Grande incendio di Chicago

L’8 ottobre 1871 scoppia il Grande Incendio di Chicago, un enorme incendio che divampò nella città statunitense per tre giorni e che fu una delle più grandi catastrofi statunitensi del XIX secolo, con 8,55 km2 bruciati e centinaia di morti.

Il fuoco ebbe origine intorno alle 21:00 di domenica 8 ottobre, in un edificio in legno adibito a stalla e granaio, di proprietà di Patrick e Catherine O’Leary, vicino alla DeKoven Street 137, allora una stretta via sterrata. Secondo la tradizione, a causare l’incendio fu una mucca che, calciando una lanterna, l’avrebbe fatta cadere sul fieno del pavimento, dando origine al disastro. Michael Ahern, il giornalista repubblicano che creò questa versione, ammise nel 1893 di aver inventato tutto per rendere la storia più colorita.

La mappa di Chicago nel 1871. L’area più scura è stata interamente distrutta dal disastro

Il diffondersi del fuoco fu permesso dal massiccio uso del legno nella costruzione degli edifici, dal forte vento che soffiava verso nord-ovest, e la siccità che dominava in quei giorni.

Seguirono vari tentativi di fermare le fiamme, ma tutti fallirono, contrastati dal clima, caldo e secco, ed il forte vento che aiutava la diffusione delle fiamme. Il sindaco di Chicago arrivò addirittura al punto di chiedere aiuto alle città limitrofe, ma a quel punto l’incendio era troppo vasto da contenere. Dal momento che l‘incendio distrusse anche l’acquedotto, i pompieri rinunciarono allo spegnimento delle fiamme, e il disastro continuò ad espandersi attraversando anche il fiume di Chicago, il Chicago River.

Presi dal panico, i cittadini cominciarono a scappare e di conseguenza il sindaco, per calmare il clima che si era formato, mise la città sotto legge marziale. Inoltre, in molti fuggirono in direzione del braccio più largo del Chicago River, sperando di attraversarlo e di essere finalmente al sicuro, ma l’incendio aveva raggiunto tali proporzioni da permettere il formarsi di una cosiddetta ruota, ovvero una parte di esso che si stacca e si sposta indipendentemente, che “scavalcò” il fiume piombando sull’altra riva. Il fuoco alla fine si estinse, aiutato dai venti in diminuzione e una lieve pioggia che cadde lunedì notte.

Macerie dopo l’incendio

Più di 120 km di strade vennero distrutte, 190 km di marciapiedi, 2 000 lampioni, 17 500 edifici, e 222 milioni di dollari di proprietà, circa un terzo del valore dell’intera città. Di 300 000 abitanti, 90 000 restarono senza abitazione. Si disse che il fuoco superò addirittura in potenza distruttiva l’incendio di Mosca del 1812. Dopo lo spegnimento, furono recuperati 125 corpi, per un totale stimato di 200-300 vittime (che, considerata la portata del disastro, è un numero piuttosto piccolo); dopo l’incendio, infatti, diversi disastri portarono via parecchie più vite, dal fuoco del teatro Iroquois nel 1903 (600 vittime) all’affondamento di una nave sul Chicago River, nel 1925 (835 vittime).

Immagine d’apertura: The Great Chicago Fire, an artists rendering, Chicago in Flames — The Rush for Lives Over Randolph Street Bridge

Bibliografia e fonti varie

  • Chicago and the Great Conflagration – Elias Colbert and Everett Chamberlin, 1871, 528 pp.
  • History of the Great Fires in Chicago and the West. Rev. Edgar J. GoodspeedD.D., 677 pp.
  • Morris, Roy, Jr., Sheridan: The Life and Wars of General Phil Sheridan, Crown Publishing, 1992, ISBN 0-517-58070-5.
  • “People & Events: The Great Fire of 1871”. The Public Broadcasting System (PBS) Website. Retrieved September 3, 2004.
  • The Great Conflagration – James W. Sheahan and George P. Upton, 1871, 458 pp.
  • Shaw, William B. (October 5, 1921). “The Chicago Fire – Fifty Years After”The Outlook129: 176–178. Retrieved July 30, 2009.
  • Smith, Carl (1995). Urban Disorder and the Shape of Belief: The Great Chicago Fire, the Haymarket Bomb, and the Model Town of Pullman. Chicago: University of Chicago Press. ISBN 978-0-226-76416-0.
  • Smith, Carl (2020). Chicago’s Great Fire: The Destruction and Resurrection of an Iconic American City. New York: Grove AtlanticISBN 978-0-802-14811-7.
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