Il 20 febbraio 1986 viene assemblata, dopo essere stata lanciata dall’URSS, la stazione Mir, la prima stazione spaziale progettata per essere abitata permanentemente.
La costruzione della Mir fu autorizzata con decreto del 17 febbraio 1976, che chiedeva di progettare una stazione spaziale migliore delle precedenti del programma Saljut. Quattro stazioni spaziali Saljut erano già state lanciate a partire dal 1971, con altri tre in fase di lancio nel corso dello sviluppo Mir. Venne deciso che il modulo centrale della stazione (DOS-7) sarebbe stato dotato di un totale di quattro porte di aggancio: due alle estremità della stazione, come nelle stazioni Saljut, e altre due porte su entrambi i lati, al fine di consentire l’assemblaggio di ulteriori moduli per espandere le capacità della stazione. Nell’agosto 1978, il piano era già evoluto con una configurazione finale che prevedeva una porta a poppa e cinque porte in un compartimento sferico posto all’estremità anteriore della stazione.
In origine era previsto che alle porte si agganciassero moduli da 7,5 tonnellate derivati dalla navicella Sojuz. Questi moduli avrebbero usato un modulo di propulsione Sojuz, come nella Sojuz e nelle Progress, gli altri moduli sarebbero stati convertiti in moduli laboratorioTuttavia, a seguito di una risoluzione governativa del febbraio 1979, il programma fu ulteriormente aggiornato da Vladimir Čelomej e le porte di attracco furono rinforzate per ospitare moduli da 20 tonnellate.
La S.P. Korolev Rocket and Space Corporation Energia è stata l’azienda responsabile della progettazione complessiva della Mir, subappaltando gran parte dei lavori alla KB Saljut a causa degli intensi lavori già commissionati sul razzo Energia e Saljut 7, Sojuz-T e della produzione di veicoli spaziali Progress. KB Saljut ha iniziato a lavorare nel 1979 e i primi progetti sono stati pubblicati nel 1982 e nel 1983.
Nella stazione furono incorporati nuovi sistemi quali: il computer digitale Saljut 5B per il controllo di volo, nuovi sistemi di gestione dell’assetto (derivato da quello studiato per la stazione Almaz), il sistema automatico di rendezvous Kurs, il sistema di comunicazione satellitare Lunch, i generatori di ossigeno Elektron e i depuratori di anidride carbonica Vozduch.
Verso l’inizio del 1984, i lavori sulla Mir subirono una battuta d’arresto: le risorse economiche vennero dirottate nel programma Buran in preparazione per il primo test di volo. I finanziamenti ripresero nei primi mesi del 1984, grazie alla nomina Valentin Gluško come responsabile del programma spaziale sovietico.
Il primo tentativo di lancio della stazione avvenne il 16 febbraio 1986 ma fallì a causa del malfunzionamento dei sistemi di comunicazione. La Mir fu poi lanciata con pieno successo al secondo tentativo di lancio, il 19 febbraio 1986 alle ore 21:28:23 UTC, mentre l’assemblaggio ebbe termine il giorno successivo, il 20 febbraio.
Dopo che l’Unione Sovietica mise in funzione più stazioni spaziali del tipo Saljut negli anni settanta fino all’inizio degli anni ottanta, la Mir divenne la prima stazione spaziale abitata perennemente e funzionante scientificamente raggiungendo così l’obiettivo per cui fu concepita. Per diversi anni, la Mir fu l’unico avamposto permanente della presenza umana nello spazio. Oltre agli innumerevoli esperimenti di carattere scientifico vennero effettuate particolarmente esperienze di carattere medico, in particolare sugli effetti sull’organismo umano della permanenza prolungata nello spazio. Diversi cosmonauti infatti rimasero a bordo della stazione spaziale per periodi di quasi un anno intero.
L’assemblaggio modulare della Mir fu fondamentale per lo sviluppo e la messa in funzione della successiva Stazione Spaziale Internazionale – ISS. Infatti anche il modulo Zvezda impegnato sull’ISS, rappresenta una versione modificata del blocco base impegnato per la Mir.
Il 20 novembre 1998 venne lanciato il primo modulo della Stazione Spaziale Internazionale ISS denominato Zarja. Il direttivo della NASA, allora, iniziò a tentare di convincere il governo russo a far precipitare la Mir in maniera controllata nelle acque dell’Oceano Pacifico. In un primo momento il governo russo non accettò tale proposta, volendo mantenere attiva a tutti i costi la stazione spaziale. Questa volontà tuttavia si dimostrò ben presto irrealizzabile a causa degli enormi costi che dovettero già in quel momento essere sostenuti dal governo russo solo per garantire il mantenimento attivo della stazione spaziale, cioè senza mettere in bilancio eventuali missioni verso e dalla Mir. Così il 23 ottobre 2000 venne annunciato ufficialmente l’addio e la messa in disfunzione della Mir. Nelle prime ore del mattino del 23 marzo 2001 venne avviata la manovra controllata di rientro in atmosfera della Mir, grazie a tre accensioni dei retrorazzi frenanti dell’ultima navicella di trasporto del tipo Progress che era rimasta agganciata alla stazione spaziale. Le ultime parti e componenti metalliche che non si erano consumate man mano mentre rientravano in atmosfera, precipitarono alle ore 6:57 UTC nella zona precedentemente calcolata nelle acque del sud dell’Oceano Pacifico. Dalle isole Figi fu ben visibile lo spettacolo che ricordava i fuochi d’artificio e gli spettacoli pirotecnici di Capodanno.
Immagine d’apertura: la stazione spaziale Mir vista da un membro dell’equipaggio della missione shuttle STS-81 nel 1997
Bibliografia e fonti varie
- Hall, R. (a cura di), The History of Mir 1986-2000, British Interplanetary Society, 2000, ISBN 0-9506597-4-6.
- Hall, R. (a cura di), Mir: The Final Year, British Interplanetary Society, 2001, ISBN 0-9506597-5-4.
- Orbital period of a planet, su calctool.org, CalcTool. URL consultato il 12 settembre 2010.
- Mark Wade, Mir complex, su astronautix.com, Encyclopedia Astronautica. URL consultato il 16 aprile 2007 (archiviato dall’url originale il 6 aprile 2009).