Il coronavirus sta perdendo forza, sfiancato dagli «effetti del lockdown» e dal caldo, perché «la stagionalità è una caratteristica di tutti i virus respiratori», così come dalla nuova normalità che ha portato gli italiani ad adottare «la mascherina: un mezzo importante per contrastare la propagazione virale».
Arnaldo Caruso, presidente della Società italiana di virologia (Siv-Isv), con i colleghi del Laboratorio di Microbiologia dell’Asst Spedali Civili di Brescia del quale è direttore ha isolato una variante più buona, estremamente meno potente, di Sars-CoV-2. Ma siccome «non sappiamo ancora se e quanto stia circolando, non è per questo che i casi di Covid-19 sono meno numerosi e meno gravi», spiega all’Adnkronos Salute.
Su questo punto è bene fare chiarezza, sottolinea il virologo che all’interno di un gruppo di esperti lombardi è in prima linea fin dai primi casi noti di infezione in Italia per la diagnosi molecolare e il sequenziamento genico del virus. «I ceppi che hanno circolato, con più o meno variazioni tra loro – evidenzia – sono riconducibili a quelli che hanno invaso un po’ tutto il mondo. Abbiamo avuto un ceppo che è molto simile a quello di Wuhan, che ha fatto tutto il disastro che abbiamo visto, ha avuto un picco di aggressività e adesso sta scemando».
«Quello che sta succedendo, come per tutti i virus respiratori – fa notare lo specialista, ordinario di Microbiologia e Microbiologia clinica all’università degli Studi di Brescia – è imputabile a una stagionalità dell’infezione. Con l’avvio della stagione tardo primaverile-estiva questi virus tendono a scomparire per motivi che ancora oggi non conosciamo di preciso, come pure non sappiamo perché partono a novembre-dicembre».
I virus respiratori scompaiono col caldo ma non si sa perché
I fattori all’origine della stagionalità dei virus respiratori, quindi con ogni probabilità per Caruso anche di Sars-CoV-2, «potrebbero essere numerosi: dalla temperatura all’umidità, ai raggi ultravioletti – analizza l’esperto – o anche al fatto che forse con il caldo le nostre difese immunitarie a livello della mucosa sono più forti. Ciò non significa che i virus sono scomparsi», avverte il presidente dei virologi. «Se andiamo a cercarli qua e là ci sono ancora», ma non danno più segni di sé finché poi «ricompariranno nuovamente nella stagione invernale, quando il freddo ricomincerà a produrre il suo effetto promuovente e loro riemergeranno con un picco di stagionalità classico».
Quindi il virus che ha travolto l’Italia, seminando morte in particolare al Nord, «adesso sta scemando in virtù della stagione che cambia – ipotizza Caruso – e aiutato innegabilmente dal lockdown che ha portato a una minore diffusione del virus stesso». Non solo: «Anche le mascherine, che io ho sempre promosso fin dall’inizio come forma di protezione di chi riceve o di chi dà virus – rivendica il numero uno della Siv-Isv – sono uno strumento importante per combattere la circolazione virale: meno virus viene a contatto con un’altra persona, minore è il rischio che questa si contagi o meno grave è la malattia che sviluppa».
Tutto questo per dire che «sono ottimista. La curva di contagiosità è passata, l’aggressività del virus è completamente diversa da prima e perciò, pur con tutte le cautele del caso, possiamo affacciarci alla normalità: cominciamo a uscire, ma siamo responsabili verso noi stessi e gli altri – raccomanda Caruso – usando le mascherine e mantenendo le distanze di sicurezza». (AdnKronos)