Il 25 maggio 1916 l’Italia adotta l‘ora legale, che entrerà in vigore la mezzanotte del 3 giugno seguente.
Chiamata appunto ora legale, la convenzione di spostare avanti di un’ora le lancette degli orologi di uno Stato per sfruttare meglio l’irradiazione del sole durante il periodo estivo, ha una lunga storia che risale fino a Benjamin Franklin, il celebre inventore del parafulmine. Franklin, nel 1784, pubblicò un’idea sul quotidiano francese Journal de Paris, che consisteva nel risparmiare sulla spesa in candele ma, per la stravaganza delle proposte (come mettere un cannone in ogni via, che spari un colpo per svegliare gli abitanti), non trovò seguito. Franklin non propose di spostare il tempo, bensì di obbligare, esercitando varie forme di pressione (tassazione delle persiane, razionamento candele, divieto di circolazione notturna, ed una sveglia rumorosa all’alba), a forzare la popolazione ad alzarsi ad orari più mattinieri. La proposta di spingere la popolazione ad alzarsi prima modificando il riferimento orario, origina da un lavoro dell’entomologo neozelandese George Vernon Hudson. Nel 1895, egli presentò un documento alla Società Filosofica di Wellington, proponendo uno spostamento in avanti degli orologi di due ore. L’idea venne ripresa pochi anni dopo, dal costruttore britannico William Willett, e questa volta trovò terreno fertile nel quadro delle esigenze economiche provocate dalla Prima guerra mondiale: nel 1916 la Camera dei Comuni diede il via libera al British Summer Time, che implicava lo spostamento delle lancette un’ora in avanti durante l’estate.
Molti paesi, tra cui l’Italia, imitarono il Regno Unito in quanto in tempo di guerra il risparmio energetico era una priorità. In Italia infatti l’ora legale nacque appunto come misura di guerra nel 1916, tramite il decreto legislativo luogotenenziale n. 631 del 25 maggio, il quale andò a modificare il precedente Regio Decreto n. 490 del 10 agosto 1893 relativo al meccanismo di calcolo dell’ora in vigore nel paese, rimanendo in uso fino al 1920. Dal 1940 al 1948 fu abolita e ripristinata diverse volte a causa della seconda guerra mondiale, venne poi adottata definitivamente con la legge 503 del 1965.
La data di inizio e fine dell’ora legale in Italia non era tuttavia quella di oggi e non lo fu a lungo. La legge n. 1144/1966 delegò al Presidente della Repubblica il compito di decidere annualmente inizio e fine dell’ora legale rispettivamente nel periodo 31 marzo – 10 giugno e 20 settembre-31 ottobre. Nel 1980 il decreto-legge n. 270 modificò tali periodi anticipando il possibile inizio al 28 marzo. Due anni dopo si anticipò il potenziale periodo di avvio dell’ora legale al 15 marzo. Solo nel 2010 l’Italia con l’art. 22 della legge n. 96, recependo la direttiva 2000/84/CE del Parlamento europeo (direttiva a firma del presidente N. FONTAINE), fissò l’inizio dell’ora legale alle ore 2:00 del mattino dell’ultima domenica di marzo e il termine alle 3:00 del mattino dell’ultima domenica di ottobre, pratica comunque già svolta in Italia fin dal 1996.
In Italia negli ultimi anni sta prendendo piede l’ipotesi di abolire l’ora legale. Da un sondaggio condotto dal Codacons nel 2008 risulta che gli italiani sono per il 50% a favore e per il 50% contrari all’ora legale. La stessa inchiesta ha tuttavia rilevato che la maggior parte degli intervistati è a favore dell’abolizione dell’ora solare. La questione però è di competenza dell’Unione europea, in base alla direttiva 2000/84/CE.
Il parlamento europeo nel 2019 ha votato per l’abolizione dell’ora legale in tutta Europa dal 2021. O meglio, ciò che di fatto il parlamento europeo ha abolito è l’obbligo per i vari Paesi membri di passare da un’ora all’altra. Ogni Stato sarà quindi chiamato a decidere entro il 2021 se rimanere con l’ora solare o adottare quello dell’ora legale come fuso orario. Ciò ha dato seguito alla proposta di abolizione dell’ora legale formulata dopo una consultazione pubblica avvenuta tra luglio e agosto 2018, in cui i sostenitori della proposta (che ritengono che lo spostamento delle lancette provocherebbe un danno alla salute) hanno avuto la meglio con l’84% dei voti.