Il 26 dicembre 1973 debutta nei cinema statunitensi il celebre film horror L’esorcista, data quella del 26 dicembre preceduta da un’anteprima tenuta a New York il precedente 19 giugno.
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La sceneggiatura del film è tratta dall’omonimo romanzo di successo del 1971 L’esorcista, scritto dallo stesso autore e produttore del film, William Peter Blatty. Il romanzo era stato a sua volta ispirato da un articolo del Washington Post dell’agosto 1949 che narrava di un presunto esorcismo praticato ad un ragazzo di 14 anni a Mount Rainer, nel Maryland; tra i presunti fenomeni soprannaturali descritti nell’articolo, poi rilanciati anche da altri quotidiani, vi erano movimenti autonomi del letto del ragazzo, del materasso, di una pesante poltrona e altri oggetti minori, rumori inspiegabili provenienti dai muri e grida del ragazzo in latino, una lingua che non aveva mai studiato.
Dopo il successo del libro, Blatty vendette i diritti per realizzare un film alla Warner Bros. per 641.000 dollari, per poi scrivere un primo adattamento per il grande schermo di 225 pagine, corrispondenti a circa quattro ore di scene da filmare. In seguito iniziò la ricerca del regista. La Warner propose tale lavoro a Stanley Kubrick, Arthur Penn e Mike Nichols, ma tutti e tre rifiutarono. Il primo spiegò che in quel periodo non voleva dirigere film che non avesse anche scritto; Penn disse che dopo Gangster Story (Bonnie and Clyde) non voleva fare un altro film violento, specialmente se avesse coinvolto una bambina; mentre Nichols asserì che sarebbe stato impossibile trovare un’attrice dodicenne in grado di interpretare la bambina. Alla fine la scelta per il ruolo di regista ricadde su William Friedkin, fortemente voluto sin dal principio da Blatty, il quale aveva alle spalle esperienze da regista anche per documentari. Friedkin spiegò che tra i principali elementi che lo convinsero a dirigere il film vi era il fatto che fosse ispirato a una storia che riteneva essere realmente accaduta, quindi si pose l’obiettivo di dare una visione più realistica possibile di eventi inspiegabili. Inizialmente tuttavia la Warner Bros. aveva rifiutato di affidargli l’incarico, determinante nel convincere i produttori fu la sua vittoria del premio Oscar per Il braccio violento della legge (The French Connection).
La gestione del cast di William Friedkin è stata accostata a quella di David Wark Griffith per il modo di condizionare gli attori con metodi poco ortodossi per ottenere reazioni spontanee. Ad esempio la scena in cui padre Dyer dà l’estrema unzione a padre Karras richiese molte riprese, alla fine Friedkin arrivò a dare degli schiaffi a William O’Malley pur di riuscire ad ottenere l’espressione desiderata. Linda Blair e Ellen Burstyn venivano spesso legate e strattonate violentemente, tanto che entrambe accusarono problemi alla schiena. Tra Friedkin e Blatty, i quali erano entrambi determinati a produrre un film seguendo uno stile più documentaristico che da genere horror, vi era un ottimo rapporto sia professionale che personale; tuttavia i due si ritrovarono su posizioni diverse in fase di post-produzione riguardo il finale del film. Secondo il regista, Blatty, cattolico convinto, voleva fare proselitismo verso la Chiesa cattolica, offrendo un finale più ottimista e rassicurante. In tale direzione va l’edizione pubblicata per il mercato home video dal 2000 in poi, la quale presenta un finale, ri-montato secondo le volontà di Blatty, diverso dall’originale. Il finale originale voluto da Friedkin, invece, offriva una chiave di lettura volutamente ambigua, bilanciata tra un’interpretazione più cinica e una più rassicurante
Il film fu distribuito nelle sale cinematografiche statunitensi dal 26 dicembre 1973, in seguito a un’anteprima tenuta a New York il precedente 19 giugno. In Europa venne proiettato per la prima volta nel Regno Unito dal 16 marzo 1974; in Giappone dal successivo 6 luglio, mentre in Italia dal 4 ottobre 1974. Dopo le prime proiezioni furono riportati casi di convulsioni, svenimenti, terrore e vomito tra gli spettatori.
All’uscita del film la reazione della critica fu mista. Il critico Stanley Kauffmann su The New Republic descrisse il film come l’unico veramente pauroso che abbia visto negli ultimi anni, in grado di provocare davvero forti reazioni emotive. Joe Dante scrisse che rappresentava qualcosa di diverso da qualsiasi altra avesse mai visto, dicendosi convinto che sarebbe diventato un classico del cinema dell’orrore. Variety ne esaltò la regia e la sceneggiatura, descrivendo il film come un’esperta narrazione di una storia soprannaturale, i cui fatti risultano credibili grazie alle ottime interpretazioni del cast; secondo la rivista il lavoro congiunto di Blatty e Friedkin è coeso e avvincente, riuscendo a stimolare sia la mente che i sensi. Tra le testate a giudicare negativamente il film vi furono il New York Times, che lo definì uno sproloquio sull’occulto con grotteschi effetti speciali, e Rolling Stone, che lo giudicò un «film pornografico-religioso che tenta di rifarsi a Cecil B. DeMille». Con il passare degli anni il responso della critica migliorò; sull’aggregatore di recensioni Rotten Tomatoes il film registra un punteggio di 87/100. Roger Ebert nel 1993 lo definì «uno dei migliori film del suo genere che siano mai stati realizzati, il quale trascende sia il genere di terrore, orrore e soprannaturale, sia gli ambiziosi sforzi che vanno nella stessa direzione del film Rosemary’s Baby». L’esorcista oggi è comunemente riconosciuto come un classico del cinema horror.
Immagine d’apertura: poster italiano del film
Bibliografia e fonti varie
- William Peter Blatty, William Peter Blatty on “The Exorcist”: from Novel to Film, Bantam Books, 1974, ISBN 978-1-901680-34-8.
- John Kenneth Muir, Horror Films of the 1970s, McFarland, 2007, ISBN 978-0-7864-3104-5.
- Kendall R. Phillips, Projected Fears: Horror Films and American Culture, Praeger, 2005, ISBN 978-0-313-36182-1.
- Peter Travers, Stephanie Reiff, The Story Behind The Exorcist, Crown Publishers, 1974, ISBN 978-0-517-51656-0.