Tamponi coronavirus

Bassetti: “Evitare di fare tamponi a tutta Italia in 6 mesi”

“Si potrà arrivare a più di 300mila tamponi al giorno nelle prossime settimane? Io francamente dico che è bene avere una potenza di fuoco importante, ma bisogna anche evitare di fare il tampone a tutti. Se facciamo 300mila test al giorno vuol dire che in 6 mesi ne facciamo 60 milioni, cioè tamponeremo l’italia intera e poi quando avremo i positivi che faremo? Riblocchiamo il Paese?”. Si chiede se “sia sostenibile” Matteo Bassetti, direttore della Clinica malattie infettive dell’ospedale San Martino di Genova e presidente della Società italiana di terapia antinfettiva (Sita), intervenuto oggi ad ‘Agorà Estate’ su Rai 3.  

“È una domanda che pongo ai politici – spiega – Noi dobbiamo avere una potenza di fuoco sostenibile per poter trattare i nuovi focolai, per poter fare il tampone a tutti coloro che hanno sintomi compatibili” con Covid-19. “Sinceramente farlo a tutta Italia nei prossimi 6 mesi non so se sia giusto”, riflette commentando le parole del viceministro della Salute Pierpaolo Sileri, che ha parlato di numeri di tamponi in costante crescita con una capacità che potrà arrivare a quota 300mila nelle prossime settimane.  

“Intanto è lungi dall’essere il test perfetto – sottolinea Bassetti – Oggi io posso essere negativo e positivizzarmi stanotte perché la carica virale oggi è bassa e domani invece sale e posso essere positivo. Il tampone, quindi, è importante per tracciare nuovi focolai, è importante per chi è asintomatico, per chi arriva da Paesi a rischio, però eviterei di farlo a tutti”. 

Consentire agli studenti di stare seduti al banco senza mascherina se c’è il distanziamento “mi pare una decisione di buonsenso. Dire a dei bambini di 6 anni che devono indossare la mascherina 5-6 ore al giorno sarebbe stata una decisione assolutamente ipocrita, perché dopo un giorno nessuno l’avrebbe più indossata. Bisogna non solo fare le regole, ma fare regole che le persone possono mantenere”, ha detto ancora l’esperto.  

Tornando anche sul dibattito che ha riguardato gli studenti e i trasporti, sottolinea che “la mascherina va indossata. E francamente ho trovato un po’ sterile tutta questa polemica. Nel modo in cui siamo andati fino a oggi sui trasporti pubblici ci potranno andare i ragazzi domani. Se vestono la mascherina qual è il problema? Mi sembra che gli autobus abbiano regole precise che possono valere anche per gli studenti. Sinceramente, che la capienza sia 70-80-90%, il trasporto pubblico è quello” e valgono le solite regole. 

Bassetti tiene però a puntualizzare: “La mascherina è fondamentale, ma non rende invincibili. Bisogna rispettare anche altre misure. La mia sensazione questa estate è stata che le persone, vestendola, si sentivano invincibili. Ho la mascherina e posso fare tutto il resto, non mi lavo le mani, non mi distanzio, se ho la tosse e starnutisco vado in mezzo alle altre persone. Aver propagandato così tanto solo la mascherina probabilmente ha portato atteggiamenti un po’ più leggeri da altri punti di vista”. E allora “noi dobbiamo puntare sul fatto che altrettanto importanti sono anche il distanziamento, il lavaggio delle mani, lo stare a casa se ho sintomi compatibili con un’infezione respiratoria, il vaccinarsi e usare bene gli antibiotici”. 

“La mascherina è sicuramente fondamentale e nessuno lo ha mai negato, ma la vaccinazione lo è altrettanto, soprattutto nell’ambito scolastico. Un esercizio che dobbiamo fare, da adesso fino a quando il prima possibile arriverà il vaccino, è educare, non imporre, una parte speriamo piccola di italiani che è ancora resistente” al tema delle iniezioni ‘scudo’.  

L’esperto, che ha ricevuto sulla sua pagina Facebook diversi attacchi no-vax per aver messo in evidenza l’importanza per il prossimo autunno-inverno di vaccinarsi tutti contro l’influenza, sottolinea la necessità di creare cultura sull’immunizzazione: “Non dimentichiamoci che è la stessa scuola per la quale si è dovuta fare una legge che rendesse obbligatori i vaccini perché eravamo arrivati a coperture per il morbillo, malattia molto più difficile di Covid, del 75-76%. E sono le stesse persone che a marzo-aprile erano terrorizzate da Covid e oggi sono già lì a dire ‘i nostri figli non li vacciniamo’ e ‘se arriverà il vaccino anti Covid non ce lo faremo’. Non si rendono conto che la storia della medicina moderna e dell’umanità è cambiata grazie a due invenzioni: gli antibiotici e i vaccini. Senza questo – avverte Bassetti – non arriveremmo a vivere oltre 80 anni, come viviamo”. (AdnKronos)

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