinib) e lo studio Dare-19 per Farxiga* (dapagliflozin) su pazienti Covid19.
Non si prevede – si puntualizza nella nota – che l’annuncio di oggi abbia un impatto significativo sugli orientamenti finanziari della società per il 2020; le spese per far progredire il vaccino dovrebbero essere compensate dai finanziamenti dei governi.