Il 31 ottobre 475 sale al trono dell’impero romano d’occidente Romolo Augustolo, sarà l’ultimo imperatore della parte occidentale dell’impero.
Romolo era figlio del magister militum Flavio Oreste, un cittadino romano di origine barbara della Pannonia. La madre era Flavia Serena, figlia del comes del Norico Romolo, originario di Poetovio.
Dal 474 era imperatore d’Occidente Giulio Nepote, nominato tale dagli imperatori d’Oriente Leone I e Zenone. Nel 475 Nepote rimosse il patrizio e magister militum dell’Occidente, il gallo-romano Ecdicio, per nominare al suo posto Oreste. Quest’ultimo, ottenuto il sostegno dell’esercito, si mosse da Roma ed entrò a Ravenna (il 28 agosto), obbligando Nepote, impossibilitato a resistere, a fuggire in Dalmazia, a Salona. Dopo circa due mesi, durante i quali aveva forse atteso un riconoscimento da parte dell’impero d’Oriente, il 31 ottobre Oreste dichiarò decaduto Nepote e nominò imperatore il figlio Romolo, che aveva 12 o 14 anni e che poteva assurgere al soglio imperiale in quanto la madre era di stirpe romana.
Romolo era un adolescente incapace di assumere le responsabilità che il potere comportava. Fu così Oreste a detenere effettivamente il potere in nome del figlio. A nome di Romolo, vennero coniate quantità di solidi d’oro a Roma, Milano e Ravenna, alcune persino ad Arles, in quanto la Gallia era una delle poche province ancora in mano romana. Il problema più urgente era gestire le truppe barbariche che erano poste a difesa dell’impero, nominalmente fedeli all’imperatore, ma effettivamente tenute a bada dai pagamenti versati continuamente attingendo alle casse dello stato.
Nel 476 la situazione si fece più difficile, in quanto alcune truppe mercenarie barbariche composte da Eruli, Sciri e Turcilingi, chiesero di ottenere delle terre in Italia, che Oreste però non concesse. Questi popoli si rivoltarono sotto la guida del capo sciro Odoacre, eleggendolo re il 23 agosto. Oreste si rinchiuse a Pavia, confidando nelle possenti fortificazioni della città, ma Odoacre assediò Pavia e la conquistò, catturando così Oreste. Oreste fu quindi condotto a Piacenza e ucciso per volere di Odoacre. Quest’ultimo occupò poi Ravenna, dopo aver sconfitto e ucciso il fratello di Oreste, Paolo e il 4 settembre 476 depose Romolo Augusto.
Verosimilmente dietro pressione di Odoacre, Romolo inviò una lettera all’imperatore romano d’oriente Zenone (che aveva appena guadagnato nuovamente il regno dopo essere stato spodestato da Basilisco) in cui affermava che non c’era bisogno di due imperatori e che era opportuno affidare il comando dell’Italia a Odoacre.
Odoacre inviò a Costantinopoli le insegne imperiali: la sovranità sulle terre dell’Occidente passò quindi formalmente a Zenone, imperatore d’Oriente, che riconobbe Odoacre governatore d’Italia col titolo di patrizio. Comunque la fine ufficiale dell’impero non modificò, sull’immediato, i modi di vita della popolazione romana d’Italia. Le istituzioni come il Senato e il consolato proseguirono a riprova del fatto che ormai da tempo l’impero d’Occidente era solamente un nome privo di effettivo potere. È anche da rilevare che le regioni su cui si estendeva il potere, almeno formale, dell’Impero d’Occidente erano, nella fase finale dell’impero stesso, ridotte all’Italia, alla Provenza e a parte delle province del Norico, della Rezia, della Dalmazia, della Sicilia orientale e l’enclave in Gallia del Regno di Soissons.
La successiva vita di Romolo è misteriosa. L’Anonimo Valesiano afferma che Odoacre lo abbia risparmiato in virtù della sua giovane età, esiliandolo a Napoli nel Castellum Lucullanum, l’antica villa di Lucullo, attuale Castel dell’Ovo, e concedendogli un vitalizio di seimila solidi annui (la rendita di un senatore facoltoso). Giordane e Marcellino Comes affermano che Odoacre lo esiliò in Campania, ma non menzionano nessun vitalizio. Da questo momento scompare dalle fonti.
Immagine d’apertura; Castel dell’Ovo, in epoca romana villa di Licinio Lucullo, dove Romolo Augustolo secondo alcune fonti fu esiliato da Odoacre
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