Il 14 dicembre 1911 la spedizione guidata da Roald Amundsen è la prima a raggiungere il Polo Sud.
Amundsen nacque a Fredrikstad a circa 80 km da Christiania (oggi Oslo), in Norvegia, nel 1872, figlio di un armatore. Nel 1893 abbandonò gli studi di medicina presso l’Università di Christiania e si iscrisse come marinaio a bordo della nave baleniera Magdalena per un viaggio nell’Artico. Dopo molti altri viaggi si qualificò come secondo ufficiale; quando non era in mare, sviluppava le sue abilità come sciatore nel duro ambiente dell’altopiano norvegese di Hardangervidda. Nel 1896, ispirato dalle gesta polari del suo connazionale Fridtjof Nansen, Amundsen si unì ad una spedizione antartica belga, a bordo della Belgica sotto Adrien de Gerlache. All’inizio del 1898 la nave rimase intrappolata dalla banchisa nel mare di Bellinghausen e fu tenuta ferma per quasi un anno. La spedizione divenne così, involontariamente, la prima a trascorrere un inverno completo nelle acque antartiche, un periodo segnato da depressione, fame, follia e scorbuto tra l’equipaggio. Amundsen rimase spassionato, registrando tutto e usando l’esperienza come fonte di apprendimento in tutti gli aspetti delle tecniche di esplorazione polare, in particolare aiuti, abbigliamento e dieta.
Il viaggio di Belgica segnò l’inizio di quella che divenne nota come l’Era Eroica dell’Esplorazione Antartica e fu rapidamente seguito da spedizioni dal Regno Unito, Svezia, Germania e Francia. Tuttavia, al suo ritorno in Norvegia nel 1899, Amundsen rivolse la sua attenzione a nord. Fiducioso nelle sue capacità di guidare una spedizione, pianificò una traversata del Passaggio a nord-ovest, la rotta marittima allora inesplorata dall’Atlantico al Pacifico attraverso il labirinto delle isole del Canada settentrionale. Dopo aver ottenuto la licenza di capitano, Amundsen acquistò un piccolo sloop, Gjøa, che adattò per i viaggi nell’Artico. Uno sloop è un’imbarcazione a vela con un solo albero dotata di un unico strallo di prua al quale viene inferito il fiocco che, insieme alla randa, costituisce la velatura. Dopo aver acquistato lo sloop, Amundsen si assicurò il patrocinio del re Oscar di Svezia e Norvegia, il sostegno di Nansen e un sostegno finanziario sufficiente per partire nel giugno 1903 con un equipaggio di sei persone. Il viaggio durò fino al 1906 e ebbe pieno successo; il passaggio a nord-ovest, che per secoli sconfisse i marinai, fu finalmente conquistato. All’età di 34 anni Amundsen divenne un eroe nazionale, al primo posto tra gli esploratori polari.
Nel novembre 1906 l’americano Robert Peary tornò dalla sua ultima ricerca infruttuosa del Polo Nord, rivendicando un nuovo Estremo Nord di 87 ° 6 ‘, un record contestato dagli storici successivi. Cominciò immediatamente a raccogliere fondi per un ulteriore tentativo. Nel luglio 1907 il dottor Frederick Cook, un ex compagno di nave di Amundsen sulla Belgica, partì verso nord per quella che apparentemente era una battuta di caccia, ma si diceva che fosse un tentativo di raggiungere il Polo Nord. Un mese dopo la spedizione Nimrod di Ernest Shackleton salpò per l’Antartide, mentre Robert Falcon Scott stava preparando un’ulteriore spedizione in caso di fallimento di Shackleton. Amundsen non vedeva alcun motivo per lasciare il sud agli inglesi e parlò pubblicamente delle prospettive di guidare una spedizione in Antartide, sebbene il suo obiettivo preferito rimanesse il Polo Nord.
Amundsen salpò per il Polo Sud con la nave Fram (Avanti, in norvegese) precedentemente utilizzata da Nansen, ufficialmente diretto ad esplorare la zona intorno allo stretto di Bering: nessuno tranne il fratello Leon e Thorvald Nilsen, capitano della Fram, conoscevano la reale destinazione. Amundsen, che probabilmente non voleva allertare Robert Falcon Scott, suo maggiore competitore nella corsa al Polo, una volta arrivato a Madera informa l’equipaggio delle sue vere intenzioni.
Il 14 gennaio 1911 la nave Fram arriva nella parte orientale della barriera di Ross in una località chiamata baia delle Balene. Lì Amundsen decide di localizzare il campo base che chiama Framheim (casa di Fram, in norvegese).
Il 10 febbraio 1911 Amundsen ed i suoi uomini iniziano a costruire depositi di provviste a 80°, 81° e 82° sud, lungo la strada per il Polo con lo scopo di depositarvi parte dei rifornimenti necessari per la spedizione vera e propria programmata per la successiva primavera. La costruzione di questi rifugi consente ad Amundsen di acquisire esperienza sulle condizioni della barriera di Ross e permette un test generale degli equipaggiamenti. In particolare gli sci ed i cani da slitta sembrano comportarsi molto bene nell’ambiente antartico, con gran sollievo di Amundsen che aveva puntato molto su questi due mezzi di trasporto.
Una volta completata la costruzione dei rifugi, l’attenzione si sposta a Framheim dove il gruppo si affretta a sbarcare i materiali rimanenti dalla Fram, cacciare foche e pinguini per procurarsi cibo ed assemblare un rifugio in legno costruito allo scopo in Norvegia. Alla fine delle operazioni la Fram prende il mare per far ritorno nell’anno successivo.
Amundsen fa così un primo tentativo di raggiungere il polo l’8 settembre 1911. Notando un aumento delle temperature il gruppo ipotizza l’arrivo della primavera australe. Oltre ad Amundsen partono Olav Bjaaland, Helmer Hanssen, Sverre Hassel, Oscar Wisting, Jørgen Stubberud, Hjalmar Johansen, Kristian Prestrud, ma, poco dopo, il clima si fa più rigido ed il termometro arriva a -51 °C. Il 12 settembre si decide di raggiungere il primo deposito a 80° sud, lasciare alcuni materiali e far ritorno a Framheim per attendere lì condizioni migliori. Raggiunto il deposito il 15 settembre la spedizione si affretta a far ritorno al campo base: Prestrud e Hanssen hanno principi di congelamento ai talloni e, come ammesso nello stesso resoconto di Amundsen, l’ultimo giorno di viaggio viene pianificato e Johansen deve trasportare Prestrud attraverso una tempesta di neve per ore. La grezza resistenza fisica, l’esperienza e la fortuna consentono a tutti di arrivare a Framheim.
Nel rifugio Johansen, che aveva una vasta esperienza artica e di cani da slitta acquisita con le spedizioni di Nansen, accusa apertamente Amundsen di non aver agito correttamente e di aver abbandonato Prestrud a sé stesso. Amundsen decide allora di riorganizzare il team diretto al Polo riducendone il numero. Prestrud con Johansen e Stubberud sono incaricati di esplorare la penisola di Edward VII. L’essere escluso dalla corsa al Polo unita all’umiliazione di vedere l’inesperto Prestrud al comando della spedizione secondaria fa scivolare Johansen in uno stato di depressione. Al ritorno in Norvegia eviterà di sbarcare con gli altri e si suiciderà nel 1913.
Il nuovo gruppo diretto al Polo, composto dunque da Bjaaland, Hanssen, Hassel, Wisting e naturalmente Amundsen, parte il 19 ottobre 1911 con quattro slitte e 52 cani[4].
Secondo i piani la spedizione si dirige immediatamente in direzione sud attraverso la barriera di Ross. Il 23 ottobre viene raggiunto il deposito a 80° sud ed il 3 novembre quello a 82°. Il 15 novembre, arrivati al rifugio costruito a 85°, il gruppo si concede un giorno di riposo in vista dei monti Transantartici. L’ascesa inizia dunque il giorno 17 lungo il prima sconosciuto ghiacciaio Axel Heiberg ed è vista dagli esploratori come più semplice del previsto, sebbene non si tratti di una semplice scalata e vengano compiuti alcuni errori di tragitto.
Dopo 4 giorni il gruppo raggiunge il plateau antartico, è il 21 novembre. Lì viene eretto un campo dove vengono uccisi 24 cani per nutrire gli uomini e gli animali rimanenti. I resti sono conservati per essere utilizzati nel viaggio di ritorno.
Le tempeste di neve rimandano la partenza del viaggio attraverso il plateau antartico sino al 25 novembre, quando l’impazienza del team non consente un ulteriore rinvio. Le difficili condizioni meteo rendono però l’avanzata lenta e faticosa. A questo si unisce una morfologia del luogo con numerosi crepacci che ispira al gruppo il sinistro nome di Djevelens Ballsal (sala da ballo del Diavolo, in norvegese). La spedizione raggiunge 87º sud il 4 dicembre ed il 7 dicembre arriva a 88°23′ sud, la stessa latitudine raggiunta da Shackleton nella spedizione del 1909, a soli 180 km dalla meta.
Il 14 dicembre 1911 il gruppo dei cinque norvegesi, con 16 cani, arriva al Polo Sud (90°00′ sud); 35 giorni prima della spedizione di Scott. Amundsen chiama il campo che erigono Polheim (casa del Polo, in norvegese) e ribattezza il plateau antartico come plateau re Haakon VII. Al momento di tornare a Framheim viene lasciata una piccola tenda ed una lettera che rivendica l’impresa, per testimoniare l’avvenimento anche in caso di morte nel viaggio di ritorno.
Il viaggio di Amundsen al Polo Sud è durato 99 giorni, contro i 100 previsti e la distanza complessivamente percorsa ha superato i 3000 chilometri.
Il successo di Amundsen viene reso pubblico soltanto il 7 marzo 1912 quando la Fram raggiunge il porto di Hobart, in Tasmania ed Amundsen ha accesso ad una linea telegrafica.
Amundsen racconterà l’impresa nel libro The South Pole: An Account of the Norwegian Antarctic Expedition in the “Fram“, 1910–1912. Nel 1912 il club degli esploratori di New York accoglie Amundsen come membro onorario.
Immagine d’apertura: Roald Amundsen, Helmer Hanssen, Sverre Hassel e Oscar Wisting (da sinistra a destra) a “Polheim”, la tenda eretta al Polo Sud il 16 dicembre 1911. La bandiera in alto è la Bandiera della Norvegia; il fondo è contrassegnato con “Fram”. Fotografia di Olav Bjaaland.
Bibliografia e fonti varie
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