Giancarlo Cauteruccio

Due opere video di TS Krypton per la rete in tempi di pandemia

Dal “Laboratorio per il riconoscimento del limite umano”, il progetto realizzato da TS Krypton con il contributo di Regione Toscana nell’ambito di Toscanaincontemporanea2020 con il Centro Pecci di Prato, scaturiscono due opere video dal titolo Nel canto della balena bianca e Mi fa fame Vr , per rispondere con la letteratura e la memoria creativa a questo momento difficile per la compagnia ed il suo pubblico.

Le opere sono online sul canale di TS Krypton.

I video sono su Youtube, sui social e sul sito di Krypton

Le sperimentazioni attuate nella creazione di questi lavori disegnano una linea di continuita ‘nella scelta della compagnia di perseguire, fin dagli esordi , l’applicazione dei  nuovi linguaggi ed in particolare delle nuove tecnologie alle arti sceniche. L’uso dello streaming e delle produzioni video risponde ormai ad una esigenza diffusa nella performing art e nell’arte in generale, obbligata da una pandemia, vero e proprio evento epocale, che ci fa riconsiderare le modalità dell’offerta culturale e che induce grandi ripensamenti sul futuro e sul nostro modo di essere al mondo.

Nel canto della balena bianca

Giancarlo Cauteruccio ha diretto ed interpretato la performance di visual teatro Nel canto della balena bianca cui ha fatto seguito il video omonimo girato in modalità HD nella splendida cripta della ex Chiesa di San Pancrazio, che  ha immaginato come il ventre di una balena. L’occasione è stata la mostra “Di squali e di Balene”, ideata dal Marini in collaborazione con il Museo ‘La Specola’ del Sistema Museale di Ateneo di Firenze. Una installazione che ha messo in dialogo passato e presente per richiamare l’attenzione del pubblico sulle questioni ambientali e invitare tutti a una riflessione condivisa sul futuro.
Cauteruccio ha trasformato la cripta in uno spazio immersivo di grande suggestione grazie ad un videomapping totalizzante. Ed ha coinvolto anche i mostri marini dell’Ottocento, i due soggetti della mostra: lo squalo tigre di oltre tre metri e lo scheletro di un capodoglio di circa dieci metri, animali  che rimandano ad insuperabili opere di Damien Hirst e Gino De Dominicis. Un’osmosi sia con il contesto espositivo che con l’idea che sottende il progetto espositivo, ovvero la messa in relazione tra natura, arte e scienza e la sensibilizzazione dei visitatori sulle emergenze ambientali e sulle conseguenze che l’a azioni umana provoca sugli equilibri naturali.
Ispirandosi a Moby Dick, romanzo mondo composto da Melville in un periodo di febbrile creatività, Cauteruccio ha dato voce alla creatura bianca, il Leviatano inafferabile, sprofondando  nell’oceano insieme ad essa . Ha Inventato parole che Moby Dick non possiede e le ha  impastate con il canto delle balene. Ahab, il tragico capitano di shakespeariana memoria , non potrà mai fermarla .Brani del libro, testi originali di Anna Lufrano  e la mitica canzone di Lucio Dalla del finale “Ma come  fanno i Marinai “hanno  costituito il tessuto drammaturgico dell’assolo. Una breve e delicata performance in cui il regista ed interprete ha voluto sottolineare come  la potenza della natura non possa essere oltraggiata dalla sfida umana che da sempre si ostina a voler  superare  il limite.

Durata video 22 minuti.
È on line dal 18 novembre, ispirato a Moby Dick di Herman Melville. Il video è di e con Giancarlo Cauteruccio, scenografia virtuale e montaggio video Massimo Bevilacqua. Una produzione Teatro Studio Krypton con il contributo di Regione Toscana nell’ambito di Toscanaincontemporanea2020 con il Centro Pecci di Prato, in collaborazione con il Museo Marino Marini di Firenze. Ringraziamenti a Roberto Incerti e Patrizia Asproni.

My frame Vr

Mi fa fame VR è un video ripreso a 360 in un luogo nato per mettere in relazione il teatro ed il cibo. Attraverso questo esperimento lo spettatore ha la possibilità di vivere una particolare esperienza percettiva. Il lavoro viene concepito nei giorni del primo lockdown quando Giancarlo Cauteruccio, come tutti , ha  cercato di sublimare e fuggire la paura della pandemia e lo straniamento dell’isolamento cucinando e mangiando.
Il cibo e la sua preparazione, da qui il desiderio di tornare al suo testo Mi fa fame, uno dei tre poemetti pubblicati in Panza, Crianza, Ricordanza, tre pezzi dalla solitudine (Edizioni  della Meridiana 2008), alla base di un fortunato spettacolo teatrale.
La location scelta è il Teatro del Sale di Firenze con la sua sala, il palcoscenico e le cucine a vista.
Solo,  nello spazio vuoto, Cauteruccio recita in palcoscenico nel suo idioma di origine , il calabrese , che, primo in Italia, fatto assurgere  a lingua teatrale. Egli racconta la malattia della fame. Simultaneamente il suo corpo si muove nelle cucine , circondato da cuochi che appaiono come fantasmi; simultaneamente si accanisce sul cibo disposto su un tavolo  in una sala deserta  e lo divora allo stesso ritmo con il quale recita. La ripresa a 360 gradi consente  di  osservare  le tre condizioni di solitudine. Ancora una prova questa per un artista eclettico, una nuova  strada tecnologica per produrre linguaggio ed una innovativa modalita’ di fruizione dell’arte scenica fuori dal luogo deputato da proporre al pubblico.

Lo spettatore  quindi può immergersi in una nuova condizione attraverso l’uso di visori come l’Oculus Go, HTC Vive e Oculus Rift, Oppure  con ogni tipo di cardboard insieme ad uno Smartphone, ruotando con il proprio corpo puo’ ricercare  le  tre azioni sceniche simultanee.

Di e con Giancarlo Cauteruccio, online dal 20 novembre, ideazione e regia Giancarlo Cauteruccio e Massimo Bevilacqua, riprese e montaggio Gold Productions / Omar Rashid e Sasan Bahadorinejad. Audio e luci Diego Costanzo. Con il contributo di Regione Toscana nell’ambito di Toscanaincontemporanea2020 con il Centro Pecci di Prato. Si ringrazia Maria Cassi per la concessione del Teatro del Sale.

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