Il 26 settembre 52 a.c alla fine della battaglia di Alesia il condottiero gallo Vercingetorige si arrende al generale romano Giulio Cesare.
Giulio Cesare arrivò in Gallia nel 58 a.C., dopo il consolato dell’anno precedente. Era, infatti, consuetudine che i consoli, gli ufficiali più elevati in grado di Roma, alla fine del loro mandato fossero nominati governatori in una delle province dal Senato. Grazie agli accordi del Primo triumvirato (l’alleanza politica non ufficiale con Gneo Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso), Cesare fu nominato governatore della Gallia Cisalpina (la regione, compresa fra Alpi, Appennini ed Adriatico, che corrisponde all’odierna Italia settentrionale), dell’Illirico e della Gallia Narbonense.
Cesare, con il pretesto di dover impedire che il popolo degli Elvezi attraversasse la Gallia e si stabilisse in una posizione scomoda per Roma, ad occidente dei suoi possedimenti della provincia narbonense, si intromise negli affari interni di queste popolazioni. Una ad una tutte le popolazioni della Gallia furono sconfitte dal proconsole romano: cominciò da quelle della Gallia Belgica, per poi spingersi fino a sottomettere quelle della costa atlantica, fino all’Aquitania. Furono battute, inoltre, le popolazioni germaniche di Ariovisto nell’Alsazia (Cesare passò il Reno per due volte, nel 55 e 53 a.C.) e il proconsole, primo tra i Romani, condusse due spedizioni contro i Britanni d’oltre Manica nel 55 e 54 a.C.
Fu in questo contesto che nel 52 a.c, nella terra dei Mandubi (nel “cuore” della Gallia transalpina), si svolse la decisiva battaglia di Alesia tra l’esercito romano guidato da Gaio Giulio Cesare e le tribù galliche guidate da Vercingetorige, capo degli Arverni, nell’ambito della conquista della Gallia.
Alla fine della battaglia, Vercingetorige si consegnò a Cesare sperando di ottenere in cambio l’incolumità del suo popolo. Egli rimetteva la sua vita nelle mani dell’assemblea: era disponibile sia a morire per dare soddisfazione ai Romani, sia ad essere consegnato quale preda di guerra a Cesare. Furono, pertanto, inviati ambasciatori al proconsole romano per trattare le condizioni della resa. La risposta non si fece attendere: dovevano consegnare tutte le armi e presentare i capi della rivolta. Il proconsole romano, che aveva fatto porre il proprio seggio davanti alle fortificazioni, accolse la resa dei capi galli e la consegna del comandante sconfitto.
La fine di Alesia segnò la fine della resistenza e del sogno di libertà della Gallia unita. I soldati di Alesia furono fatti prigionieri e in parte assegnati in schiavitù ai legionari di Cesare come bottino di guerra, ad eccezione di ventimila armati facenti parte delle tribù degli Edui e degli Arverni, che furono liberati per salvaguardare l’alleanza dei due più importanti popoli gallici con Roma. Vercingetorige fu rinchiuso nel Carcere Mamertino e nei sei anni successivi rimase nell’attesa di essere esibito nella sfilata trionfale di Cesare, per poi essere strangolato una volta terminata la processione, come era tradizione per i comandanti nemici catturati.
Per Cesare la vittoria di Alesia costituì il più importante successo militare, tanto che ancora oggi è considerato uno degli esempi di strategia militare più importanti dell’intera storia dell’umanità. Il proconsole romano ottenne questa travolgente vittoria dopo la sconfitta di Gergovia, così come avvenne nel 48 a.C. a Durazzo a cui seguì la fondamentale vittoria di Farsalo nella guerra Civile contro Pompeo. Le sue più importanti e decisive vittorie belliche erano, quindi, maturate da precedenti sconfitte.
La conquista della Gallia fu un evento epocale per la storia dell’Occidente. Roma, che sino ad allora era stata un impero mediterraneo, divenne da questo momento la dominatrice dell’Europa transalpina. Nei decenni che seguirono, vennero sottomesse le Alpi, la Rezia, il Norico e la Britannia, andando a costituire quello che sarà per i secoli successivi il dominio di Roma nel vecchio continente. A seguito della conquista della Gallia, i suoi destini procedettero parallelamente a quelli di Roma: la Gallia andò via via romanizzandosi attraverso la costruzione di nuove città, strade ed acquedotti, in un sincretismo che diede vita a quella cultura gallo-romana in seguito assimilata anche dagli invasori Franchi e su cui germoglierà il Sacro Romano Impero di Carlo Magno.
Ottanta anni dopo la conquista, l’imperatore Claudio avrebbe permesso ai nobili di origine gallica di confluire nel Senato, formalizzando un’integrazione oramai compiuta.
Immagine d’apertura: Vercingetorige getta le sue armi ai piedi di Cesare, dipinto di Lionel Royer, 1899, Musée Crozatier, Le Puy
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